Roma 16 Settembre 2009(Corsera.it)
La maitresse si chiama Rita Farnitano,la Giampi Tarantini di Alleanza Nazionale.La procace napoletana finisce di irretire niente di meno che il segretario particolare di Gianfranco Fini,Francesco Patrizio Cosimi,detto anche Checchino.
La sordida storia finisce nella macchina di una indagine di polizia,per sfruttamento della prostituzione.Una puttana viene pagata 800mila lire per penetrare nelle sale damascate di Montecitorio e soddisfare i pruriti sessuali di un personaggio molto influente.Il quale-sempre secondo i rapporti di polizia-si dice .....
estramemente soddisfatto del rapporto sessuale con l'avenente mignotta di nome Marina.
La Rita Farnitano patteggia l'accusa e si becca un anno.Ma la storia continua perchè la maitresse entrata nella grazie di Francesco Patrizio Cosimi,viene sponsorizzata anche ad uno dei comunisti di Ikarus,Vincenzo Morichini un noto agente assicurativo della Capitale,che in una dichiarazione ammette: "La Rita mi è stata introdotta da Patrizio Cosimi."
Un intrecci dunque di affari e interessi,trasversale alla politica,che ogni giorno sale le scale del potere,immaginando che attraverso la prostituzione si ottengano favori e si realizzino affari.
Dal Corriere della Sera .Articolo a firma di Fiorenza Sarzanini.
Gianfranco Fini aveva intuito tre mesi fa che prima o poi Il Giornale avrebbe potuto occuparsi di lui. Perché una parte del «fascicolo a luci rosse» di cui ha parlato adesso Vittorio Feltri era già stato pubblicato nel giugno scorso. In quel momento direttore era Mario Giordano e si decise di replicare così alle rivelazioni di Patrizia D’Addario sul premier Silvio Berlusconi. «Le escort di D'Alema», titolava in prima pagina, ma poi non si faceva alcun cenno all'ex ministro degli Esteri. Si dava invece conto di un'inchiesta che nel 1999 aveva consentito di scoprire festini organizzati da alcuni suoi amici e collaboratori con ragazze reclutate da Rita Farnitano, intraprendente signora che in cambio sperava di ottenere appalti e incarichi per la sua società di consulenza. Nei loro verbali — pubblicati dal quotidiano — era chiaramente spiegato che a introdurre nel mondo della politica e dell'imprenditoria l'avvenente maitresse era stato Francesco Cosimi Proietti, che di Fini era all'epoca il segretario, ma soprattutto uno dei «fedelissimi».
Nelle ultime ore lo sgomento del presidente della Camera per quello che ha definito «un attacco intimidatorio di inaudita violenza» si è trasformato in rabbia feroce. E allora ha scelto di reagire «in maniera durissima» con una denuncia penale contro Feltri «perché io non ho mai avuto frequentazioni di questo tipo o incontri che possano imbarazzarmi e dunque non ho paura che questo fascicolo sia acquisito e reso pubblico». Lo ha detto ai suoi collaboratori, lo ha ripetuto al suo avvocato Giulia Bongiorno, invitandola a scegliere la strada più efficace da percorrere: «Scatenati perché io ho la coscienza pulita e questa storia voglio portarla fino in fondo. Non ci può essere il mio nome in quelle carte processuali. Se qualcuno lo tirerà fuori, avrà veicolato una polpetta avvelenata».
L'indagine avviata dalla squadra mobile di Roma e gestita dalla Procura della capitale si è chiusa nel 2000 con un patteggiamento a un anno di pena di Rita Farnitano che si è vista derubricare l’iniziale accusa di corruzione in sfruttamento della prostituzione. Agli atti sono rimasti i racconti dei protagonisti, ma soprattutto l'informativa della polizia che dava conto delle confidenze di una «fonte» secondo la quale la stessa Farnitano avrebbe «assoldato una certa Marina per un incontro sessuale retribuito con 800 mila lire, all’interno di un ufficio della Camera dei Deputati con un personaggio molto importante». La relazione investigativa pubblicata dava conto anche dell’esito dell’appuntamento: «Al termine del rapporto sessuale l'uomo riferiva alla ragazza che era rimasto molto soddisfatto e che, tramite il suo segretario, se lei era disponibile si sarebbero nuovamente incontrati».
Il filone Woodcock Nel 2006 la stessa persona finisce sotto accusa nello scandalo che interessò anche Vittorio Emanuele. A fare il nome di Proietti Cosimi come lo sponsor della signora sono stati gli altri uomini che partecipavano alle feste e poi si appartavano con le ragazze. Prima Vincenzo Morichini, amministratore del consorzio di agenzie Ina-Assitalia di Roma, noto per essere uno dei proprietari di Ikarus, la barca che condivide con D'Alema che a verbale dettò: «Me la presentò il mio amico Proietti». Poi Roberto De Santis, imprenditore leccese, anche lui in legami stretti con l'esponente del Pd: «Ho conosciuto la signora a una cena dove ero stato invitato da Morichini. Oltre a noi erano presenti tale Checchino e tre amiche di Rita». «Checchino»: è stato questo nome — pubblicato tre mesi fa — a mettere Fini in guardia. Perché è vero che i rapporti li aveva interrotti nel 2006, quando il segretario nel frattempo diventato parlamentare è finito nell’inchiesta avviata dal pubblico ministero di Potenza, Henry John Woodcock, sugli affari del principe Vittorio Emanuele di Savoia. Ma dopo l'articolo di Feltri i collaboratori del presidente della Camera hanno cercato di scoprire se dieci anni fa — durante queste sue allegre frequentazioni — Proietti potesse aver speso il nome di Fini sia con la maitresse, sia con gli altri imprenditori che partecipavano agli incontri. Oppure se questo nome possa averlo fatto la stessa Farnitano, o ancora se sia citato in una delle intercettazioni telefoniche captate all’epoca.
«Se ciò è successo — ha tuonato ieri il presidente — io sono vittima, perché ero totalmente all’oscuro dei legami che Proietti aveva con questa donna, di quello che facevano. Vediamolo questo fascicolo. Sono anni che vengo sottoposto ad attacchi, se qualcosa di imbarazzante esisteva l'avrebbero già tirato fuori. In ogni caso è il metodo scelto da Feltri che voglio combattere e per questo voglio discuterne in tribunale. È inaccettabile che si tenti di estorcere una posizione o addirittura il consenso politico minacciando di tirare fuori dossier imbarazzanti. Io non ho nulla di cui imbarazzarmi e dunque presento una querela perché sia chiaro che le allusioni e il linguaggio intimidatorio non mi spaventano».
Si aspetta Fini che qualche documento sarà pubblicato, ma è pronto a rispondere, «perché quanto è accaduto nel 2006 ha segnato l’anno della svolta nella mia vita privata, mi ha fatto capire chi avessi intorno». La scelta di interrompere i rapporti con Proietti arrivò quando si scoprì che aveva fatto favori al principe Savoia, ma anche per la gestione delle società che condivideva con la moglie di Fini, Daniela. E quell’indagine portò alla luce anche l’attività di Salvatore Sottile, il portavoce accusato di aver avuto incontri sessuali con attrici e soubrette negli uffici di Palazzo Chigi e della Farnesina. Un colpo fortissimo per l’immagine del «capo», che decise così di fare piazza pulita tra i suoi collaboratori e da allora ha poi mostrato di aver preso una nuova rotta politica. «Le mie posizioni danno fastidio — ha chiesto ieri a chi gli è stato accanto per tutto il giorno –? Non saranno i ricatti di Feltri a farmi cambiare idea».
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