Roma 1 marzo 2010 (Corsera.it)
E' zuffa aperta all'interno del PDl romano,una zuffa tra cani randagi che si accoltellano per interessi personali.La lista del PDL per il collegio della Provincia è saltata,a causa del maldestro comportamento di un certo Alfredo Milioni,sintomatico cognome per una coalizione di Governo che negli ultimi tempi è stata al centro di un vortice di scandali devastanti.E' chiaro ormai a tutti,che la guerra intestina dentro il PDL ha toccato l'Inferno e il ritardo per la presentazione della lista è un sintomo inequivocabile.(Corsera.it)
AFFARI ITALIANI ON LINE .La lista provinciale del Pdl è rimasta fuori dalle elezioni regionali nel Lazio. E uno tsunami rischi di abbattersi sul partito. L'errore o la disattenzione mette in seria discussione la tenuta del Pdl romano. Il principale partito della coalizione che ha voluto e sostiene Renata Polverini, infatti, non avrà una sua lista e non potrà vedere i suoi candidati di peso nella Regione Lazio. Il premier Silvio Berlusconi, al telefono con Renata Polverini, si è detto "sconcertato per quanto accaduto". La candidata che, secondo indiscrezioni, sarebbe rimasta molto meravigliata per l'episodio, è però battagliera e si dice convinta di vincere lo stesso anche perchè "c'è sempre la lista civica". E tuona: "I Radicali ci hanno impedito con la violenza di consegnare le liste. Questo è un attacco a tutta la coalizione e alla democrazia".Si muove anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno che ha inviato una lettera al presidente della Repubblica per chiedere "che si riconosca a tutti i cittadini di Roma il diritto di voto". L' "inciampo" del maggior partito della coalizione infatti, avrebbe come primo effetto, in caso di vittoria della Polverini, una possibile maggioranza senza i candidati più autorevoli del Pdl. L'effetto del cartellino rosso ai danni del Pdl produrrebbe una maggiore convergenza dei voti sulle liste degli altri partiti, in particolare Udc e La Destra. E si profilerebbe anche un exploit della la 'Lista civica per Polverini Presidente.
Tra le ipotesi, anche se molto remota, una possibile vittoria della Polverini ma con una maggioranza di centrosinistra: molti elettori del Pdl, infatti, potrebbero votare il candidato presidente, ma non dare preferenza a nessuna lista. Il segretario de La Destra Francesco Storace parla "di un colpo di Stato". Per il segretario regionale dell'Udc "è chiaro che sarebbero elezioni falsate: mancherebbe un diritto per i cittadini". Ad essere fuori dei giochi sarebbero 41 nomi di candidati presenti nella lista. Tra questi tutti i consiglieri regionali uscenti come Luigi Celori, Francesco Lollobrigida e Bruno Prestagiovanni, Donato Robilotta, e tra le new entry Luca Malcotti; il sindaco di Marino Adriano Palozzi, il marito dell'assessore capitolino Laura Marsilio, Pier Paolo Terranova, Pino Cangemi del Cda dell'Ama. Tutti esponenti importanti del Pdl locale. Si tratta di un costo molto alto da pagare dato che la circoscrizione Lazio 1 riguarda i due terzi degli elettori aventi diritto.
Il rischio è che salti l'iscrizione del Pdl almeno nei 121 comuni della provincia, in un collegio, uno dei più importanti d'Italia, che ha una densità superiore ai 4 milioni di abitanti, con 1.135 sezioni elettorali. Il Pdl non ha digerito questa esclusione e annuncia battaglia e una mobilitazione per il 4 marzo prossimo "contro chi vuole escludere il nostro partito dalle elezioni regionali". Il ritardo della presentazione della lista, secondo indiscrezioni, sarebbe stato causato da alcuni dissapori sulla composizione della lista. Dissapori che adesso, dopo l'esclusione, rischiano di deflagrare in una vera e propria lotta intestina.
Alfredo Milioni, cinquantenne presidente del XIX municipio di Roma, è il delegato che sabato mattina ha ritardato la consegna della lista, provocandone l'esclusione. Non è la prima volta che Milioni - ormai soprannominato "il recidivo" - finisce al centro di un giallo legato alla sparizione di documentazione elettorale. Già nel 2006, alla vigilia del deposito delle firme per le comunali, Milioni sparì per una notte intera con tutto il faldone relativo. Una ritorsione: lui voleva essere candidato alla presidenza del suo municipio, ma l'allora Forza Italia gli preferì Ettore Rubino, un ex democristiano legato al senatore Cesare Cursi. Staccò il telefono di casa e il cellulare, nessuno sapeva che fine avesse fatto. I militanti azzurri furono costretti a restare in giro fino all'alba per raccogliere nuove firme. Poi, non si sa bene se per un sussulto di coscienza, il mattino dopo ricomparve e tutto tornò a posto. Come non è accaduto l'altro ieri. Quando - si sussurra nei corridoi del Pdl - lui si era allontanato dall'ufficio elettorale non già "per mangiare qualcosa" portando via con sé l'accettazione delle candidature "per non farmela frega'", bensì perché voleva cancellare in extremis uno dei candidati, Samuele Piccolo, per inserire un nome più gradito.
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