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FINI LA RUSSA BERLUSCONI BOSSI IL CAROSELLO DELLA LEGGE ANTICRISI.

Fonte Corriere della Sera .«A UMBERTO CHIEDO DECENZA» - L'intervento del Cavaliere dovrebbe riportare un po' di calma nella maggioranza. Solo un'ora prima che il premier parlasse con i giornalisti, La Russa - che è anche il «reggente» di An dopo la nomina di Fini a terza carica dello Stato - era intervenuto pure per replicare al Senatùr che aveva parlato di difficoltà nel Pdl - di cui la Lega non fa parte - tirando in ballo il fatto che alla sua base ci sono due partiti molto diversi tra loro. - «A Bossi chiedo un pò di decenza - ha detto La Russa - e di non esagerare nella gara per la cattura delle basi. Noi non lo facciamo con la base della Lega». Bossi aveva fatto commenti non proprio leggeri sui «popoli» di An e Forza Italia, che costituiscono le due anime principali del Pdl: «C'è gente che è andata in carcere, altri che non si conoscono. La questione non è Fini o Berlusconi, loro possono anche andare a cena, il problema è la base. In ogni caso il governo non rischia, non implode nulla. Per fortuna che c'è la Lega...».

Fonte Corriere della sera .ROMA - L'approvazione del decreto legge anticrisi provoca tensioni nella maggioranza dopo la decisione del governo di porre la fiducia sul provvedimento a causa dei troppi emendamenti approvati in commissione al testo originario. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, è infatti intervenuto in Aula bacchettando il governo rappresentato dal ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito: «In tanti anni ho avuto modo di ascoltare le molteplici ragioni per le quali il governo, avvalendosi di una sua esplicita prerogativa, ha deciso di porre la questione di fiducia - ha detto Fini - ma è la prima volta che ascolto porre la questione di fiducia da parte del rappresentante del governo in onore del lavoro della commissione». Fini ha aggiunto, tra gli applausi delle opposizioni: «È anche la prima volta che sento dire che viene posta la questione di fiducia in omaggio alla centralità del Parlamento». Per questo Fini vuole ricordare al rappresentante del governo che i lavori del Parlamento prevedono «l'esame in commissione e poi l'esame in assemblea». Senza voler giudicare la scelta di porre la fiducia, che è «legittima», per Fini è «doveroso esprimere considerazioni politiche». «L'omaggio al Parlamento», rimarca, lo si fa lasciandolo lavorare. «Il rispetto della centralità del Parlamento e della sua funzione nel procedimento legislativo non si limita all'omaggio del lavoro fatto in commissione ed impedendo ai deputati di pronunciarsi in Aula su un testo», ha sottolineato il presidente della Camera.

BERLUSCONI - Poco dopo è arrivata la risposta del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi: «Abbiamo fatto questa valutazione, per noi la fiducia era indispensabile». Alla domanda se la posizione di Fini fosse dovuta al suo ruolo, il presidente del Consiglio si è portato la mano sulla bocca come per dire: non rispondo.

CONTROREPLICA - Polemica placata? Assolutamente no. Non si è fatta attendere infatti la contro-replica di Fini: «La fiducia era necessaria - hanno fatto sapere fonti vicine alla presidenza della Camera - ma non per le ragioni addotte dal ministro Vito in aula, bensì per problemi connessi al dibattito interno alla maggioranza».

CICCHITTO - In precedenza, del resto, a differenza dell'opposizione che aveva appoggiato l'intervento di Fini, il capogruppo del Pdl aveva criticato l'atteggiamento del presidente della Camera: «Il rilievo mosso al governo può essere oggetto di discussione e di dibattito, ma noi non sentiamo di condividerlo». «Un articolo del regolamento - aveva spiega Cicchitto - disciplina un istituto, quello della fiducia, che in quanto tale non può essere una mancanza di rispetto per il Parlamento. Noi ci assumiamo la responsabilità della scelta del governo; con la fiducia non si spossessa nessun parlamentare della propria funzione».

LEGA - Anche il leghista Roberto Cota, come aveva fatto qualche minuto prima il capogruppo del Pdl, attaccava la presa di posizione del presidente della Camera. Riferendosi all'attacco di Fini alla tassa per il permesso di soggiorno, Cota osservava: «Abbiamo assistito a polemiche, a una serie di interventi compreso il suo. Lei è intervenuto nel merito di una vicenda, lei che oggi rivendica un ruolo istituzionale super partes, in quella circostanza lei è intervenuto nel merito. Noi non rinunceremo a proporre in questo Parlamento le nostre idee che riteniamo siano giuste e sulle quali abbiamo il consenso della gente. Caro presidente della Camera, della nostra gente».

MPA - Ma l'Mpa, partito alleato del Pdl, esprimeva successivamente nell'Aula della Camera «profondo dissenso» per la posizione assunta proprio da Cicchitto e «sostegno pieno» a quella del presidente Gianfranco Fini. Lo ha detto Roberto Commercio ricordando che il suo partito aveva presentato 40 emendamenti al decreto legge anticrisi che erano stati dichiarati ammissibili, tutti relativi al sud.

PD - La presa di posizione di Fini è stata accolta favorevolmente anche dall'opposizione. «È una fiducia immotivata quando ci sono solo venti emendamenti» ha detto il segretario del Pd, Walter Veltroni. In realtà, ha proseguito, la fiducia «sanziona la grande difficoltà che c'è nella maggioranza. Ha fatto bene il presidente della Camera a richiamare le prerogative del Parlamento. Questa fiducia costituisce uno strappo consistente anche nella prassi della vita parlamentare».

UDC - Per il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, «Fini ha detto cose ineccepibili. Le divisioni della maggioranza hanno portato a porre la fiducia e, almeno per una volta, non si dirà che sparita l'Udc sono spariti i problemi. È sparita l'Udc, ma i problemi si sono amplificati e questa maggioranza è divisa su tutto».

IDV - Diversa la posizione di Antonio Di Pietro. «Da un po' di tempo Fini ci sta abituando a protestare con la voce ma a stare zitto con i fatti- ha affermato il leader dell'Italia dei Valori. - A noi le proteste del giorno dopo sembrano come la lavata di mani di Ponzio Pilato».

 


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