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OSLO UTOYA STRAGE ANDERES BEHRING BREIVIK UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA

Oslo 23 Luglio 2011 CORSERA.IT

Il mondo ha tremato ancora allo scoppio della bomba ad Oslo,delle immagini dei palazzi divelti dall'esplosione,i vetri in frantumi,le auto rovesciate,le fiamme,i volti del terrore cosparsi di sangue,quasi la mano del diavolo.La mano del terrorismo islamico,quela crudele che ci coglie di sorpresa,magari mentre siamo in casa a bere una bitta guardando una partita di football.Ma questa volta niente di tutto questo,Al Qaeda svanisce,impallidisce difronte a questa strage,compiuta da un fondamentalista cristiano,un bianco ariano,capelli biondi e occhi azzurri.Anders Behring Breivik di razza....

....ariana purosangue,un pazzo,un giovane norvegese che ha fatto una strage dei suoi giovani coetanei,ha distrutto il centro della città,e' impazzito.Un giorno che il mondo ricorderà a lungo,che guarda sgomento in fondo all'oceano dei perchè.Un giorno di ordinaria follia che ha finito per sconvolgere il volto bianco e celestiale della Norvegia,una nazione ai confini del mondo e di tutto quello che accade.Eppure questa volta il virus,quel siero avvelenato del terrore è sceso in profonità dentro la sua anima semicosciente. 

 

 

E' cresciuto drammaticamente il numero delle vittime della doppia azione terroristica che ieri ha colpito Oslo, dove una bomba ha devastato la sede di un tabloid nei cui pressi sono anche l'ufficio del premier e alcuni ministeri, e l'isola di Utoya, a circa 40 chilometri dalla capitale, dove un uomo travestito da poliziotto ha radunato i giovani del camp estivo del partito laburista per poi fare fuoco su di loro. Nel pomeriggio nuovo allarme nella capitale, evacuata una piazza centrale. Venti feriti versano in condizioni disperate. Tramonta la pista islamica. Secondo la polizia, per entrambe le azioni c'è un unico responsabile, già arrestato: Anders Behring Breivik, 32 anni, "cristiano fondamentalista" vicino all'estrema destra. Ma sono molti i sopravvissuti di Utoya secondo cui a sparare non è stato un solo uomo, la polizia continua a indagare. Stoltenberg: "Attacco alla nostra 'società aperta'".

 

MILANO - Il primo ministro norvegese Jens Stoltenberg non ha dubbi: quella che ha colpito il suo Paese con il doppio attentato di venerdì a Oslo e sull'isola di Utoya è una «tragedia nazionale» e lui l'ha vissuta in prima persona. Come capo del governo, e forse possibile obiettivo di almeno uno degli attacchi, quello realizzato nel centro della capitale con l'esplosione di un'autobomba, proprio a due passi dai suoi uffici. E come padre: anche i suoi figli erano al raduno dei giovani laburisti nel Tyrifjorden, dove lui stesso avrebbe dovuto essere l'ospite d'onore per un intervento di saluto. L'esplosione sull'Akergataa lo ha costretto a rinviare l'appuntamento, quando ancora nessuno sapeva che anche ad Utoya ci sarebbe stato l'apocalisse. Ci è andato oggi - e lo stesso hanno fatto il re di Norvegia, Harald V e la regina Sonia -, per rendere omaggio alle vittime del massacro. I suoi figli ce l'hanno fatta e sono scampati alla furia omicida del killer, definito oggi dalla polizia un «fondamentalista cristiano». Non è andata altrettanto bene a tanti, troppi, altri giovani come loro: nella notte è salito a 85 il numero dei corpi senza vita recuperati tra i boschi e le spiagge della piccola isola, che si aggiungono ai 7 morti nella capitale per un totale di 92. Ma il bilancio potrebbe essere ancora più pesante: una ventina delle persone ricoverate dopo gli attacchi sono in condizioni disperate, ha detto Paal Aksel Naess, il primario del policlinico universitario di Ulleval, a Oslo. Anche tra le vittime dell'esplosione avvenuta in centro ci sono conoscenti stretti del premier: erano alcuni funzionari della presidenza del consiglio che hanno perso la vita a seguito della deflagrazione. Oggi la polizia ha fermato un uomo armato di coltello a poca distanza dall'hotel in cui si trovava Stoltenberg, durante la sua visita Utoya. Ammanettato dalla polizia, l'uomo si è difeso sostenendo di avere il coltello «perchè non si sentiva al sicuro» dopo quanto accaduto.


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