Roma 24 Ottobre 2009(Corsera.it)
Via Gradoli la strada degli orrori.Brigate rosse e puttane di ogni genere e sorta.A Roma tutti conoscono la strada della prostituzione,sono le case chiuse che esistono eccome e che le autorità del Comune di Roma fanno finta di non conoscere.Eppure quando capita un bersaglio politico,i Carabinieri sanno eccome cosa accade.
Lo scandalo sessuale del Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo,non ha il sapore romantico di una love story consumata in segreto agli occhi dei media,ma un perverso rapporto a pagamento consumato con un transessuale brasiliano,anzi alcuni transessuali brasiliani,che a turno se lo sono palpeggiato.
La cronaca italiana è ormai una guerra mediatica di stelle della strada.Puttane e viados,questo il menage dei nostri politici,lo spasmo convulso del feroce istinto sessuale. Finti politici,finti padri di famiglia,finti rappresentanti del popolo.Quello di cui si preoccupano sono i loro biechi infernali istinti sessuali,che pagano a caro prezzo,a scapito degli operai che salgono sui tetti,dei maestri d'asilo cacciati dalla scuola,delle persone che ogni giorno sbarcano il lunario per pochi euro.Dall'altra parte della barricata i privilegiati politici,quelli che...
....si possono permettere di spendere tremila euro per una scopata.Perchè il dato che emerge in questa scabrosa vicenda,è la contraddizione della vita individuale,quel mistero che avvolge la personalità di questi uomini di finto potere,perchè la loro vita si miscela nell'oscurità di profondi complessi mentali,danni psicopatologici da rimuovere e lenire con il tradimento di se stessi.E' accaduto per il Premier SIlvio Berlusconi,accadeva a Sircana il portavoce di Romano Prodi,accadeva a Lapo Elkann ,accade oggi a Piero Marrazzo.Vite distrutte,squarciate,strappate via.Immaginiamo la moglie ,i figli,lo sputtanamento generale.Ma un dato è certo,quel giorno nell'irruzione dei carabinieri,c'era in quell'alcova per transessali,un uomo solo,con la sola camicia addosso,un uomo che cercava nel viados la felicità di una vita trascorsa ad ingannare se stesso.Un momento di felicità da pagare a caro prezzo 5000 euro,tanti erano i soldi per un rapporto frettoloso,gigantesco,pieno di brividi ed eccitazione.Una prestazione dal prezzo abnorme,triplicata per il valore del silenzio.E poi ci sono gli assegni consegnati da Piero Marrazzo per chiudere la vicenda con i Carabinieri.
Fonte La Repubblica. E' una casa che sanno essere l'alcova di una transessuale brasiliana che si fa chiamare "Natalì" dove - dicono - è stata segnalata "una grossa partita di cocaina". Non è dato sapere, al momento, chi gli indichi proprio quell'indirizzo ("Un confidente", sostengono genericamente giovedì pomeriggio nelle loro dichiarazioni spontanee al momento dell'arresto). Né è dato sapere (i due carabinieri lo negano) se siano al corrente che in casa c'è un ospite dal nome importante, Piero Marrazzo.
Rintracciata da "Repubblica", "Natalì" conferma di conoscere il Governatore, ma nega la circostanza di quell'incontro ("in luglio ero in Brasile", dice). Sostiene che il "vero luogo" dell'irruzione non sia molto lontano da casa sua. E che, quella mattina di luglio, Marrazzo fosse in compagnia di una tale "Brenda".
Il dettaglio non è evidentemente secondario per valutare i ricordi e l'attendibilità dei protagonisti di questa storia. Ma non cambia la sostanza delle cose. Perché è un fatto (per altro confermato da Marrazzo nell'interrogatorio che rende come parte lesa alla Procura della Repubblica mercoledì 21 ottobre), che al momento della loro rumorosa irruzione (sia via Gradoli o un condominio non lontano), i carabinieri si trovano di fronte un transessuale ("Natalì" o "Brenda", o come si faccia chiamare, lo accerteranno presto le indagini) che si copre frettolosamente il busto con uno scialle e il governatore del Lazio con indosso la sola camicia.
