ROMA 6 NOVEMBRE 2012 CORSERA.IT
Mario Catania ministro delle politiche agrarie sta alla finestra a guardare la crisi del settore risicolo. IL cartello agro alimentare del riso comprime il mercato. Le sementi più pregiate del riso italiano comprate dai grandi produttori stranieri. India,Cina, USA, Brasile, Africa, rischiano di scomparire. Si sottrae terreno agricolo alla coltivazione delle nostre sementi favorendo ...
le varietà cosiddette atipiche meno pregiate. Sono condannate a scomparire le regine della tavola Carnaroli,Baldo, Roma. Gli industriali del riso fanno cartello imponendo nel mercato il loro prezzo di acquisto agli agricoltori. Non c’è un mercato regolato dalla concorrenza, né alla produzione né alla vendita del prodotto lavorato industrialmente. Domina il cartello dei più noti e reclamizzati marchi, Curti riso, Riso gallo,Riso Scotti, Euricom. Corsera Magazine ,4 giugno 2010, sollevò la questione del cartello del riso all’attenzione del garante della concorrenza e del mercato Antonio Catricalà. Il garante aprì un fascicolo e lo chiuse senza nemmeno avviare un minimo di istruttoria preliminare. Questo fascicolo potrebbe riaprirsi. L’esperienza dell’industria europea e americana sembra suggerire che la presenza di rigidi cartelli nei maggiori settori produttivi, ostacolando l’entrata di nuovi concorrenti , non solo determina indebiti aumenti dei profitti delle imprese del cartello,ma scoraggia gli investimenti, rallenta il processo tecnico e contribuisce alla diminuzione del saggio di sviluppo economico.
Un particolare del settore agro alimentare italiano è che pur essendo una eccellenza a livello mondiale, non ha la capacità di tutelarsi, tanto ne è che sistematicamente veniamo depredati delle nostre peculiarità agro alimentari costituitesi geneticamente nei secoli senza che il ministero delle politiche agrarie se ne preoccupi. A livello internazionale le produzioni agricole rappresentano un mercato di nicchia che se non viene protetto rischia di scomparire nel nulla sopraffatto dagli accordi mondiali ( VTO, GATT ) dove prevalgono interessi generali influenzati prevalentemente dai paesi più grandi India, Cina,Brasile, US,Africa, volti principalmente a risolvere problemi di popoli particolarmente svantaggiati controllando gli equilibri alimentari e finanziari necessari ad un miglioramento graduale delle loro condizioni sociali di vita. Un ruolo particolare è ricoperto dal riso che rappresenta l’80% della base alimentare del mercato, mentre l’Italia produce l’1% delle quantità annue transate in termini assoluti, e lo 0,3% delle quantità che entrano realmente nel difficile gioco del trading mondiale. Pertanto in questo ambito la guerra è persa senza speranza , in partenza.
Il trend generale di aumento dei prezzi internazionali è dovuto oltre all’aumento delle quantità trattate,37/m tonnellate 2008 con ulteriori incrementi previsti a 39/40 tonnellate per il 2017, anche al fatto che il riso ha una limitazione colturale dovuta a fattori pseudo-climatici, 45° parallelo nord e 45° sud e solamente nei territori ricchi di acqua.Il mercato italiano invece si presenta estremamente volatile. Si notano annate simili all’attuale con prezzi vicini a 300 ton. e annate in cui i prezzi raggiungono 500 ton., in particolare le annate 2003 e 2007. Inoltre tali variazioni sono repentine. Nel giro di 3/6 mesi, sia in aumento sia in diminuzione. Dipende dall’assenza di una programmazione industriale e agricola. Una visione strategica di almeno 5 anni. Non si conoscono con esattezza le superfici coltivate e le ipotesi produzione per varietà.
Il cartello degli industriali paga il meno possibile la materia prima agli agricoltori. Male organizzati non possono fare altro che lamentarsi spostando fatalmente parte della produzione sul mais in particolare in danno della coltivazione delle varietà di riso più pregiate italiane. Le nostre appartengono alla sottospecie japonica coltivata nelle zone temperate, più pregiata che da un solo raccolto annuo. Perché vogliamo produrre varietà non tipiche della sotto specie indica meno pregiata coltivata nello zone tropicali dove si superano i due raccolti annui? E’ una soluzione sbagliata economicamente solo osservando l’impossibilità di poter concorrere nei costi di produzione e nei prezzi di vendita. Contrastare gli accordi internazionali con i paesi in via di sviluppo, paesi meno avanzati, paesi del territorio d’oltre mare, è veramente ridicolo. Vendiamo le nostre sementi pregiate a caro prezzo alla concorrenza di nicchia, coltiviamo varietà meno pregiate nell’illusione di maggiori profitti.
La soluzione è in una filiera vera, non quel surrogato del giugno 2011 chiamato filiera e firmato dal presidente della CCIAA di Pavia ripreso poi dal ministro Galan. Peccato non fossero specificate varietà,prezzi,durata,quantità e quali operatori del settore, quindi il nulla in termini di realizzazione e efficienza. L’assenza di un programma pluriennale industriale, commerciale e agricolo a tutela delle varietà pregiate e del territorio nella loro valorizzazione storica e nella ricerca, con conseguente aumento della produttività, non permette l’inserimento di nuovi operatori industriali ostacolati dal cartello delle casta padrona dei produttori risicoli.
Renato Corsini – Fabio Aschei.
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