Roma 13 Febbraio 2010 (Corsera.it)
Pierluigi Bersani finalmente eccede dalla sua calma inglese e chiede le dimissioni del capo del dipartimento della Protezione Civile,Guido Bertolaso.Ormai la storia degli affari sporchi,puzza di Pio Albergo Trivulzio.Sembra una scena già scritta e girata,cambiano i nomi,ma lo scandalo colpisce al cuore il sistema,forse implacabilmente nei prossimi giorni determinerà la caduta politica di Silvio Berlusconi.Gli uomini....
....coinvolti sono troppo dentro il cuore della Presidenza del Consiglio italiano,troppo vicini,parlavano nella stessa lingua e respiravano dentro la stessa camicia.Guido Bertolaso era l'eroe del Governo,l'uomo dalle mille chimere,le mille occasioni,l'omo giusto al momento giusto.Lo scandalo ha origine da lui,dal istema,da Angeo Balducci,dall'omesso controllo dei costi,anzi della lievitazione artificiale di quei costi,ad uso e consumo di alcuni amici,imprenditori arrembanti che hanno fatto fortuna ai danni della collettività.Silvio Berlusconi dovrebbe avere il garbo di andarsene anche lui,prendendo per mano lo stesso Gianni Letta,che all'Aquila al G8 ha infilato il genero Ottaviani per il brindisi e la torta .
Corsera.it
ROMA - Le otto di sera. Si fa fatica a trovare Francesco Maria Piscicelli, lo "sciacallo", come ormai lo chiamano tutti. Ha cambiato numero di cellulare. E si capisce. Il 6 aprile 2009 non stava nella pelle: "Alle 3 e mezza di stanotte ridevo nel letto". Il 12 febbraio 2010, ieri, ha scritto una lettera aperta di contrizione agli abruzzesi. Risponde al terzo squillo. "La prego dottore, mi chieda pure. Io non campo più...".
Cominciamo dal 6 aprile e da lei che se la ride nel letto.
"Gesù, quello non sono io".
Non è lei che parla?
"Per carità, sono io che parlo. Ma non sono io che dico quella frase. La dice la persona che è al telefono con me".
Pierfrancesco Gagliardi. Suo cognato.
"E già, mio cognato".
Guardi che le carte, e anche suo cognato se è per questo, dicono il contrario.
"I carabinieri devono aver fatto confusione. Ci sarà il nastro no? Lo giuro. È mio cognato. Io ho detto solo "vabbuò", "vabbuò". Sa no, come si dice a Napoli quando si vuole tagliare corto. Guardi ero inorridito anche io quella mattina quando ho sentito quella frase. I-nor-ri-di-to".
A suo cognato però non lo ha detto.
""Vabbuò". Sì. Ho detto solo "Vabbuò". Lo so, è orripilante. Ma io volevo attaccare. E infatti ho attaccato. Giusto?".
Suo cognato, sicuramente, dice pure che "di terremoti non ce n'è uno al giorno" e la invita a "muoversi con la Ferratella". Anche qui, leggo dalle carte, lei reagisce con una risata.
"Rido di imbarazzo. Si ride anche di imbarazzo, no? E poi che ne so io che è la "Ferratella"".
Non lo sa?
"No. Che cosa è?"
È la sede del Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo. Sono gli uffici di Angelo Balducci e Fabio De Santis che lei conosce e frequenta da almeno dieci anni, o no?
"Ah sì, in quel senso la Ferratella. Comunque la Ferratella con la ricostruzione dell'Abruzzo non c'entra niente. È competente il Provveditorato per le opere pubbliche di Roma, Lazio e Abruzzo. E comunque io agli appalti in Abruzzo non ho mai pensato".
Mai?
"Mai. Non è roba per la mia impresa. Edilizia di emergenza... No, no. Per carità".
Perché, qual è la roba per lei?
"Ho lavorato in Calabria. Ho costruito una caserma della Guardia di Finanza in Sardegna. Ho fatto il disinquinamento del Lido di Latina. Ho lavorato a un'ala della scuola di Polizia di Nettuno. Ho costruito a Valco San Paolo la piscina dei mondiali di nuoto del 2009".
Quella visitata delle "Iene" per dimostrare che i lavori erano ancora in corso a mondiali di nuoto finiti.
