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CORSERA FINANZA MPS UNION BANKING ALESSANDRO PROFUMO POLEMICA AL CALOR BIANCO CON GLI AZIONISTI

ROMA 24 SETTEMBRE 2012 CORSERA.IT DI MATTEO CORSINI

SCANDALO MONTE DEI PASCHI DI SIENA.NEL WEEK-END DIVAMPA LA POLEMICA A SEGUITO DELL'INCHIESTA DEL CORSERA.IT,SULLE FILIALI DESUETE E IL PERSONALE INADATTO.POLEMICA AL CALOR BIANCO CHE GLI AZIONISTI DI MONTE DEI PASCHI DI SIENA HANNO SOLLEVATO NEI CONFRONTI DEL MANAGEMENT E DEI SINDACATI.ALESSANDRO PROFUMO RISPONDE DALLE PAGINE SBIADITE DELLA REPUBBLICA,DICHIARANDO CHE "STIAMO RISANANDO LA BANCA"," FABRIZIO VIOLA HA MESSO IN PIEDI ....

UNA SQUADRA DI ESPERTI IN POCO TEMPO ". LA SOLITA TIRITERA CHE LA FONDAZIONE MONTE DEI PASCHI DI SIENA NON AVRA' I SUOI ASSET INVESTITI AL 100% IN UN SOLO ASSET.LA FONDAZIONE DEVE FARSI DA PARTE,QUANDO ARRIVERA' UN NUOVO AZIONISTA,CHE "CONDIVIDA LA L'IDEA ....

DI UNA GRANDE BANCA ITALIANA,FOCALIZZATA SU FAMIGLIE E PICCOLE MEDIE IMPRESE E CON IL SUO QUARTIERE GENERALE A SIENA."

AL CONTRARIO LA GRANDE CRISI CHE STA INVESTENDO L'EUROPA E IN PARTICOLARE IL SETTORE FINANZIARIO,DOVREBBE INDURRE LA BANCA AD UN ALLEGGERIMENTO FORSENNATO,PROPRIO COME ACCADE PER GLI SCAFI CHE DEVONO AFFRONTARE LE REGATE TRANSOCEANICHE.UNA BANCA LEGGERISSIMA,ATTENTA A DIVENTARE PROTAGONISTA DEL FUTURO CHE GIA' ESISTE.UNA BANCA CHE DOVREBBE ACCOMPAGNARE LE GRANDI E MEDIE IMPRESE DEL PAESE NELLE LORO AVVENTURE OLTRECONFINE.LA BANCA TERRITORIALE,COME INTESA DA MPS,HA GIA' FALLITO,COME DIMOSTRA LA DISASTROSA ESPERIENZA DELL'ACQUISTO DI BANC ANTONIANA VENETO,CHE SEBBNE RADICATA IN UNO DEI TERRITORI PIU' RICCHI DEL PAESE NON HA PORTATO ALCUN FRUTTO.

GLI AZIONISTI VOGLIONO TORNARE ALLA REDDITIVITA',QUEGLI AZIONISTI CHE GRAZIE AI LORO SOLDI HANNO SOSTENUTO PER BEN DUE VOLTE GLI AUMENTI DI CAPITALE.MA PER TORNARE A PERFORMARE MONTE DEI PASCHI DI SIENA DEVE DIVENTARE MAGRA E FAMELICA,CAPACE DI COMPETERE E PER FARLO DEVE TRASFORMARE IL PERSONALE DA PELANDRONE SCALDA SEDIE,IN FUNZIONARI MODERNI,ATTENTI ALLA PROPRIA IMPRESA,COME FOSSE LA LORO AUTOMOBILE IN GIARDINO.

LE ALTRE STORIE CHE RACCONTA ALESSANDRO PROFUMO SULL'UNION BANKING SONO ANCHE CONDIVISIBILI,MA IL MONTE DEI PASCHI DI SIENA DEVE FARE GARA A SE',CONSIDERANDO ANCHE L'EVENTUALITA' DI UNA ROTTURA DELL'EURO,ALMENO COME FINO ADESSO L'ABBIAMO IMMAGINATO.MONTE DEI PASCHI DI SIENA DEVE FARE IL SALTO DI QUALITA',TROVARE NICCHIE DI MERCATO ALL'ESTERO,PROPRIO ED ESATTAMENTE COME ALTRI GRUPPI INDUSTRIALI ITALIANI HANNO FATTO PRIMA DI LEI,VEDIAMO ALL'ESEMPIO DELLA FIAT.SE PENSIAMO CHE IL MERCATO INTERNO SIA SUFFICIENTE A TORNARE ATTIVO,ALLORA SBAGLIAMO DI GROSSO,PERCHE' SE QUESTA CRISI DOVESSE PERDURARE,IL MONTE DEI PASCHI DI SIENA AVRA' DIFFICOLTA' A SALVARSI,SCHIACCIATA DA MILIARDI DI EURO DI IMPIEGHI IN SOFFERENZA.

