Roma 8 Novembre 2012 Corsera.it Renato Corsini
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Il ministro della Difesa Di Paola e la casta padrona dell’Unione Italiana Tiro a Segno. Il ministero ha tra le sue funzioni anche la vigilanza sull’Ente. Le vicende emerse dalla pubblicazioni su Corsera Magazine del dissenso degli associati pongono con evidenza la necessità di procedere ad una riforma strutturale dell’organizzazione interna. Il sistema verticistico....
ostacola la partecipazione democratica degli associati consentendo il formarsi in termini di potere di una casta padrona che detta le regole e le impone con prepotenza. Il risvolto peggiore è la ricerca del consenso favorendo l’elettorato compiacente deprimendo il dissenso. La disinformazione sulle decisioni che gli organi direttivi assumono nella gestione, l’oscuramento dei dati di bilancio, in particolare il consuntivo, le prerogative che la casta si concede illegittimamente, la disinvoltura nell’affidare contratti di collaborazione, prebende e elargizioni,senza altro criterio che il tornaconto personale. Chiudere gli occhi ai tesserati che solo il dissenso fa emergere è un modus operandi per conseguire il potere.
Il criterio che guida la casta padrona è il denaro di natura pubblica,le risorse della collettività, non sudato e pertanto facilmente spendibile.I fatti rivelati da Corsera Magazine tracciano perfettamente la gestione dell’Ente. La riforma strutturale appare necessaria e il ministro della Difesa Di Paola ha una buona occasione per avviarla. Il rapporto federale con il CONI, l’inserimento dell’Ente nell’ordinamento sportivo, è l’impedimento principale. Sul piano operativo della gestione delle attività occorre procedere a un distacco dei ruoli tra Ente federato e sezioni Tiro a segno, o meglio centri operativi, dislocati sul territorio nazionale. Separazione delle funzioni. Il contesto pubblico deprime il rinnovamento, favorisce il parassitismo. Ostacola la capacità intrinseca e innovativa degli associati.
Contrapposizione dell’iniziativa privata al sistema pubblico assistenziale. La prima deve prevalere. E’ l’unica via per dare sviluppo a questo settore che non è limitato all’ambito sportivo è prevalentemente economico sociale. Le cosiddette quote CIMA, si legge nelle interrogazioni del sen. Lannutti, imposte dall’Ente sul rilascio da parte delle sezioni del tiro a segno di certificati e attestati agli obbligati dalla legge ad essere iscritti, frequentare e superare un corso annuale di tiro a segno ( guardie particolari giurate, richiedenti porto d’armi e coloro che prestano servizio armato presso gli enti pubblici e privati ) rappresentano una tassa occulta, quindi, oltre che illegittime, sono proventi di natura commerciale. Le modalità per mezzo delle quali sono state imposte e riscosse le predette quote CIMA non rispettano la normativa vigente che tutela la fede pubblica riguardo alla raccolta dei fondi e non è dato sapere se su di esse siano statti versati all’erario, da parte dell’Ente, tutti gli oneri previsti dalla vigente normativa fiscale e tributaria.
Il lavoro delle sezioni è il fatturato d’impresa dell’iniziativa privata degli associati, la capacità di organizzarsi. Non può e non deve ridursi ad una gabella utilizzata dalla casta padrona. La soluzione è la costituzione delle sezioni in società con personalità giuridica di diritto privato, autonome per il profilo dell’auto finanziamento e per il profilo organizzativo. Il valore dell’intrapresa privata contro il disvalore dell’assistenza pubblica parassitaria. Il legame con l’ente federato rimane nell’ambito della partecipazione alle attività sportive competitive a livello nazionale e internazionale regolate e disciplinate dalla federazione internazionale. IL CONI non può pretendere alcuna competenza se non nell’ambito della partecipazione degli atleti selezionati per i Giochi olimpici.
Renato Corsini.
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