Cremona 10 Giugno 2011 CORSERA.IT
Le agende e i pizzini del diavolo che inchiodano Beppe Signori.
L'ex attaccante della Lazio e della nazionale italiana,sembra davvero caduto in un sortilegio del Diavolo,è lui al centro dell'indagine degli inquirenti di Cremona sul calcioscommesse in Italia,che ha travolto ancora una volta il campionato di Serie A e B.
Beppe Signori,un idolo per la tifoseria biancoceleste autore di oltre 200 goals,adesso corre sul filo della cronaca sospettato di essere lo stregone di un giro di affari milionario delle scommesse clandestine.
I pizzini e le agende ritrovati nelle abitazioni degli inquisiti portano alla luce il quadro di uno scenario da brivido,di uno scandalo sconcertante,che si spinge giù all'interno del sistema calcio italiano.Un mostro che ha probabilmente alterato i delicati equilibri di un gioco,delle sfide calcistiche,al solo unico scopo del lucro economico.
Pizzini e agende che costruiscono il sortilegio di un destino infausto per Beppe Signori che si trova a fronteggiare accuse pesanti e infami,per un idolo del calcio,per un simbolo,una bandiera.Fango,ingiustizia,sicuramente al centro di un sistema criminale,che gli ha strappato di dosso,le maglie delle squadre con cui ha giocato e con le quali dovrà fare i conti,nella dinamica processuale e con la sua coscienza.
Difficile infatti,poter pensare ad un complotto contro di lui,ad un caso "tortora",perchè l'influenza di Beppe Signori sul calcio giocato oggi è pari a nulla.Beppe Signori è iun giocatore dimenticato,abbandonato al suo destino,trascurato dai grandi media televisivi.Nessuno si ocupava più di lui,e forse in quello spazio vuoto,è finito di cadere,travolto da "amicizie pericolose",i furbi e i furbetti,gli astuti,i lupi,quelli che si fingono amici e che ti trascinano all'Inferno.
Per Beppe Signori è un incubo,giorno per giorno le accuse contro di lui si ingigantiscono di riferimenti,appunti,parole scritte,allusioni più o meno dirette al bomber dei 200 goals,una sorta di "garanzia" che il sistema avesse l'innesto giusto negli ambienti calcistici,ma poi forse ad imbastire tutto erano gli altri,i compagni di merenda,quelli che di solito ti hanno incastrato.
Beppe Signori è al centro dei pizzini,delle agende,delle intercettazioni,in quasi tutti i protagonisti che oggi vestono i panni degli inquisiti,la banda che ha messo in piedi il complotto,il diritambo diavolesco delle scommesse.
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Dal Corriere della Sera.Lo scommettitore Massimo Erodiani, l'ex portiere della Cremonese Marco Paoloni, il dentista con la passione delle giocate Marco Pirani, i commercialisti Francesco Giannoni e Manlio Bruni e poi l'ex capitano del Bari Antonio Bellavista: a casa loro sono stati sequestrati non soltanto le carte che adesso «parlano» accusando Signori ma anche computer nei quali la procura cremonese si aspetta di trovare molti spunti nuovi per le indagini.
La domanda è: come mai di Signori si trovano poche tracce nelle migliaia di pagine di intercettazioni depositate? E perché lui non compare mai nemmeno in una delle conversazioni telefoniche fra le persone con quali risulta per certo che sia stato in contatto? A giudicare dalla ritrosia con la quale gli inquisiti fanno il suo nome sembra che ci sia un vero e proprio divieto. «Beppe 200 gol», il soprannome usato più di frequente, non voleva né essere nominato né farsi notare con nessuno di loro. Lo spiega bene anche il suo commercialista nell'interrogatorio di due giorni fa davanti al giudice delle indagini preliminari: «Le sera dell'incontro nello studio, uscimmo prima noi tutti e poi lui che non voleva uscire assieme a noi per non farsi vedere».
L'incontro in questione è l'episodio più grave che la procura gli contesta. È metà marzo, Bologna, 21.40. Signori, va a un appuntamento con i suoi commercialisti (Bruni e Giannone), presenti anche Erodiani e Bellavista. Si parla dei siti di Singapore sui quali puntare alto per tre partite truccate. Signori sarebbe l'organizzatore, secondo l'inchiesta. E prese appunti sulle condizioni che «quelli di Singapore» chiedevano per giocare. «È vero», dice lui, «ho trascritto quegli appunti ma non ne ho mai fatto niente». Era il primo dei «pizzini» che lo accusano.
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