Nella stanza da letto del piccolo appartamento - a stare ancora alle dichiarazioni spontanee dei due carabinieri arrestati - su un tavolino accanto al letto, c'è il portafoglio di Marrazzo, la sua tessera plastificata per gli ingressi alla Regione e una striscia di cocaina. I due carabinieri sostengono di aver identificato i due uomini e di aver quindi lasciato la casa dopo aver verificato che la cocaina sul tavolo non supera la "modica quantità". Negano di aver girato un video che ritrae la scena.
I carabinieri Simeone e Tagliente, con tutta evidenza, mentono e non a caso dell'irruzione di quel giorno non lasciano alcuna traccia documentale nei registri di servizio. Ma fino a che punto mentono?
Il video, girato con un telefonino, e della durata di circa due minuti, esiste. Ritrae Marrazzo e il suo compagno esattamente nelle condizioni di tempo e di luogo dell'irruzione. Le immagini indugiano sulle nudità. Sui dettagli della striscia di cocaina, il portafoglio, il tesserino plastificato. Si distingue la voce di Marrazzo articolare parole di disperazione ("È una rovina". "Mi rovinate"). Solo loro possono averlo girato. E che siano loro, lo confermerà il tentativo, a partire dal settembre scorso, con cui il loro commilitone, Antonio Tamburrino, prova a trattarne la vendita (tra gli 80 e i 100 mila euro) con un'agenzia fotografica di Roma, una di Bologna, e Massimiliano Scarfone, il fotografo dello scatto a Sircana, portavoce di Prodi, su un marciapiede di Roma frequentato da transessuali. Il professionista che, in qualità di mediatore, prenderà contatto con "testate giornalistiche nazionali" (mercoledì scorso, i carabinieri hanno chiesto una acquisizione di atti alla redazione di Milano del "Giornale") per sondare l'interesse alla "merce".
Se si può dunque dare per scontato - come del resto fanno gli inquirenti - che il video venga girato dai due carabinieri al momento della loro irruzione, altro discorso è stabilire se si tratti di una messa in scena. Ascoltato in Procura mercoledì scorso come parte lesa, Marrazzo conferma la sua presenza nell'appartamento sulla Cassia. Spiega di aver consegnato tremila euro in contanti al suo compagno di quel giorno e di essere stato derubato dai carabinieri di altri duemila che erano nel portafoglio. Aggiunge che i militari si sarebbero fatti consegnare "con modi intimidatori" i suoi documenti di identità (tesserino della Regione compreso) e che, solo a quel punto, e nonostante le dimensioni ridotte della stanza da letto (non più di 10 metri quadri) avrebbe realizzato che sul tavolino della stanza da letto c'erano "delle strisce di cocaina". Marrazzo non ricorda neppure che i carabinieri abbiano girato un video. È convinto che abbiano introdotto la cocaina nell'appartamento (circostanza che la Procura al momento accoglie, stigmatizzando nel decreto di fermo sia che la "presenza della cocaina è un'intenzionale messa in scena, effetto reso ancor più evidente dalla collocazione accanto allo stupefacente del tesserino di Marrazzo"). Aggiunge che le minacce dei carabinieri lo convincono a staccare e consegnare immediatamente ai due militari tre assegni in bianco per un importo di circa 20 mila euro. E che quegli assegni - come avrà modo di verificare tempo dopo - non verranno incassati, tanto da convincerlo a denunciarne lo smarrimento. Marrazzo non è altrettanto preciso su quel che accade tra luglio e le settimane scorse. Parla di nuovi contatti con la banda in divisa. Ma non è in grado di precisare né dove, né quando, né come i militari tentino di estorcergli nuovo denaro minacciando la diffusione del video. Né è in grado di spiegare perché, né quel giorno di luglio, né i giorni che seguirono, scelse di tacere il ricatto alla magistratura, all'Arma dei carabinieri, alla polizia.
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