d'accesso.
Nel pomeriggio si sono udite delle esplosioni e dei colpi d'arma da fuoco, presumibilmente sparati in aria dagli stessi guerriglieri. I segni del tentativo di Gheddafi di espugnare la roccaforte della 'Rivoluzione', sede del Consiglio transitorio libico sorto dopo la rivolta del 17 febbraio e che oggi ha fatto sapere chiaramente di non essere disposto a negoziare con il colonnello, sono evidenti su alcuni edifici. Un negozio di mobili e' andato distrutto, la facciata sventrata e all'interno pezzi di falegnameria in frantumi. Accanto una farmacia, con la serranda verde come quasi tutte in citta', divelta dai colpi. Molti abitanti sono scappati tra sabato e ieri anche se - si dice - qualcuno sta gia' tornando. Ma in un quartiere residenziale, con villette con giardino, porte e finestre sono sbarrate. Come sempre pero' su Bengasi sventolano decine di bandiere rosse-verdi-nere del periodo pre-Gheddafi e i simboli della rivolta, adesivi su tutte le auto, graffiti sui muri, scritte contro il colonnello o in favore dell'intervento internazionale, campeggiano ovunque.
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