Washington 21.1.2009(Corsera.it) di Matteo Corsini.
Il mondo intero si interroga sul nuovo Presidente afro americano Barack Obama,si interroga per conoscere in anticipo se la storia lo consacrerà l’uomo della provvidenza,la personalità capace di superare ogni ostacolo e arrivare alla vetta abbracciando il mondo a cui si rivolge o gran parte di esso. Questa celebrazione è quella del più profondo e radicale cambiamento che la storia ci abbia regalato ,perché uno schiavo nero d’africa oggi siede sulla poltrona più potente del pianeta.
La strada di Barack Obama è contaminata dallo spettro delle guerre,la violenza del terrorismo,la ferocia di una crisi economica senza precedenti di cui ancora oggi non si conosce esattamente la dimensione. Le borse mondiali e specialmente quella americana oggi hanno regalato uno schiaffo al giovane Presidente americano,crollando proprio sulla scia del suo discorso,mostrando uno scetticismo esagerato per questo figlio dell’America Nuova.
Lo scontro della civiltà,lo scontro della cultura,lo scontro tra razze e religioni,l’avvento della chiave di interpretazione di tutte queste orribili macchie nere che l’umanità bianca si porta sul dorso, ha un riflesso astrale e uno negativo.Dentro e fuori Barack Obama si racchiude il sogno ma come anche la negazione di questo,si vede l’entusiasmo dell’innovazione ma il ghigno balordo del pessimismo.L’America è divisa profondamente,crede nei miracoli e forse crede anche nel miracolo di questo suo figlio hawaiano,ma in fondo alla strada la musica è sinistra,infonde la paura di lacrime amare.Malgrado l’ottimismo la festa e la felicità,gran parte di quella smisurata America era ancora ferma,come percepisse che la festa sia per alcuni ma non per tutti.IL meccanismo ha iniziato a girare come tante volte si è visto,ma le grandi lune nere sono intorno al cielo e guardano mestamente queste celebrazione che per molti è anche una beffa,un rantolo di quella parte del mondo civile che malgrado la crisi finanziaria è distante anni luce.Ricucire questo strappo ,colmare la differenza,rischiarare di luce il tempo e la storia stessa è un compito forse impossibile e se qualcuno abbassava gli occhi durante la festa non era la disfatta dell’ottimismo ma la constatazione che le regole non sono più le stesse.
L’America non è più in grado forse di condizionare le sorti del mondo,ha cercato invano di conquistare l’Iraq e sedersi in mezzo al medioriente lasciando che il germe della sua democrazia attecchisse,ma la parabola non è riuscita e Barack Obama ha dovuto dichiarare fin dal suo primo discorso che l’esercito americano abbandonerà l'Iraq.La forza devastante della crisi economica generata dalla follia del sistema finanziario americano ha travolto le economie mondiali trascinando al fallimento milioni di investitori e milioni di risparmiatori.Quelle regole che Barack Obama definisce dell’avidità e dell’irresponsabilità hanno segnato un altro solco insormontabile costruito nella diffidenza,anzi nella azione criminale collettiva del sistema americano.
Barack Obama è il giovane sogno americano gettato sui sentieri di guerra che George W.Bush nel corso della sua intera amministrazione ha volutamente seminato per imporre la filosofia e lo stile di vita americano sopra ogni altra cosa ,ma forse e peggio cercando di soppiantare civiltà diverse e lontane.Questo senso smisutato della personalità del far west ha incendiato molte zone del mondo,inaridito le relazioni con il popolo musulamano,condotto alla morte migliaia di persone innocenti.L’ultimo fardello della guerra di Gaza ,il genocidio dei palestinesi,fermato un attimo prima del suo insediamento è un’altra risposta difficile che questo Presidente americano dovrà dare al mondo e non saranno sufficienti poche ore di sonno questa notte.
Quel mondo gigante fatto di miliardi di occhi che lo guarda e lo ammira,lo sospende nel vuoto come fosse la sola ipoteca per il futuro migliore si aspetta che ogni suo gesto e ogni sua parola sia sufficiente a innescare un meccanismo diverso,in grado di camminare trovando soluzioni ad ogni problema. Ma quelli davanti ai suoi occhi sono sentieri di guerra,sentieri disseminati di bombe trappole e tranelli,sentieri fatti di specchi dove è facile perdersi ammirandosi e difficile trovarne la fine o il bandolo della matassa. La gioia degli americani oggi era più semplice e meno effimera di tante altre volte,gli occhi che accarezzavano quel giovane figlio nero solcavano l’aria in cerca di risposte e forse anche di vedere proprio intorno a lui materializzarsi i desideri più significativi della esistenza,la sicurezza,la tranquillità e la pace. L’America è giunta in questo giorno di celebrazione piena di buoni propositi,ma intorno ci sono macerie e la gente è a pezzi,il carosello del vortice economico gira a vuoto,segna il passo,rintocca su ore sbagliate,affatica il respiro anche degli ottimisti più incalliti. Per quanto si possa girare la bandiera ,roteare il bastone,suonare il tamburo,la realtà è dura difronte alla Casa Bianca,fatta di ossa della gente che per molti anni e diverse generazioni aveva costruito un sogno indistruttibile che oggi al contrario affiora forse anche della sua mediocrità,perché è il sogno fugace del benessere economico e meno quello della evoluzione culturale del pianeta.L’America dei grandi pensatori e dei grandi sognatori negli ultimi anni ha immaginato se stessa ancorata al suolo,al frenesismo delle borse e degli investimenti e forse si è guardata meno riflessa nella pozza di acqua della strada sotto casa,quel calpestio incessante che la cultura è in grado di intercettare negli istanti della vita.
L’America ha un virus e come lo disegna e lo esaspera Barack Obama questo virus si chiama avidità economica,la scommessa dunque è quella di spingere questa grande nazione e con lei gran parte del mondo globalizzato verso obiettivi nuovi,quei segni e quei significati che la forza del sole del mare e del vento possono indicare alla gente.
Sono segni ,quei volti che cambiano,quei significati che si interpretano,quei suoni del vento,l’ondeggiare delle palme delle isole,i sentieri dimenticati proprio dalla cultura americana,quella che un giorno si è messa in moto rincorrendo una cadillac nelle strade d’America.
Barack Obama e’ il Presidente che deve far risorgere quel sogno,rimetterlo in moto e farci sedere dentro la gente,lasciare che il tempo si giri e sorrida,che al figlio del vento e del mare,conceda altri momenti di grandezza,che lui stesso ne trovi ovunque la forza,sia libero di pensare quello che immagina di essere,che la sua storia sopra le altre carpisca la pace,quel soffio delle onde ,quella saggezza che dalle radici della storia americana riemerga per spezzare la catena di ferro che ha legato le caviglie del mondo,impedito che tutto funzionasse,il giorno si spegnesse nella notte e tornasse a risorgere ancora.
Matteo Corsini
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