ROMA 4 DICEMBRE 2012 CORSERA.IT
E' ancora disoccupazione record. A ottobre sale a quasi 2,9 mln il numero dei disoccupati, 93mila in più rispetto a settembre, con il tasso che raggiunge l'11,1%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto a settembre e di 2,3 punti nei dodici mesi.
I dati dell'Istat fotografano una situazione drammatica per il mercato del lavoro. E il quadro, secondo il leader della Cgil, Susanna Camusso, non può che peggiorare: "Il 2013, sul piano occupazionale, sarà ancora più pesante del 2012, che già è stato l'anno più pesante della crisi". La preoccupazione è condivisa dagli altri sindacati e dalla...
politica, dal presidente della Camera Gianfranco Fini al leader Pd Pier Luigi Bersani, che richiamano l'attenzione di governo e Parlamento.
La crescita della disoccupazione riguarda sia la componente maschile sia quella femminile. Su base annua si registra una crescita del 28,9% (+644mila unità). Mentre per i giovani è pari al 36,5%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 5,8 punti nel confronto tendenziale.
Sono dati che, spiega all'Adnkronos il presidente dell'Istat Enrico Giovannini, segnalano "la difficoltà di molte famiglie che evidentemente cercano una fonte di sostentamento". I dati, aggiunge, "mostrano un fenomeno che sta avvenendo ormai da vari mesi: ci sono molte persone che prima erano inattive e che invece ora stanno cercando lavoro, e questo spinge verso l'alto il tasso di disoccupazione".
L'Istat segnala anche una sostanziale stabilità rispetto a settembre del numero di occupati, pari a 22 milioni 930mila. Su base annua si registra un calo dello 0,2% (-45mila unità).
Il tasso di occupazione è pari al 56,9%, in aumento di 0,1 punti percentuali nel confronto congiunturale, invariato rispetto a 12 mesi prima. "Dopo la caduta di settembre si temeva una continua emorragia di posti, questo non sta avvenendo ed è coerente con i piccoli segnali di stabilizzazione ormai del ciclo economico, anche se non vuol dire che siamo già in ripresa indica che la discesa si è sostanzialmente arrestata", commenta ancora Giovannini.
Diversa l'interpretazione nel fronte sindacale. A partire dall'allarme lanciato dal leader della Cgil, SusannaCamusso. ''Il 2013, sul piano occupazionale, sarà ancora più pesante del 2012, che già è stato l'anno più pesante della crisi''.
I dati Istat confermano infatti che "l'effetto recessivo delle politiche economiche è molto profondo" e sul 2013 avrà "un effetto moltiplicatore". Confermano, insiste Camusso, che ''la scelta di non occuparsi né di politiche industriali né di politiche dei redditi e di sostegno dei redditi più deboli determina una crescente crisi dell'occupazione e del sistema produttivo''.
Condivide l'allarme ma non l'analisi il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. I dati "sono drammatici, soprattutto per quanto riguarda i giovani e le donne. Ma è inutile piangersi addosso, è arrivato il momento di fare tutti insieme qualcosa. Non serve a niente scaricare la responsabilità sugli altri", dice.
Quello di Bonanni è un vero e proprio appello. "Bisogna fare tutti di più per smuovere le acque, ciascuno per le proprie responsabilità: governo centrale, regioni, enti locali, banche, imprese, sindacati".
Guarda sempre al governo e alle politiche economiche necessarie per invertire la rotta la Uil. "L'emorragia occupazionale, che sta investendo il nostro Paese, ha oramai raggiunto livelli di guardia non più tollerabili, i più alti registrati sin dal 2004", premette il segretario confederale Guglielmo Loy, aggiungendo che "a fronte di quasi tre milioni di persone senza lavoro, sembrano troppo modesti e insufficienti gli strumenti sino ad ora messi in campo dal Governo per fronteggiare una simile emergenza".
Per questo, il sindacato di via Lucullo invita a non perdere tempo. "E' necessario reagire con rapidita' mettendo al primo posto dell'agenda del Governo l'occupazione e la difesa del salario di milioni di famiglie, mobilitando tutte le risorse disponibili per evitare quella che potrebbe diventare una vera e propria catastrofe sociale".
Per l'Ugl, c'è una sola via d'uscita. "L'unica risposta alla deriva sempre più negativa della disoccupazione, che rischia di essere amplificata dalle novità introdotte dalla riforma del lavoro, è dare al Paese un nuovo progetto di ampio respiro orientato a sostenere la grande, media e piccola industria, dotandoci una volta per tutte di adeguate infrastrutture", spiega il leader Giovanni Centrella.
Altrettanto allarmate le reazioni della politica. I dati sono senz'altro "drammatici" per il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, che insiste sul ruolo decisivo che il lavoro deve avere nella prossima agenda di governo. Parla a Terni, in un incontro con i rappresentanti dei lavoratori della Thyssen. "Avete visto anche stamani i numeri che arrivano sull'occupazione, dati drammatici soprattutto sulla disoccupazione giovanile, è un record storico. Questo è il problema, quindi dobbiamo occuparci di questo. Intanto presidiando i luoghi che lo danno il lavoro, un lavoro qualificato".
E proprio alla disoccupazione giovanile guarda il presidente della Camera, Gianfranco Fini. "Il record della disoccupazione giovanile e' il campanello che piu' deve risuonare in questo stanze", dice, incontrando gli studenti della Luiss a Montecitorio. "Compito della buona politica è fare tutto il necessario per contrastare questo fenomeno, mettendo in campo iniziativa atte a garantire un futuro ai giovani", aggiunge. Tre, in particolare, gli obiettivi che politica e istituzioni devono centrare per contrastare l'escalation della disoccupazione: "rimuovere le disuguaglianze, premiare il merito e investire sulla formazione".
Il primo passo che sarebbe necessario, secondo il segretario federale della Lega Nord, Roberto Maroni, è quello indietro del governo Monti. "Istat: tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a ottobre è al 36,5%, il livello più alto dal 1992. Governo falliMonti a casa subito", sintetizza in un tweet.
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