"Vabbuò, mancavano delle cosette che ormai abbiamo completato".
Torniamo all'Abruzzo. Gli investigatori ritengono che il Consorzio Stabile Novus, cui la sua impresa aderisce, dovesse essere il veicolo con cui partecipare alla ricostruzione.
"Mi permetta, dottore, sciocchezze".
È una sciocchezza anche che tre delle imprese che sono in quel consorzio profumino di mafia? Si tratta di...
"Non me lo dica, la prego. Non me lo dica. Non li voglio neanche sapere i nomi di queste imprese. Io aderisco al Consorzio da sette anni e ho avuto il piacere di discutere con i consorziati non più di tre volte. Che le devo dire. Esistono i certificati antimafia".
Lei conosce un signore che si chiama Rocco Lamino?
"Ci mancherebbe. Sissignore, lo conosco. Diciamo che è l'amministratore del Consorzio".
E lei sa anche che in una delle sue intercettazioni lei, parlando di un prestito di 100 mila euro che le avrebbe fatto questo Rocco Lamino, avverte il suo interlocutore che "quella è gente con cui è meglio non sgarrare". Perché prestano a usura. E i suoi 100 mila euro da restituire erano diventati 140 mila.
"Perfettamente. Ricordo perfettamente".
Ricorda anche con chi parlava, immagino.
"E come no. Con mio cognato parlavo".
Di nuovo lui.
"Ci crede dottore? Quell'uomo è la metastasi della mia vita. Non la rovina. La metastasi".
Capisco, ma questa storia del prestito usuraio dice qualcosa sul Consorzio, o no?
"Ma no. La colpa è sempre di mio cognato. In quel momento voleva un prestito da me e allora, per togliermelo di torno, mi sono inventato questa storia che avevo già contratto un prestito e che le persone con cui lo avevo fatto era meglio lasciarle stare".
Lei conosce un signore che si chiama Antonio Di Nardo?
"Non c'è problema. Siamo amici da una vita, da quando lavorava all'ufficio certificazione dell'albo nazionale dei costruttori. Napoletano come me".
Lei sa che mestiere fa?
"Dicono che è amministratore di fatto del Consorzio, ma non è così. Lavora al ministero delle Infrastrutture".
Veramente lo hanno trasferito sei mesi fa al Provveditorato per le opere pubbliche del Lazio, competente sugli appalti per la ricostruzione del terremoto.
"E non sono la stessa cosa? Ministero, provveditorato. Là siamo".
Conosce i magistrati della Corte dei Conti Mario Sancetta e Antonello Colosimo?
"Colosimo sì. Un amico caro di famiglia. Mia figlia e sua figlia sono amiche. Mia moglie e sua moglie sono amiche. Le dico: ci siamo visti questa mattina e mi ha abbracciato con affetto".
Sancetta?
"Mai sentito".
Distribuiva in ufficio brochure del suo Consorzio.
"Ah. Mai sentito".
Conosce l'imprenditore Diego Anemone?
"Si"
Siete amici.
"Amici mo'. Ci conosciamo. Guardi ricordo perfettamente l'occasione. Ero nell'ufficio di Balducci e vidi delle boiserie deliziose. Chiesi: "E chi è questo artista del legno?". Le aveva fatte Anemone. E così lo conobbi. Gli chiesi di farmi un boudoir per casa mia".
Prenotava anche l'hotel "il Pellicano" a Carlo Malinconico per conto di Anemone.
"Malinconico. E che sapevo chi era? L'ho scoperto dopo".
Un'ultima cosa. Lei, in una telefonata, riferendosi ai suoi rapporti con Balducci e De Santis dice che le ci sono voluti "dieci anni di buttamento di sangue" per costruire quel rapporto. Che sangue "ha buttato"?
"Ma no. Ero al telefono con mio cognato e temevo che, rivendicandone il merito, volesse estorcere del denaro all'impresa BTP di Firenze che io avevo presentato a Balducci".
Ancora suo cognato?
"Eh, dottore, ancora. L'ho detto io. Una metastasi. Per fortuna non lo sento più da mesi".
Ma che lavoro fa suo cognato?
"Lo sa lei? Energie alternative, mi sembra".
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