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BAGHDAD: DUE SCARPATE AL CUORE DEL MONDO.

Bagdad. 15.12.2008(corsera.it) a cura di Matteo Corsini

Scarpone sulla faccia dell'ubriacone,verrebbe da titolare.George W.Bush ritorna mestamente nelle sue vesti di cittadino comune e chi non dimentica i suoi misfatti giustamente si ribella.Sono migliaia le vittime innocenti in Iraq della Guerra Preventiva al terrorismo,mentre come dimostra Mumbai i terroristi vivono e proliferano in altra parte del globo...(continua all'interno)

Scarpe in faccia ad un George W.Bush la cui disastrosa fama anche in patria è talmente cupa e ormai senza consensi,che il vecchio Presidente pare non abbia un pur che minimo anelito di orgoglio.Ha schivato le due scarpate o sassate, senza una parola,un urlo, al contrario ha impressionato la sua faccia di gesso,quella che per lunghi otto anni ha portato al disastro finanziario la nazione americana,sconquassato con il suo ridicolo egocentrismo l'intera comunità internazionale. Silvio Berlusconi per compiacerlo durante la sua ultima visita a Washington  ha dichiarato che la storia ricorderà George W.Bush come uno dei più grandi Presidenti della storia americana,ma anche noi sappiamo che dal nostro Premier non è l'unica stupidaggine che ci siamo abituati a sopportare.Dopo Mumbai,dopo l'eccezionale azione terroristica di matrice islamica che ha falcidiato la vita di centinaia di persone,non è facile per nessun iracheno,per nessun padre e nessuna madre,per nessun figlio o figlia,che ha avuto parenti straziati dalle bombe  pensare bene degli americani oppure ascoltare il fautore di queste stragi di innocenti come ad una amico o ad una persona a cui volere bene. E' vero,gli Usa hanno liberato gli iracheni da una dittatura devastante,autoritaria,feroce al limite della sopportazione,molte delle vittime o dei parenti della gente torturata da Saddam Hussein oggi hanno avuto la loro vendetta,un risarcimento dei danni patiti e del dolore provato. Ma George W.Bush rappresenta per gli iracheni l'urlo delle bombe,braccia straziate,gambe martirizzate,figli bellissimi e figlie da sposare,massacrate in nome di una guerra preventiva,di quella Guerra Giusta che nessuno qui nelle strade capisce ancora davvero. La particolare diversità sociale irachena divisa tra due tribù etniche sciiti e sunniti,è come l'involucro di un bidone pieno di benzina e qualsiasi attività che avvicini le fiamme a questa realtà è vista come il male assoluto,il pericolo da cui scampare. George W.Bush il padrone del mondo è voluto entrare con  logica occidentale nella vita quotidiana di modelli culturali e  sociali islamici che il mondo moderno non conosce fino in fondo e a cui sfuggono le sfumature,la storia,l'acredine mentale che avviluppa le relazioni tra i singoli. George W. Bush ha portato la guerra tra le famiglie irachene,ha sconvolto il loro mondo,ha mangiato nelle loro tavole scagliandoci sopra le bombe ,ha stroncato la vita di migliaia di persone,ha martirizzato una popolazione che sopportava da decine di anni qualsiasi tipo di sopruso. Se dunque un reporter iracheno,un padre di famiglia o un figlio di genitori uccisi,scaglia la sua rabbia contro il simbolo di questo disastro non dobbiamo allarmarci,perchè quei due sassi rappresentano un monito per la società occidentale che noi consideriamo civile,un monito contro la guerra,un monito contro i soprusi dei nostri regolamenti internazionali,un monito contro chi nella logica del predominio culturale e tecnologico cerca di imporre ad altri la propria verità. Se infatti è difficile vivere una dittatura sotto pressione accanto ai propri famigliari,magari senza poter scrivere un articolo su un giornale ,è sicuramente più difficile vivere senza i propri cari una vita libera e senza dittatura. Se è difficile vivere la propria fantasia politica in un regime dittatoriale e si corrono pericoli incredibili,è ancora più raccapricciante,triste,angosciante guardare quel mondo libero che un Presidente americano ci ha regalato senza poter stringere al cuore i propri figli o i genitori,guardare a quell'orizzonte con gli occhi gonfi di lacrime,il corpo gelato dalla perdita dell'affetto più grande. Non esiste guerra che possa far riemergere dalla Fine per Sempre,una libertà felice nel presente e umanamente degna di essere vissuta.

 

Matteo Corsini


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