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DI PIETRO:CLAUDIO SCAJOLA INDAGATO,MONTEZEMOLO PREMIER?

Da La Repubblica.ROMA - Non c'è altra spiegazione: se Scajola non si presenta di fronte ai pm di Perugia 1 e questi non lo mandano a prendere vuol dire che non è stato chiamato da persona informata dei fatti, ma da indagato. Antonio Di Pietro si rimette la toga da pm e interpreta così il rifiuto dell'ex ministro allo Sviluppo di andare alla procura di Perugia. Poi guarda oltre e chiede al Pd di darsi una mossa a trovare un leader per le prossime elezioni. "Perché con un governo impegnato a raccogliere i suoi cocci e a difendersi dai processi tutto può succedere".

Onorevole Di Pietro, Scajola prima dice di dimettersi per fare chiarezza e difendersi, poi non si presenta di fronte ai pm. Cosa ne dice?

"C'è questo aspetto tecnico che mi pare interessante. Non lo dico io, ma una simile frase detta da un avvocato non ha nessun senso. Lo sanno tutti: i testimoni non si possono permettere di dire io sì, io no. I testimoni che vengono chiamati si devono presentare, altrimenti li vanno a prendere i carabinieri. Il che significa che Scajola è indagato. Ci ha dato una notizia. D'accordo che adesso con Berlusconi tutto è possibile... ma se quello che dice Scajola fosse vero significherebbe che questa volta fanno i loro comodi senza nemmeno cambiare la legge".

Dunque non crede a Scajola...

"Dico che si è comportato meglio di Berlusconi che è cento volte più inguaiato di lui e sta lì a fare il bello e il cattivo tempo. Quello delle dimissioni è un passo doveroso che comunque gli dobbiamo riconoscere di avere fatto. Ora deve dare delle giustificazioni e per questo ha fatto bene ad affidarsi agli avvocati. Spero però che scelga la strada si difendersi nel processo anziché dal processo. Che poi è l'unico modo che ha per uscirne con la dignità intatta. Mica come Berlusconi che il novanta per cento delle cose le fa da Palazzo Grazioli o da Arcore che non sono certo la sede del Governo. E infatti le riunioni sono sempre più dedicate a mettere insieme i cocci della coalizione o a raffazzonare difese, come il lodo costituzionale. Da un momento all'altro può succedere di tutto".

In che senso? Dice che tra poco si va a votare?

"Qui il governo può cadere dall'oggi al domani e poi va a finire che scatta l'emergenza e noi non siamo preparati. In un momento del genere rivolgo una accorata preghiera a Bersani: non possiamo più dire che è troppo presto per formare la coalizione. Non è una cosa che si fa dalla mattina alla sera, noi dobbiamo essere pronti se no finisce come nel Lazio. Dobbiamo formare una coalizione con una serie di proposte sui problemi del Paese, non contro qualcuno. È il momento di scegliere un leader".

E chi suggerirebbe come candidato premier del centrosinistra?

"Per quanto mi riguarda dico che non dovrebbe essere un segretario di partito. Sarebbe un errore. E non sto dicendo di no a Bersani o mettendo il bastone nelle ruote di qualcuno. Sto solo dicendo che noi segretari ci dovremmo occuparci della squadra affidando la candidatura a un leader di sintesi che porti serenità e pacificazione sociale, che possa parlare a tutti, anche a chi ormai non vota più. Noi abbiamo una professionalità che ci dà più serenità rispetto ad un centrodestra piduista, fascista e xenofobo. Io il passo indietro lo faccio. Lo facciano anche gli altri. Ma ripeto, non sto facendo sgambetti a nessuno".

Non ce lo fa un nome?

"Io che sono visto come un estremista, come un duro e puro non sono certo indicato a individuare il pacificatore sociale con una personalità di altissimo livello".

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