LA STRADA E' UN'ALTRA DALLA VISIONE ESCLUSIVAMENTE TERRITORIALE E SEMBRA INCREDIBILE CHE PROPRIO UNO COME PROFUMO ,CHE HA PROIETTAO UNICREDIT OLTRE I CONFINI NAZIONALI,OGGI AMBISCA A RITIRARSI NEI FIUMICIATTOLI DELLA PROVINCIA ITALIANA.ALESSANDRO PROFUMO HA SBAGLIATO DESTINO PER LA BANCA UNICREDIT,SCEGLIENDO PAESI SBAGLIATI IN UN MOMENTO SBAGLIATO.MPS DEVE SEGUIRE LO SVILUPPO DELLE'CONOMIA DOVE QUESTO ACCADE,E PARLIAMO DEL BRASILE,DELL'INDIA E DELL'AUSTRALIA.SONO I CONFINI DEL MONDO CHE LA BANCA DEVE SALTARE INSIEME AI SUOI CLIENTI,A QUEL MADE IN ITALY INTRAMONTABILE E IMBATTIBILE DI CUI PARLA CON AUTOREVOLEZZA IL NOSTRO MAGGIOR IMPRENDITORE ITALIANO,DIEGO DELLA VALLE.MPS DEVE PENSARE IN GRANDE,SFRUTTARE LE AUTOSTRADE DELL'INNOVAZIONE TECNOLOGICA,RISCHIARE OLTRE OCEANO LA SUA AVVENTURA,PERCHE' IL VECCHIO SGANGHERATO NORD EST,OGGI NON ALBERGA PIU' IN ITALIA MA E' SBARCATO ALTROVE.

MONTE DEI PASCHI DI SIENA DEVE PENETRARE LA NICCHIA DEI GRANDI PATRIMONI,DIVENTARE COMPETITIVA COME BANCA DEL FUTURO.DUNQUE L'OCCASIONE DELLA CRISI E QUESTO CONDIVIDO CON ALESSANDRO PROFUMO,DEVE ESSERE QUELLA DI SGANCIARSI PRIMA DEGLI ALTRI DALLE ANCORE DEL PASSATO.

 «Il nostro vantaggio è che la situazione di difficoltà in cui ci troviamo ci costringe ad essere i primi a muoverci in un sistema che ha una struttura dei costi non sostenibile.

LA POLEMICA AL CALOR BIANCO TRA AZIONISTI E SINDACATI E' DUNQUE UTILE A SGANCIARE MPS DALLE SUE ZAVORRE,DAGLI ALIBI.PER AFFRONTARE 3.4 MILIARDI DI RIMBORSO DI TREMONTI BONDS,SERVE BEN ALTRO CHE LE CHIACCHIERE DELLE ESTERNALIZZAZIONI,QUI BISOGNA INCIDERE CON IL BISTURI NELLE PLACCHE CONTAMINATE DELLA MALAGESTIO DELLA PRECEDENTE GESTIONE.PURTROPPO PER SINDACATI E PERSONALE NON C'E' ALTRA STRADA O MPS E' DESTINATA A SALTARE,AD ESSERE TRAVOLTA DALLA NAZIONALIZZAZIONE O PEGGIO,ESSERE DIVORATA DAL LUPO,CHE DIETRO LE TENDE,CI GUARDA GOLOSO DI MANGIARCI IN UN SOL BOCCONE.

MPS DEVE COMPETERE CON LE FILIALI FUTURIBILI DI CHEBANCA! E QUELLE LUNARI DI ING.HO GIA' IN MENTE LO SPOT IDEALE PER MONTE DEI PASCHI DI SIENA,L'ALLUNAGGIO  DI UNA FAMIGLIA DI EXTRATERRESTRI,CHE ENTRA IN UNA FILIALE MPS ,E VI CHIEDE DI APRIRE IL SUO CONTO CORRENTE."  "SAPPIAMO CHE SIETE I MIGLIORI QUI NELLO SPAZIO".

