Gerusalemme 1.2.2009(corsera.it) di Matteo Corsini.
Una questione etica quella che solleva Tony Blair sul futuro della Cisgiordania oppure una questione squisitamente politica? Il connubio tra terrorismo ed etica,anche qualora questa si consideri soltanto dall’aspetto sociale ,forse non è sintetizzabile proprio oggi in cui le necessità della pace predominano anche sugli atti di violenza. Ma la questione etica e anche morale è una riflessione che andrebbe anch’essa capovolta e avvicinata proprio guardando dentro un cannocchiale e mettendo a fuoco gli aspetti della giustizia degli interventi militari dell’esercito con la stella di David.
Quali accordi infatti possono misurarsi e rimanere stabili con le parti che utilizzano la guerra,la minaccia terroristica e l’invasione militare come strumenti di negoziazione?
Quali prevalgono sugli altri?
Esiste una equilibrio etico sostanziale tra atti terroristici e guerra preventiva?Esiste una differenza tra i morti civili israeliani e quelli palestinesi lacerati dal bombardamento dei cannoneggiamenti di un esercito superiore e preponderante?
La questione etica comunque per Tony Blair ha una prima comune radice,una sorta di punto di inizio:il riconoscimento di Israele,necessario poiché senza il medesimo non è ipotizzabile alcun tavolo di negoziato. Ma proprio qui nasce lo scontro tra etiche antitetiche , s incunea il pregiudizio tra l’odio razziale e religioso dei contendenti. Hamas vede in Israele un invasore del suo territorio e quella sintesi necessaria è imponderabile,quindi la sintesi devastante del conflitto,di ogni conflitto insorto in Cisgiordania.
Gli egiziani al contrario cercano di costruire una tregua di lungo periodo con Hamas,poiché sanno che la sintesi etica di Tony Blair,quel coraggioso tentativo di trasformare la Cisgiordania e Israele in una sola nazione non è possibile.
Comments (0)