"Noi attendiamo sette risposte - ha concluso Daniele Capezzone dopo la presentazione del dossier - le attendiamo per via giudiziaria, attendiamo le risposte dei diretti interessati, le attendiamo dal mondo politico, sempre pronto a festeggiare scudetti e quant'altro"
1 - LE ACCUSE DI IRREGOLARITA' NELLE ELEZIONI DELLA GIUNTA NAZIONALE.
Il giornalista di www.corsera.it, Renato Corsini, ha accusato gli attuali vertici del CONI di aver falsato le elezioni della giunta Nazionale: il presidente Petrucci infatti avrebbe fatto pressioni su tre membri del collegio elettorale, che sono dipendenti del CONI, in modo da non farli partecipare alle elezioni dei membri della Giunta Nazionale. La fondatezza di queste accuse appare rafforzata dalla vicenda - oggetto di una interrogazione parlamentare nella scorsa legislatura del senatore Learco Saporito - di un dirigente del CONI, Paolo Vaccari, che ha subito un declassamento con una riduzione di tre milioni sullo stipendio, proprio per aver favorito l'elezione in seno alla Giunta nazionale di un candidato sgradito ai vertici dell'Ente.
2 - CONI, FIGC E CONFLITTI DI INTERESSE
Il Presidente del Coni Gianni Petrucci, membro della Giunta nazionale, è anche Commissario della Federazione Nazionale Gioco Calcio. E dunque, stante le disposizioni della legge 23 luglio 1999, n.242, spetta a lui esercitare il potere di controllo, approvare i bilanci, stabilire l'entità dei contributi finanziari in favore di quella federazione, che gestisce in qualità di commissario. Lo stesso Petrucci ha di fatto ammesso l'esistenza di un evidente conflitto di interesse nominando il consigliere di Stato De Lise commissario ad acta della Figc in materia di iscrizione ai campionati delle società affiliate. In questo modo si è ammesso la palese illegittimità della nomina a commissario della FIGC di Gianni Petrucci e si sono create le condizioni per un ulteriore conflitto d'interesse potenziale visto che le decisioni del CONI, in materia di iscrizione ai campionati delle società affiliate, sono impugnabili proprio davanti alla giustizia amministrativa e dunque in secondo grado proprio davanti al Consiglio di Stato di cui il commissario ad acta De Lise è membro.
3 - LE CONSULENZE ESTERNE
Nonostante una lettera del Ministro per i Beni e le Attività Culturali del giugno 1999, nella quale si richiamava il CONI ad una forte riduzione delle collaborazioni esterne e ad una più rigorosa gestione del proprio bilancio, il CONI ha continuato a condurre una generosa politica di consulenze esterne, costata 7 miliardi, limitatamente al biennio 99/2000 Un dirigente del CONI, Paolo Vaccari, ha fornito alla Corte dei Conti un dettagliato elenco di queste consulenze e dei fortunati beneficiari. Nell'allegato n°1 si trova l'elenco dei consulenti con i relativi emolumenti.
4 - LA CRISI FINANZIARIA
Il Coni è un ente pubblico sovvenzionato dallo Stato, ma non assistito con erogazioni a fondo perduto, deve dunque presentare i suoi bilanci almeno in pareggio. In realtà il disavanzo finanziario dell'ente al 31 dicembre 1999 è di 213 miliardi, al 31 dicembre 2000 è di 227,3 miliardi e quello presunto al 31 dicembre 2001 è di 136 miliardi.
Per fare fronte a questa situazione, il CONI ha percorso proritariamente le strade dell'indebitamento con l'Istituto di Credito Sportivo, delle manovre contabili e della ricerca di contributi straordinari dal Governo. Nessuna manovra di contenimento della spesa corrente, nessun piano di dismissione di immobili e di impianti sottoutilizzati, in sostanza nessuna decisa inversione di tendenza nella gestione di questo Ente.
E anche quest'anno, il presidente del CONI Petrucci ha chiesto al governo di assicurare nell'immediato una disponibilità finanziaria non inferiore a 300 miliardi ed infine una rimodulazione dell'imposta sui proventi dei concorsi pronostici in modo da assicurare un finanziamento minimo garantito di 1.100. miliardi.
La grave crisi finanziaria dell'ente è senza dubbio determinata dalla riduzione dei proventi provenienti dai concorsi pronostici sulle competizioni sportive; ma tutto ciò accade anche perché, il CONI non effettua un rigoroso monitoraggio della gestione delle proprie risorse e delle proprie spese. Infatti nonostante l'articolo 7 del Regolamento di Organizzazione del CONI preveda l'obbligatorietà per l'Ente di effettuare il controllo di gestione attraverso un servizio di controllo interno, la Giunta Esecutiva non ha provveduto alla costituzione di un commissione interna, cui affidare il controllo sulla corretta gestione delle risorse dell'Ente. Dunque prima di prevedere nuovi contributi, il Governo, ed in particolare il Ministro Urbani, deve valutare e verificare se i trecento miliardi, richiesti da Gianni Petrucci, per poter portare avanti la propria attività istituzionale, non potevano essere risparmiati con una oculata gestione dei dirigenti del CONI
Ma la cattiva gestione e l'assoluta dipendenza dal contributo statale non sono patologie che colpiscono soltanto il CONI, ma si sono riprodotte a livello delle singole federazioni sportive nazionali. Per fare un esempio la Federazione Ciclistica Italiana, che non è certo uno degli sport meno importanti e seguiti nel nostro paese, vive interamente grazie ai contributi provenienti dal CONI.