 

 

 

 

 L'INTERVISTA A REPUBBLICA.«Avere il 100 per cento del proprio patrimonio investito in un solo asset mette a rischio, come abbiamo visto, gli interessi della comunità. E’ un rischio che la Fondazione ha deciso, con il tempo, di attenuare». Il che vuol dire aprire la porta ad altri azionisti. Quali? «L’attore fondamentale in questa scelta sarà la Fondazione. Per quanto mi riguarda l’azionista ottimale è un soggetto che condivide l’idea di una grande banca italiana, focalizzata su famiglie e piccole e medie imprese e con il suo quartier generale a Siena». Ovvero non un azionista industriale che ne prenda il controllo. «Esatto». C’è consenso intorno al progetto di risanamento della banca che state portando avanti, che comporta un diverso rapporto con la città? «La legittimazione sociale è fondamentale per ogni impresa. Nessuna può andare avanti se ha clienti insoddisfatti, dipendenti che non hanno appartenenza e una comunità che spinge per una regolazione avversa. Ma legittimazione sociale non vuol dire avere una rapporto patologico, di sostituzione.

Sono state le istituzioni locali e la Fondazione a decidere di cambiare e, coscienti del rischio che si prendevano, hanno scelto di dare valore al territorio attraverso una banca che fa bene la banca. La senesità è avere una banca che performa». Performerà? «Il nostro vantaggio è che la situazione di difficoltà in cui ci troviamo ci costringe ad essere i primi a muoverci in un sistema che ha una struttura dei costi non sostenibile. E Viola è stato bravo a costruire in tempi brevi una squadra di prima qualità. La risposta alla sua domanda è sì, performerà». La città ha capito la portata del cambiamento? «Credo di sì. Lo ha capito perché aveva un flusso di cassa che ora non c’è più. E ha capito che il senso del lavoro che stiamo facendo è recuperare la piena autonomia della banca dal pubblico ». Affrontate questa sfida in un contesto difficilissimo, a partire dai problemi dell’euro. «Il quadro però nelle ultime settimane è decisamente migliorato e questo è importantissimo perché una parte della crisi attuale è dovuta alla instabilità dei mercati finanziari. Le giuste scelte che sono state fatte ci danno tempo, non troppo, che dobbiamo utilizzare per continuare rapidamente il processo di integrazione europea. La banking union è il primo passo, al quale dovranno seguire l’unione fiscale e produttiva». Perché la banking union è un passaggio così importante? «Perché è fondamentale avere un unico libro delle regole e un unico supervisore che garantisca che le regole vengono applicate in maniera omogenea in tutti i paesi. Oggi non è così e quando lo sarà per l’Italia sarà un grande vantaggio». Qual è oggi il principale fattore di fragilità del sistema bancario italiano? «Uno dei principali è che abbiamo un eccesso di impieghi rispetto alla raccolta. In passato la differenza era colmata da investitori istituzionali, ora non più e quella differenza è stata coperta dalla Bce con i due Ltro. E’ una situazione non sostenibile nel lungo periodo per cui è urgente ripristinare un mercato europeo della liquidità, che a sua volta richiede una prima cessione di sovranità». Ovvero la banking union. Le dice “prima cessione di sovranità”, quali sarebbero le altre? «I passi immediatamente successivi sono la creazione di un fondo di garanzia europeo e di un sistema europeo per la gestione della crisi. Sono convinto che siamo a un bivio, o andiamo avanti nel processo di integrazione europea oppure andiamo indietro e se sceglieremo di andare indietro dobbiamo sapere che ci sarà un impatto sociale drammatico perché si metteranno in moto svalutazioni e inflazione, impoverendo le fasce medie e deboli». Come si fa ad evitare la scelta di tornare indietro? «Alcuni paesi temono che altri possano scaricare sulle loro spalle il debito che hanno cumulato, gli altri, tra i quali noi, devono dare garanzie credibili che non sarà così». Noi queste garanzie le abbiamo date? «Le stiamo dando ed è aumentata la consapevolezza». Per una banca nazionale come il Monte dei Paschi quanto conta la banking union? «È fondamentale perché se si ricrea un mercato internazionale della liquidità bancaria è più facile gestire gli asset. Vale per il paese e direi per l’intera Unione. L’Europa continentale è “bancocentrica” mentre i paesi anglosassoni sono “mercatocentrici” e nella percezione generale essere “bancocentrici” ha un valore negativo. Innanzitutto bisogna stare attenti perché avere al centro la banca dà maggiore flessibilità: se non paghi un bond a scadenza fallisci, se non paghi un finanziamento bancario rinegozi. E tuttavia riequilibrare il sistema dando maggiore peso al mercato è importante ma può essere anche molto doloroso se non ci sono meccanismi efficienti di finanziamento della liquidità bancaria, perché quello che si determina è una drastica riduzione degli impieghi. In concreto: se tutti devono rimborsare gli Ltro e nel frattempo non riparte il mercato delle cartolarizzazioni, delle obbligazioni bancarie e della liquidità in generale, quello che rischia di accadere è un deleveraging selvaggio». Voi come vi state preparando? «Noi abbiamo previsto di rimborsare integralmente la Bce nel periodo del piano portando il rapporto tra impieghi e raccolta dal 130 al 108 per cento». Cessioni di sovranità, diceva, o meglio “condivisioni di sovranità”, da fare rapidamente, operazione non facile in un momento in cui l’Europa viene percepita come una severa matrigna. «È che non siamo più capaci di avere un racconto positivo dell’Europa, di vedere i suoi punti di forza, il capitale umano, la molteplicità dei poli di competenza che è un elemento di ricchezza unico. Non riusciamo più a vedere le tante cose positive ». Veniamo all’Italia. Siamo alla fine del tunnel? «Non ancora. La domanda interna è debole così come gli investimenti. L’export va bene ma se non si rimettono in moto domanda interna e investimenti il sistema non regge». Non c’è un effetto positivo da riduzione degli spread? «Si è affievolito l’effetto paralizzante dovuto al timore che l’euro esplodesse, ma in condizioni come queste la gente non consuma e non investe non perché i tassi sono alti ma perché ha troppe incertezze sul futuro, personale e generale». Aumentare la produttività può rimettere in moto la macchina? «Certamente, ma è una operazione non facile. E’ un insieme di diversi componenti che alla fine incide sul costo del prodotto. Vorrei vedere dati più analitici, ma la mia impressione è che abbiamo più un problema di investimenti e innovazione che di costo del lavoro. Scaricare solo o prevalentemente sul lavoro non risolve il problema e riduce un reddito disponibile già basso. Bisogna lavorare sulla qualità della gestione, sulla flessibilità, sul quadro normativo, sulla esigibilità contrattuale, che è un elemento fondamentale». Il recupero di efficienza dell’economia reale è importantissimo, ma l’impressione è che potrebbe non bastare di fronte ad una finanza così pervasiva, famelica e incontrollabile che rischia di mangiarsi l’economia reale stessa e che ormai da anni è uno dei fattori dell’instabilità di tutto il sistema. «Il modo di affrontare il problema è costruire una seria supervisione globale. In proposito c’è un dibattito molto importante sul modello di supervisione, se il sistema di regole debba essere basato sui principi o prescrittivo. Quello prescrittivo non riuscirà mai a coprire tutti i possibili comportamenti e quindi sarebbe meglio un sistema basato sui principi. Ma questo richiederebbe una supervisione autorevole e al di sopra di ogni sospetto di influenza politica, nonché un sistema giudiziario capace di lavorare sui principi. E’ una sfida enorme». Cosa pensa della Tobin Tax? «Mi lascia indifferente perché non risolve i problemi e il peso sarebbe trasferito sugli investitori. Può avere un senso, più che risolvere i problemi creati della finanza, se l’obiettivo è finanziare con i suoi proventi qualcosa di importante e condiviso. A condizione naturalmente che sia universale, perché altrimenti il suo effetto sarebbe solo quello di rendere meno competitivi sui mercati dei capitali gli intermediari e gli emittenti dei paesi che la adottano». Lo storico logo ufficiale sia della Banca Monte dei Paschi di Siena che della Fondazione LA GUIDA A sinistra, il presidente della Banca Monte dei Paschi di Siena, Alessandro Profumo “La gente non consuma e non investe perché ha troppe incertezze sul futuro, personale e generale. L’export va bene ma non basta senza domanda interna e investimenti”


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