NEW YORK 4 MAGGIO 2011 CORSERA.IT di Matteo Corsini
Civiltà e memoria del libro.Cultura e storia,almeno il suo ricordo.
Da qualche tempo sono immerso nella corsa del futuro,immerso nei colori e nel profumo delle biblioteche di Massimo Giannoni.Sono immerso in una cascata di colori,una scorpacciata di pennellate ad olio,così grasse e dense,come nettare della conoscenza,divino sortilegio della cultura millenaria dell'uomo,che ne sono quasi diventato pazzo.Mi ci vorrei zavorrare dentro,come in un mare, e venirne fuori con acqua grondante sul corpo,come dopo un lungo tuffo fin dentro gli abissi.
Immerso nel tempo,quello antico e polveroso...
...dei manoscritti,che apparteneva ad una antica civiltà:quella del libro.
Una civiltà che stiamo perdendo giorno per giorno,si legge sempre meno,si scrive sui computer,si dimentica la pergamena,la filigrana,la carta,l'odore dell'inchiostro.Stiamo viaggiando alla velocità della luce dentro...
....il futuro e non ce ne siamo neanche accorti,di esserci cascati dentro,dai telefonini agli I-PAD.
Siamo noi il futuro,nei quadri di Massimo Giannoni,guardiamo il nostro presente,come fosse già stato,con gli occhi di coloro i quali ci sopravviveranno,i nostri discendenti.Quando tra qualche decina di anni o forse un secolo,i raffinati cultori dell'arte pittorica, guarderanno i quadri di Massimo Giannoni,resteranno stupefatti,di cosa fossero le librerie,dell'eleganza e della austera severità.
Quella fonte primaria di sapere,raccolta insieme dentro scaffali polverosi,è perduta per sempre,non sapranno neanche a cosa fosse in realtà necessaria.Il tempo inghiotte quell'immenso,titanico,laborioso lavorio,di migliaia di amanuensi,di migliaia di scrittori,una cultura messa insieme pagina per pagina,foglio per foglio,ecletticamente.Non ne rimane più nulla,perchè tutto si è dissolto,rimane forse qualche traccia,nei meandri misteriosi di quelle macchie di colore ad olio dei quadri di Massimo Giannoni.Rimane finanche la luce,quei tagli leggiadri,iridescenti,quelle sfumature che sono l'oblio delle parole,la passione,la forza,l'indagine della mente nell'esistenza dell'uomo.
Nei quadri di Massimo Giannoni, c'è anche questo elaborato senso romantico del passato,quasi un profumo di nostalgia dei tempi andati,di ciò che era e che non sarà mai più.Sono forse anche ricordi,legati alla nostra infanzia,al tempo di ieri,alla costruzione del sapere come noi la intendevamo.Siamo stati superati,siamo ormai antiquati,forse noi stessi libri abbandonati al nostro destino,su uno scaffale polveroso di un magazzino dei libri,ormai chiuso da anni.
Avevo scritto,proprio durante il week-end,un articolo sull'opera del pittore Massimo Giannoni,dal titolo: La dimenticata civiltà del libro.Sono rimasto colpito dalle sue librerie,di come il pennello sbiadisca i colori insieme ai libri,alla loro realizzazione,alla memoria degli stessi.Ho puntualizzato come quei quadri,i colori ad olio,le effusioni delle copertine di libri sbiaditi,siano il confine tra la vecchia e la nuova civiltà,quella della nuova generazione dell'I-PAD.
Ma con Pierre Marc- De Biasi,direttore dell'ITEM(Istituto di testi e manoscritti moderni),siamo andati anche oltre,perchè si coglie un altro aspetto di questa "dimenticata civiltà del libro" in via di estinzione: "Distruggendo la possibilità di memoria,ci stiamo preparando ad un futuro orfano di noi stessi",scrive il suo autore.
Il direttore dell'ITEM,Pierre Marc- De Bise,scende insieme a noi nella "dimenticata civiltà del libro",la fa propria nel senso e nel significato che più gli appartiene,che forse anche a noi era sfuggito,più cronisti che scienziati,perchè alla civiltà del libro appartiene anche quella della memoria,in senso filologico.
Per spiegarci tutto questo De Biasi ha scritto un libro,"Gli archivi della creazione all'epoca del digitale",che mette in rilievo come da circa vent'anni,la maggioranza degli scrittori si è convertita al born digital manuscripts,a quei manoscritti composti direttamente sul computer.Delle loro lunghe stesure,dei cambiamenti,dell'evoluzione del pensiero di un libro, non rimane più nulla,quella immaginaria,ossessiva,fantastica,irripetibile esperienza di scrivere un manoscritto.La letteratua insomma,sta diventando il regno eterno della bella copia,si spegne il valore del trasporto,della tormentata visione della creazione.
Della "dimenticata civiltà del libro" si rischia dunque,anche di vedersi scippare via gli anedotti della memoria,di lavare sulla lavagna nera di ardesia ogni nostro repentino cambio di idea,quelle scritte,i simboli e le forme,care al linguaggio della fantasia,alla storia stessa.Si sgretola,dunque,come una piramide perduta nel deserto,giorno per giorno,quella civiltà millenaria dell'uomo,su cui era scritto e sepolta tutta la sua immensa conoscenza,le diaboliche invenzioni,i viaggi nell'ignoto della mente.
Ci domaniamo,frastornati adesso,prorio davanti ad un quadro di Massimo Giannoni,quanti di quei libri,di quelle pagine,riusciranno a sopravvivere al tempo,nel corso dei prossimi millenni.
Dobbiamo domandarci(perchè questi sono gli inquietanti interrogativi che ci solleva l'opera di Giannoni), se qualcuno di noi,quando sarà,guardando la Terra dall'alto,dentro un'astronave,avrà con sè uno di questi oggetti,un libro.
Dobbiamo domandarci se i libri,saranno ancora insieme all'uomo,nel lungo viaggio dentro l'universo,riuscendoci a scaldare,come una volta accadeva,prima di coricarci su di un letto,aprendo un libro dalle pagine ingiallite, magari su cui soffiare sopra causa della insopportabile polvere,illuminato da una fioca luce di una candela.Ma cos'era costei?
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