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PALERMO ODG INPGI GIORNALISTI IN RIVOLTA IN ITALIA CRISI LAVORO IL CASO ROSALINDA CAMARDA

Palermo 27 Luglio 2011 CORSERA.IT  

Giornalismo in crisi in Italia,giornalisti sfollati,svenduti,senza lavoro.Pubblichiamo il caso di Rosalinda Camarda da Palermo,paradigma del momento difficile del giornalismo italiano.

Esimio dr.Matteo Corsini,

le cose qui non funzionano, ed è difficile trovare il bandolo della matassa. Provare a risalire il percorso che porta all’origine del male che contamina la mente del popolo di questa regione. Questo è il compito che alcuni uomini e molte donne, miei conterranei, provano a fare per verificare la possibilità di isolare il virus e produrre un vaccino, come si fa nella ricerca scientifica, che possa non solo curare il problema conclamato ma possa, soprattutto, prevenirlo in futuro dotando la gente di una coscienza comune. Volta per volta si prova a identificare il responsabile passando da un’atavica mentalità popolare carica di filosofica inesorabilità – comoda considerazione – per finire in una riflessione amara e vile...

che riconosce ai politici l’attenuante dell’essere istigati alla corruzione dal bisogno di dare al popolo ciò di cui necessita.

Tra le necessità della gente c’è il Lavoro, che è anche un diritto su cui si fonda la nostra Repubblica. Argomento centrale che condiziona la maggior parte delle decisioni da prendere nel corso della nostra vita. Sulla sicurezza che deriva dall’avere un lavoro stabile e duraturo, si fondano i nostri progetti che iniziano da un tetto sotto il quale vivere, per arrivare alla concretizzazione dell’istinto procreativo (di chi ancora lo sente!). E sui molteplici aspetti che gravitano intorno a questo principio, si potrebbe dire tanto e tanto criticare o difendere l’operato delle amministrazioni locali salvo, poi, doversi fermare davanti alla realtà dei fatti: non si muove foglia che la politica non lo voglia.

Perché nella mia terra, bellissima e ricca di opportunità, in realtà si sottostà a un’unica, ineluttabile regola: essere raccomandati. Il come lo si è, poi, stabilisce l’ordine di rilievo della stessa e, di conseguenza, anche la probabilità di successo. Ma non sarò certo io a svelarle qualcosa di sconosciuto o ad aggiungere informazioni a quelle già in suo possesso. Accade dappertutto, è vero, ma la differenza sta nella misura. Nella percentuale – come dire - dei successi meritori contro quelli perentori.

Le comunico solo adesso chi sono e dove vivo, perché ho ritenuto più rilevante iniziare con un’analisi che rappresentasse ciò che penso, piuttosto che esordire con una presentazione di taglio giornalistico.

Sono una giornalista professionista siciliana e vivo a Palermo. Ho diretto per anni un mensile regionale d’inchiesta oggi non più editato. Dicevo che sono giornalista ma lo sono sulla carta, quella che mi vede iscritta all’albo, e solo quella.

Perché, per il resto, grazie appunto alle dinamiche di cui ho scritto prima, ormai scrivo solo ai miei amici e colleghi più fortunati di me, ai quali do anche suggerimenti o informazioni.

Questa la sorte di chi non accetta logiche diverse dal riconoscimento della capacità di far bene il proprio lavoro prescindendo dalle ‘amicizie’ o dall’appartenenza a questo o quel gruppo sociale, politico, culturale o religioso.

Ho scritto questa lettera a più riprese. Non perché mi mancassero le parole da scrivere ma perché, al contrario, erano troppe, un fiume, che rischiava di travolgere il senso stesso del mio messaggio. E’ dura esercitare la capacità di sintesi quando il problema ti tocca da vicino e vorresti non trascurare nessun aspetto, nemmeno l’emozione.

Non voglio rischiare d’essere giudicata ‘ovviamente’ reverenziale con elogi celebrativi su di lei e il giornale che dirige perché mortificherebbe la verità e, soprattutto, la sincerità del mio pensiero.

Solo una precisazione, però, la devo fare perché a mio avviso significativa. E’ la prima volta che scrivo a un direttore di testata in questi termini e con serenità intellettuale. Il mio curriculum ha viaggiato, invece, attraverso canali ufficiali un po’ dappertutto.

A Lei affido deduzioni e considerazioni sul perché di questa mia lettera.

La vita spesso ci mette davanti a scelte che richiedono coraggio e spirito battagliero. Lei ne sa qualcosa. Ma se si crede nelle proprie idee, anche gli insuccessi hanno un sapore meno amaro.

Io credo nel mio mestiere, nonostante tutto, e sto ancora lottando per poterlo fare.

 

Rosalinda Camarda


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