New York 12 Giugno 2011 CORSERA.IT a cura di Matteo Corsini
Quanto tempo ancora dobbiamo aspettare per capire che l'Italia deve uscire dall'euro oppure vogliamo continuare a soffocare come abbiamo fatto fino adesso?
Sono trascorse sette settimane da brivido,qui a New York.Sette settimane in cui gli indici azionari continuano a scendere senza alcuna soluzione di continuità.Tra gli operatori sembra la fine del mondo,anzi peggio della crisi finanziaria,che si aprì alcuni anni orsono con il fallimento di una delle "mitiche quattro" grandi banche d'affari americane,la Lehman Brothers.Sembròp l'apocalisse,di tale portata da riuscire...
....a trascinare i mercati finanziari così in basso,che il mondo intero appariva ormai senza speranza di recupero.Oggi,alla porta di Wall Street bussa un altro giano bifronte,il mastondontico mondo cinese,infiorettato dalla crisi del debito pubblico greco,un caos che ad oggi appare irreversibile.La Cina cresce meno del previsto,come descrivono bene i nuovi dati sul surplus commerciale.Il debito pubblico greco è un peso intrainabile per la debole economia europea,dove soltanto il cuore pulsante industriale tedesco,pare sia ancora in movimento.Ma anche qui,nascono le contraddizioni profonde legate alla nascita e lo sviluppo dell'euro,poichè per la Germania ha un significato,ma per tutti o quasi tutti gli altri paesi,l'euro forte rappresenta da anni ormai,un vincolo che ha generato la crisi delle economie nazionali.
L'euro forte predomina nel mondo del commercio e non scalfisce la capacità industriale della Germania,perchè i suoi prodotti,ad altissimo valore tecnologico,continuano ad essere acquistati.Siamo invece noi,proprio come Grecia,Portogallo,Irlanda,che soffriamo l'euro forte,perchè i nostri prodotti non si sportano,soffrono della concorrenza dei prezzi salariali di altri paesi.La nostra industria si decentra,attecchisce dove la manodopera costa meno,non c'è altro da fare.Eppure siamo tutti convinti che la difesa di una moneta unica europea,sia stata la soluzione per impedire il crash-down delle nostre economia locali,impedire che saremmo tutti arrivati a fronteggiare il default del rimborso del debito pubblico,ma mi domando non è esattamente quello che sta succedendo in Grecia?
La differenza è che il paese ellenico,avrebbe visto in altre epoche,per questa estate,l'arrivo di milioni di visitatori stranieri,sopratutto americani,attirati anche da una moneta debole.Oggi non sarà così,quella che vedremo sarà un0estate di rincari dei prezzi,di inflazione,anzi superinflazione,perchè la via dell'euro forte,non è altro che la cruna dell'ago della svalutazione,esattamente come possedere una moneta debole.
Il resto è grandemente teoria,anzi stregoneria,lo vediamo con i fatti che ad oggi appaiono incontrovertibili,la realtà delle economie locali europee è quasi zero,non si cresce perchè non esportiamo e non avendo materie prime,siamo alla frutta.
Meglio uscire dall'euro e fronteggiare la crisi proprio con la svalutazione del potere di acquisto.Non abbiamo altra via o sofocheremo tutti,imprigionati dal valore dell'euro,mentre la germania,sempre più ricca,continuerà ad acquistare come carta straccia le aziende nazionali dei paesi i via di privatizzazione.Assomiglia ad una vecchia storiella.
Matteo Corsini
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Anche le dichiarazioni del presidente della FED di New York, William C. Dudley, non hanno aiutato i mercati. Uno dei membri del Fomc ha affermato che la ripresa economica negli States ripartira' nel secondo semestre ma sara' moderata. Dudley ha ribadito inoltre che la politica monetaria del paese a stelle e strisce rimarra' accomodante in scia alle deludenti recenti cifre macroeconomiche (tasso di disoccupazione al 9,1% a maggio).
Unico dato macro rilevante pubblicato e' stato quello sui prezzi import/export. Il Dipartimento del Lavoro ha comunicato che i prezzi all'importazione hanno registrato nel mese di maggio un incremento dello 0,2% m/m, superiore alle attese degli analisti che si aspettavano un calo dello 0,7%. Rivisto al ribasso il dato di aprile dal +2,2% al +2,1%. I prezzi alle esportazioni sono saliti dello 0,2% (consensus +0,3%).
Vendite sui titoli oil (Exxon Mobil -1,72%, Chevron -1,54% e ConocoPhillips -1,41%) sulla scia della discesa delle quotazioni del greggio.
Bene invece il comparto bancario con Bank Of America +1,41%, Jp Morgan +0,17%, Citigroup +0,37% e Goldman Sachs +1,79%. Secondo indiscrezioni la Fed avrebbe intenzione di sottoporre a verifiche annuali tutti gli istituti con assets superiori ai 50 miliardi di dollari. Salirebbero così a 35 le banche controllate dalle 19 attuali.
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