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CALCIO CAMPIONATO A E B I SIGNORI DELLE SCOMMESSE CLANDESTINE

Sei i calciatori arrestati. Sette quelli indagati. Quarantaquattro le persone coinvolte. Agli arresti domiciliari finisce Beppe Signori, ex attaccante della Nazionale, di Lazio e Bologna. Il giudice Salvini lo dipinge come uno dei dominus della vicenda: «Il suo nome non doveva essere nemmeno pronunciato. Di lui dicevano che era quello che “aveva segnato 200 goal in serie A”, oppure lo chiamavano “Beppe nazionale”». Signori è accusato di aver giocato 150 mila euro sulla partita Inter-Lecce e di averli persi. Signori finisce in Questura a Bologna e davanti ai giornalisti allarga le braccia in segno di resa: «Abbiate pietà...». (La Stampa) In campo giocavano per finta, che era una «combine». Ma se c'era da scommettere giocavano forte, fortissimo, anche 23 milioni di euro solo sui siti on line asiatici, per la partita Padova-Atalanta dello scorso marzo. «Impossibile quantificare il giro di scommesse illecite. Stiamo parlando di migliaia di giocatori. Quello che emerge è il quadro di un campionato intossicato», spiega il giudice di Cremona Guido Salvini che con un'ordinanza di 611 pagine riscrive la serie A, la serie B e pure la Lega Pro. «Abbiamo deciso di intervenire prima della fine del campionato, perché anche la giustizia sportiva possa fare il suo corso», dice. E si capisce che nel mirino finiscono Atalanta e Siena, ufficialmente già promosse in A, tutto da dimostrare come ci siano riuscite.

Le partite sotto inchiesta sono diciotto. Quelle sfiorate dal sospetto una quindicina. Sei i calciatori arrestati. Sette quelli indagati. Quarantaquattro le persone coinvolte. Agli arresti domiciliari finisce Beppe Signori, ex attaccante della Nazionale, di Lazio e Bologna. Il giudice Salvini lo dipinge come uno dei dominus della vicenda: «Il suo nome non doveva essere nemmeno pronunciato. Di lui dicevano che era quello che “aveva segnato 200 goal in serie A”, oppure lo chiamavano “Beppe nazionale”». Signori è accusato di aver giocato 150 mila euro sulla partita Inter-Lecce e di averli persi. Signori finisce in Questura a Bologna e davanti ai giornalisti allarga le braccia in segno di resa: «Abbiate pietà...». Dirà in serata uno dei suoi legali: «Signori è totalmente estraneo, ha solo la sfortuna di conoscere due delle persone coinvolte nella vicenda». Trattasi dei due commercialisti bolognesi arrestati.

Tra gli scommettitori per quella partita finisce nel registro degli indagati pure Stefano Bettarini, l'ex marito di Simona Ventura e oggi commentatore a «Quelli che il calcio». L'accusa anche per lui - ma a piede libero - è quella di associazione a delinquere ed estorsione. Non sarebbe nemmeno la prima volta che si parla di lui per affari di partite truccate. Nelle intercettazioni lo chiamano «il bello». E lui, bello bello, adesso fa quello che sa meno di niente: «Io non c'entro nulla». C'entrano secondo il giudice e finiscono in carcere l'ex capitano del Bari Antonio Bellavista, Marco Paoloni che giocava con gli ansiolitici sulla pelle dei suoi compagni della Cremonese. Ai domiciliari vanno Mauro Bressan passato dal Milan al Chiasso, il difensore dell'Ascoli Vittorio Micolucci e Vincenzo Sommese, Gianluca Tuccella del Cus Chieti e il direttore sportivo del Ravenna Giorgio Buffone. Tra i denunciati a piede libero c'è pure il capitano dell'Atalanta Cristiano Doni accusato di aver contribuito alla combine di Atalanta-Piacenza del 19 marzo scorso. Partita su cui il solito «Beppe nazionale» puntò 60 mila euro.

«I giocatori scommettono sulle stesse partite che truccano. La frequenza delle manipolazioni è impressionante. Vengono gestite anche cinque partite per volta», spiega nella sua ordinanza il giudice Guido Salvini. Uno dei centri delle scommesse è Bologna. Attivissimi sono gli «zingari». Di nome e di fatto visto che a guidarli è Almir Gecic, slavo di nazionalità, in forza al Chiasso, che a Bologna calava nello studio di due commercialisti - arrestati pure loro - dove venivano pianificate le giocate e decise le somme per comperare i giocatori. Perché ogni giocatore corrotto aveva la sua bella tariffa. Così come ogni partita aveva il suo prezzo. Anche 400 mila euro per la serie A, che scendeva fino a 50-60 mila euro per gli incontri nelle divisioni minori.

«Un quadro sistematico di illeciti», assicura il procuratore capo di Cremona Roberto Di Martino. Un quadro emerso dalle intercettazioni telefoniche - «Indispensabili», le definisce il giudice Salvini - ma pure dall'andamento delle giocate on line sui vari siti Stanleybet, Bet365, Iziplay e altri ancora, monitorati per mesi, dove avvenivano picchi di giocate inusuali per partite di serie minori, con puntate fortissime magari sulla squadra meno favorita che poi a sorpresa vinceva. Un quadro i cui contorni sono ancora tutti da scrivere. Anche se gli investigatori precisano: «Al momento non ci sono elementi oggettivi sulla serie A». Ma su questo ora ci scommette nessuno.

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