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CORRIERE DELLA SERA,AFGHANISTAN,EMERGENCY TRE OPERATORI ITALIANI ARRESTATI

Il Corriere della sera.MILANO - Tre operatori italiani di Emergency sono stati arrestati insieme ad altre sei persone - dipendenti afghani dell'associazione - nell'ospedale di Lashkar Gah, nel sud dell'Afghanistan. L'accusa è pesante: aver partecipato a un complotto per uccidere il governatore della provincia di Helmand, Gulab Mangal. I nove sono stati prelevati dalle forze di sicurezza afghane e da quelle dell'Isaf dopo che in un magazzino dell'ospedale sono state trovate cinture esplosive, granate e pistole. I tre italiani sono l'infermiere Matteo Dell'Aira, coordinatore medico dell'ospedale (guarda una video intervista), il chirurgo bresciano Marco Garatti e Matteo Pagani, tecnico  della logistica. Dell'Aira (41 anni), che vive a Milano e ha una figlia di cinque anni, lavora per Emergency da molti anni ed era partito per l'Afghanistan a gennaio. In Afghanistan coloro che vengono considerati combattenti rivoltosi stranieri sono puniti molto severamente, in alcuni casi con la pena di morte.

STRADA: TESTIMONI SCOMODI - «È la solita storia: Emergency in Afghanistan, e soprattutto in quella regione, è un testimone scomodo di quanto fanno le forze di occupazione e una specie di governo ai danni della popolazione» denuncia Gino Strada, fondatore dell'associazione. Non c'è un motivo concreto, se non il ruolo critico dell'attività umanitaria della ong e delle denunce quotidiane a difesa delle vittime, secondo Strada, all'origine delle accuse agli operatori arrestati. In particolare, a suo avviso, soprattutto nella recente campagna di attacchi dove bambini e donne sono stati colpiti duramente: «Siamo scomodi perché abbiamo denunciato che veniva addirittura impedito di assistere questi feriti. Sono in molti in questa zona a partecipare all'occupazione militare, fra cui gli italiani. Le accuse mi sembrano delle assurdità talmente grosse da non prenderle in considerazione».

 

FORZE ISAF - Non è chiaro chi abbia effettuato gli arresti: secondo Emergency sarebbero state le forze Isaf-Nato insieme ai servizi segreti afghani. Ma dal comando Nato è arrivata una secca smentita: «L'operazione è stata realizzata dalle forze di sicurezza afghane. Consiglio di rivolgersi a loro o all'ambasciata d'Italia per conoscerne i particolari» ha affermato il portavoce ufficiale dell'Isaf, il generale canadese Eric Trembley. Ma Emergency smentisce «in modo assoluto» che l'Isaf non abbia partecipato all'operazione e a dimostrarlo c'è un video diffuso dall'Associated Press Television News (Aptn) con le immagini della perquisizione nell'ospedale di Lashkar Gah (GUARDA).

IL VIDEO DELLA PERQUISIZIONE - Nel video si vedono agenti della polizia e soldati afghani, accompagnati da soldati britannici dell’Isaf, entrare nell'edificio e aprire scatoloni contenenti granate, pistole e proiettili. «Il video conferma ciò che avevamo detto - afferma il responsabile comunicazione Maso Notarianni -. L'Isaf si smentisce da sola». Per quanto riguarda le armi, Notarianni ha fatto notare che «durante le perquisizioni tutto può accadere». L'associazione ha chiesto che siano rispettati i diritti dei suoi operatori: «Non siamo finora riusciti ad avere un contatto telefonico con loro. Nell'unico contatto avuto con uno dei cellulari in uso ai nostri operatori ha risposto una persona che si è qualificata come ufficiale delle forze armate britanniche e che ha detto che gli italiani stavano bene ma che al momento non si poteva parlare con loro».

 

AVALLO DELLA COOPERAZIONE - La Farnesina sta seguendo da vicino la vicenda dei connazionali ma ha precisato che i tre medici in stato di fermo lavoravano in una struttura umanitaria non riconducibile direttamente né indirettamente alle attività finanziate dalla cooperazione italiana. Gino Strada ha replicato al ministero degli Esteri spiegando che il progetto che l'associazione sta portando avanti nella provincia di Helmand non è finanziato dalla cooperazione ma ne ha ricevuto l'avallo. Strada respinge come «assurde» le accuse rivolte ai tre arrestati dalle autorità afghane. «È come se in Italia si facesse circolare la voce che don Ciotti sta complottando per uccidere il Papa, e mi scuso con il mio amico per questo esempio - spiega -. È vero che il progetto che Emergency sta portando avanti in Afghanistan non è finanziato dalla cooperazione, ma ha ricevuto la conformità del ministero degli Esteri, termine tecnico per dire che la Farnesina riconosce quel progetto e lo avalla, quindi non è vero che si possono tirare fuori». E sulle armi in ospedale: «Non posso escluderlo, come non posso escludere che qualcuno possa entrare con una pistola in qualunque ospedale italiano».

 

 


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