Nel consuntivo per l'anno 2000 i contributi provenienti dal CONI, al netto degli oneri per il personale comunque a carico del CONI, è di poco più di 9 miliardi, le risorse proprie superano di poco i 10 miliardi.
5 - I CONTRIBUTI GLI ENTI DI PROMOZIONE SPORTIVA E RAPPORTI CON I PARTITI: UNA PICCOLA TANGENTOPOLI DELLO SPORT?
I titolari dei vertici del mondo sportivo (tra i quali Pescante, Gattai, Borghi e Pagnozzi) sono stati rinviati a giudizio per i fatti relativi ai contributi erogati al Centro Nazionale Sportivo Fiamma e ad
Alleanza Sportiva Italiana (ASI), enti di promozione sportiva legati rispettivamente al Movimento Sociale Italiano-Destra nazionale e ad Alleanza Nazionale.I reati contestati sono abuso d'ufficio per:
- aver autorizzato il Presidente del Centro nazionale Sportivo Fiamma Sandro Giorgi a cedere a due società finanziarie i contributi che il CONI avrebbe dato alla stessa società sportiva,
- aver sospeso i contributi allo stesso centro sportivo quando il controllo è passato ad un uomo di una corrente di minoranza del Movimento Sociale;
- aver procurato un vantaggio patrimoniale a Claudio Barbaro, consigliere comunale a Roma ed al suo partito (Alleanza nazionale) riconoscendo come ente sportivo la società da lui presieduta (Alleanza Sportiva Italiana), e facendo poi deliberare contributi per un importo superiore a 2 miliardi nel biennio 94/96, in aperta violazione dell'articolo 7 della legge 2 maggio 1974 che individua come condizione determinante per il nulla osta all'erogazione di contributi a favore di enti di promozione sportiva la dichiarazione di apoliticità del suo Presidente.
L'organizzazione sportiva italiana non serve soltanto a far crescere talenti nelle diverse specialità sportive ma per fare carriere politiche.
Ecco qualche esempio:
1. Mario Pescante, ex Presidente del CONI, eletto in Forza Italia sottosegretario con delega allo sport
2. Paolo Barelli, presidente della Federazione Nuoto neo-senatore e già assessore allo sport della Provincia di Roma
3. Sabatino Aracu, presidente della federazione Italiana hockey e pattinaggio eletto alla seconda legislatura con Forza Italia
4. Katia Bellillo, consigliere della federazione pugilistica italiana, neo-deputata e già ministro per le Pari Opportunità.
6 - IL CONI E STADIO OLIMPICO MAXISPESE E CONDANNE
Il CONI ha impugnato davanti al TAR il bando di gara per la alienazione dello Stadio Olimpico contestando sul piano giuridico la possibilità di variazione della destinazione d'uso dei volumi collocati sotto le gradinate dello Stadio e più in generale lamentando una grave disattenzione nei propri confronti, in relazione ai meriti che il CONI vanterebbe nei confronti dello Stadio Olimpico.
Ma gli unici meriti che il CONI vanta nella vicenda Stadio Olimpico sono questi:
1. Il Coni è responsabile della lievitazione dei costi di ristrutturazione dello Stadio: dagli 80 miliardi ai 225 miliardi definitivi, a cui vanno aggiunti quelli che si renderanno necessari per l'intera ricostruzione della Tribuna Tevere, la sola parte originale del vecchio stadio destinata ad essere anch'essa interamente ricostruita per problemi statici.
2. Il CONI, nella persona del suo segretario generale Pescante, è stato condannato dalla sezione giurisdizionale per la regione Lazio della Corte dei Conti al pagamento a favore dell'erario di 500 milioni più le spese processuali per avere concorso, insieme ad alcuni tecnici della Soprintendenza, ad occultare l'esistenza di vincoli ambientali ricadenti nella zona di Monte Mario e del Tevere per imporre il progetto di ristrutturazione dello Stadio Olimpico.
Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha accolto il ricorso del CONI riscontrando nella procedura di alienazione prevista la presenza di condizioni che di fatto favoriscono gli operatori privati a danno di quelli pubblici. Dunque il CONI torna all'attacco per poter partecipare a condizioni piu vantaggiose alla gara di aggiudicazione. Ma come intende procedere il CONI visto che solo per fare qualche esempio il Ministero delle Finanze ha chiesto l'immediata esecuzione di crediti per oltre 114 miliardi? E soprattutto in che modo intende far fronte alle spese derivanti dalla gestione di un patrimonio di quella consistenza, visto che la sola manutenzione dell'anello di copertura dello Stadio costa 3 miliardi l'anno?
7 - LA COPERTURA ASSICURATIVA DEGLI ATLETI
Ogni Gruppo sportivo e ciascun atleta devono affiliarsi alla federazione sportiva nazionale. In tal modo l'atleta da una parte si impegna a rispettare le norme federali e dall'altra gode, previo pagamento della cifra stabilita per il tesseramento, di una serie di benefici: il più importante dei quali è la copertura assicurativa per i danni subiti o provocati nel corso nell'esercizio della propria attività sportiva. La Federazione Ciclistica Italiana nel 1999, pur avendo ricevuto regolarmente le quote di affiliazione degli atleti non ha provveduto al rinnovo della polizza stipulata con la Reale Mutua Assicurazione. I ciclisti italiani, dunque hanno svolto la propria attività sportiva senza copertura assicurativa dal luglio al dicembre del 1999.
Nonostante le responsabilità acclarate di chi dirigeva la Federazione, ed in particolare dell'allora Presidente Giancarlo Ceruti, e le denunce dei genitori di un ciclista, vittima di un incidente mortale nell'ottobre del 1999, la Federazione Ciclistica Italiana è ancora presieduta dallo stesso signor Ceruti.
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