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APPALTOPOLI : UN DIPIETRICO AVVELENATO.

Roma 23.12.08 (corsera.it) Chi ha inventato il  "Dipietrico "(liquore abruzzese avvelenato)  per ricattare l'ex Ministro ,forse dovrà fare i conti con la sua reazione e una aumentata popolarità.Antonio Di Pietro alle prime agenzia giornalistiche che riportavano alcune telefonate tra suo figlio Cristiano e Mautone non si è scomposto,e anzi ha rilanciato."Ben vengano le intercettazioni,io non ho nulla da temere."

Fonte La Repubblica.ROMA - Non si scompone Antonio Di Pietro davanti ai nuovi sviluppi dell'inchiesta napoletana sull'imprenditore Alfredo Romeo che lo coinvolgono indirettamente. "I magistrati - dice il leader dell'Italia dei Valori - vadano avanti e gli auguro buon lavoro, perché quando non si ha nulla da temere non si ha paura delle intercettazioni e delle indagini. Anzi, confermo che sono un utilissimo strumento di indagine".


"Quello che abbiamo letto sui giornali è un telefilm senza capo né coda, una non-notizia ma - spiega Di Pietro - siccome non ho nulla da temere non mi unirò, come in molti speravano, alla politica paludata che se la prende con i magistrati e chiede la riforma delle intercettazioni. Io dico ai magistrati di fare tutte le indagini che vogliono perché né io, né mio figlio abbiamo niente da nascondere". "Peraltro - aggiunge - non mi sono accorto di nessun tentativo di ricatto né nei miei confronti né presso mio figlio. L'ho appreso dai giornali".

Quanto al motivo che avrebbe scatenato la presunta rappresaglia degli inquisiti contro l'allora ministro delle Infrastrutture nel governo Prodi, Di Pietro chiarisce: "Nel 2007 ricordo di aver trasferito almeno 10-15 persone, ma non perché mi avessero passato dei pizzini o perché c'era qualche talpa. Semplicemente perché un buon ministro ha il dovere anche di evitare che si creino delle sacche di contiguità...".

"Ho sempre considerato che fosse un bene far rotare gli incarichi - aggiunge Di Pietro - soprattutto se poi si trattava di persone sulle quali si facevano delle chiacchiere". "Quando ero ministro - prosegue Di Pietro - ho trasferito della gente, ripeto, per motivi cautelari, in seguito a promozioni. Ma ho anche ordinato delle espulsioni sulla base di informazioni che aveva raccolto in qualità di capo del dicastero". "Sono comunque orgoglioso - conclude - di aver preso quelle decisioni. E lo rifarei".


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