Roma 9.3.2009(Corsera.it) di Matteo Corsini
Il PATTO D’ACCIAIO tra Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy sul nucleare che vede impegnate in prima fila EDf e ENEL scuote gli azionisti del colosso energetico italiano che sono impigliati nel crollo del titolo oggi a 3.40 euro . La spada di Damocle che pende sulla loro testa è inoltre un aumento di capitale vertiginoso per circa 10miliardi di euro che renderebbe inutile il pagamento del dividendo per il 2008 cedola di 29 centesimi e quello del 2009. Come dire che per rendere Enel protagonista dell’energia in Europa e cementificare l’alleanza con i francesi,i milioni di azionisti Enel dovranno rimetterci di tasca loro.
Lo stesso Ministro del Tesoro Giulio Tremonti che ha fatto i suoi conti di bilancio con il ricco dividendo di Enel dovrà appellarsi a qualche santo in Paradiso per risolvere il rebus della sottoscrizione dell’aumento di capitale da lasciare a Fintecna e Sace,con il rischio che non ci siano più soldi per accompagnare le imprese italiane nel mondo.
L’operazione Endesa, che ha ingigantito il debito Enel rendendo ormai necessario l’ aumento di capitale , è stata realizzata nel momento di maggiore euforia del prezzo delle commodities ,oltretutto con una put option concordata con due anni di anticipo.
A seguire la squadra dei managers Enel ci sono poi personaggi inquietanti come Alberto Gandolfi analista di UBS il colosso bancario svizzero travolto dalla crisi finanziaria mondiale e quindi quanto meno inattendibile ad analizzare bilanci e prospettive di un colosso energetico e poi la “stella “ Rolando Crapelli di Roland Berger a.d. della società di consulenza strategica per il Cane a sei zampe. Un miscuglio decisamente opaco che a forte velocità sta conducendo la compagnia Enel verso gli scogli in un mare i tempesta.
Un’altra prospettiva possibile all’orizzonte che questi diabolici analisti non hanno considerato è infatti che l’aumento di capitale potrebbe andare in parte inoptato dai suoi azionisti istituzionali tra cui Monte dei Paschi di Siena e molti altri piccoli risparmiatori che vendendo il titolo crollargli sotto i piedi potrebbero essere presi anche da un vertiginoso panic selling.Se l’aumento andrà inoptato Enel dovrà rivolgersi ai grandi investitori istituzionali con il rischio che dovrà ridursi il prezzo nominale per azione .
Al contrario se gli azionisti grandi e piccoli decideranno di sottoscrivere l’aumento di capitale per non vedersi diluita la loro quota ,l’impatto del dividendo sarà nautralizzato,rendendo vano l’investimento per almeno due anni.Se poi il dividendo come si ipotizza sarà anche sforbiciato,con l'aumento di capitale si finanzierà soltanto l'azienda con un ritorno addirittura in negativo.
Le strategie politiche e la grandeur dei managers Enel rischia di massacrare i piccoli azionisti ,spazzarli via per sempre da qualsiasi giusta remunerazione.
Redazione Corsera.it
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