New York 24.2.2009(Corsera.it) di Matteo Corsini
E' stato un film leggendario per molti Fuga da New York ambientato in una Manhattan distrutta e ridotta ad un enorme penitenziario all'aperto.Un mondo di violenza feroce tra sopravissuti che cercano scampo alla distruzione.Protagonista un certo Jena Plinsky .Dopo l'ennesimo crollo della borsa americana sembra che siano altre le Jene che ridono cinicamente sulla disperazione di milioni di investitori.Le jene di questa fuga dalle borse sono i managers di quegli hedge funds che continuano a colpire imperterriti i titoli delle principali aziende quotate,fino a ridurle a fantasmi di loro stesse.
E' la stessa violenza con la quale il mondo finanziario sta capitolando difronte all'orrendo edificio del credito sintetico,alla sua malvagia trasformazione .
Se infatti la bolla immobiliare non è del tutto esplosa o non se ne conoscono i confini,sembra a tutti chiaro che la forbice tra prezzo reale e prezzo ipotecato stia diminuendo di giorno in giorno e soltanto una subitanea ripresa dell'economia mondiale potrebbe ristabilire equilibrio in quei valori,lasciando che il tempo riempia la differenza.Se l'economia mondiale rimane nelle mani dei Signori degli Hdge funds ,allora assisteremo ad una rottura delle ultime resistenze,quando per ogni azienda è conveniente uscire dal listino di borsa per non correre il rischio che la sua capitalizzazione eroda anche il patrimonio reale.
Anche la diatriba sulla valutazione degli asset tossici è del tutto fuori luogo perchè le dimensioni della bolla immobiliare non si possono analizzare scollegando quei valori dalla domanda del mercato,poichè questa incide notevolmente proprio su quei valori.Senza domanda non esiste asset da valutare e se la domanda diminuisce comunque il valore si deteriora.
Altri articoli La Repubblica .BRUXELLES - Il problema degli asset tossici "sembra che non sia stato ancora risolto in modo soddisfacente e un inatteso approfondimento del rallentamento economico adesso minaccia un ulteriore e più esteso deterioramento della qualità del credito degli asset bancari". E' questo l'allarme lanciato dalla Commissione europea nella bozza sulle nuove linee-guida per gestire gli asset tossici che, salvo sorprese, sarà approvata mercoledì. La Commissione suggerisce pertanto ai governi di "valutare le ipotesi delle nazionalizzazioni".
Nel documento Bruxelles sottolinea innanzitutto che "la ragione principale dell'insufficiente flusso di credito è legata all'incertezza sulla valutazione e la posizione degli asset deteriorati", cioè quelli tossici più quelli meno rischiosi. "Questa incertezza - aggiunge Bruxelles nel testo - non solo continua a minare a fiducia nel settore bancario ma indebolisce gli effetti delle misure di sostegno dei governi".
I prerequisiti per minimizzare i rischi, sottolinea la Commissione, prevedono invece "la piena trasparenza ex-ante e la rivelazione degli asset deteriorati delle banche scelte a godere dell'aiuto, sulla base di un'adeguata valutazione, certificata da esperti indipendenti e convalidata da un'autorità di supervisione del settore. Questa rivelazione degli asset deteriorati dovrebbe avvenire prima dell'intervento del governo".
"Una volta che gli asset sono stati valutati nel modo appropriato e sono state identificate le perdite che porterebbero ad una situazione di insolvenza senza l'intervento dello stato, la banca dovrebbe essere messa in amministrazione controllata o liquidata, secondo la legge nazionale e comunitaria".
In queste situazioni, prosegue Bruxelles, "per preservare la stabilità finanziaria e la fiducia, potrebbe essere appropriato prevedere delle garanzie o delle protezioni per i detentori di bond" ma "dove ciò appare sconsigliabile per questioni di stabilità finanziaria, la banca potrebbe beneficiare di aiuti sotto forma di garanzia o di acquisto di asset limitato allo stretto necessario per continuare ad operare per il periodo necessario a trovare un piano o per la ristrutturazione o per la liquidazione".
Tremonti: "Interventi radicali". 'Più sono decisi e radicali gli interventi e prima le crisi finiscono". Così il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, parlando a margine di un convegno a Cremona. "Tutte le crisi finiscono - ha sottolineato Tremonti - ce lo dice la storia". Il ministro dell'economia invita anche a guardare all'opportunità che possono derivare dalla crisi: "Questa crisi spingerà a trasformazioni nell'economia e quindi nella vita. Siamo entrati in un mondo dove pensavamo che la finanza portasse benessere e ne usciremo in un mondo nuovo". "E' finita - ha aggiunto Tremonti - l'idea ci creare felicità e ricchezza con il debito, la ricchezza si crea con il lavoro".
(23 febbraio 2009)
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