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ITALIA DEFAULT MARIO DRAGHI BOND BANCHE APOCALISSE PER ECONOMIA EUROPEA IMMOBILIARE UNICA SALVEZZA

Roma 18 Ottobre 2013 Corsera.it di Matteo Corsini. Tutto scritto e anticipato dal Corsera.Italia a rischio default.Meglio investire sui mattoni e da subito. Enrico Letta tace colpevolmente sulla reali situazione finanziaria italiana debito sovrano e bond bancari sono il mix che potrebbe far implodere l'Italia da un momento all'altro.Le banche italiane stanno per essere spazzate via e i recenti aumenti di capitale risultano ancora oggi insufficienti.I risparmiatori che hanno investito nei bond delle banche potrebbero perdere tutto o parte del capitale e le vendite innescherebbero un effetto domino su banche e debito sovrano. In Italia ci sono 2,7 miliardi di bond bancari subordinati in scadenza nel 2014 e 4,6 nel 2015. Gli investitori reagirebbero al timore di essere colpiti vendendo i bond, dunque aumentando i costi di finanziamento delle banche; ciò aggraverebbe la stretta al credito per le imprese. In più, gli obbligazionisti potrebbero trascinare le banche e la Bce in una serie infinita di ricorsi in tribunale. A Bruxelles qualcuno osserva che, con la sua lettera, Draghi ha abbandonato la sua neutralità in difesa interessi italiani. Di certo il presidente della Bce non la vede così, ma conosceva questo rischio e anche per questo voleva mantenere il segreto. Il fatto che abbia agito lo stesso, dà la misura delle sue preoccupazioni. Il crescendo di tensioni fra autorità finanziarie è legato all’avvio dell’unione bancaria. Circa 150 banche europee stanno per passare al setaccio dei regolatori sotto l’ombrello della Bce, fra cui 13 italiane: da Unicredit, Intesa Sanpaolo e Mps, al Credito Valtellinese. Il processo partirà a inizio 2014 e dovrebbe durare un anno. Dopo il compito di vigilare su quegli istituti andrà alla Bce, che dunque prima vuole essere certa che i loro bilanci non nascondano brutte sorprese. Il rischio è tutto nel passaggio: se mal gestite, le conseguenze di questa verifica rischiano riportare in recessione intere economie o rendere insostenibile il debito dei Paesi più fragili. Tutto dipende da come si svolgerà l’analisi e da come le banche potranno rafforzare il capitale se – o quando – la Bce le obbligherà a farlo. Il pensiero di Draghi nella lettera è che occorra in tutti i modi “evitare di imporre perdite a chi ha investito in obbligazioni delle banche, almeno per il momento, se ciò può destabilizzare il sistema finanziario in Europa”. E il cuore della lettera di Draghi è proprio la critica alle posizioni della Germania. Ancora Fubini: L’idea che gli istituti di credito si rafforzino semplicemente rinnegando parte dei loro debiti nasce dalla Germania. Sarebbe una cancellazione del valore di certi bond, che così di fatto andrebbero in insolvenza. La Commissione europea ha fatta propria questa idea in un documento di tre mesi fa, che stabilisce una regola: prima che una banca in difficoltà possa rafforzare il capitale tramite un aiuto di Stato pagato dai contribuenti, dev’esserci il «coinvolgimento » («bail-in») dei creditori privati; i più esposti fra questi, i cosiddetti creditori subordinati, devono rinunciare al rimborso dei bond nei quali hanno investito. E prima di loro lo stesso deve accadere anche per gli azionisti. Nel 2014 la vigilanza Ue testerà le banche, sui bilanci e sulla capacità di resistere a un eventuale choc economico. Per questo la Bce, visti i bilanci, potrebbe chiedere aumenti di capitale alle banche da decine di miliardi di euro. Ma come? Di privati pronti a mettere soldi non ce ne sono. E allora, spiega Repubblica Per questo, su spinta tedesca, si prospetta già una quadrupla linea di intervento, in base a una precisa gerarchia. In primo luogo vengono spazzati via i diritti degli azionisti e dei creditori subordinati, per aumentare il capitale in proporzione ai debiti. Quindi, se il default parziale non basta, diventa possibile per uno Stato mettere fondi pubblici nella banca. La terza linea di difesa sarebbe poi il fondo salvataggi europeo, l’Esm, ma ora Berlino chiede che anche i creditori privilegiati vengano colpiti prima che si possa attingere alle risorse comuni dell’area euro. Tutto dipenderà dai risultati dell’esame delle banche e da come saranno condotti. Ma un sistema del genere, se mal gestito, può generare un crollo di fiducia degli investitori nelle banche e un’impennata del debito per sostenerle con aiuti di Stato. Draghi nella sua lettera non è contrario a far pagare i creditori quando l’unione bancaria europea sarà a velocità di crociera. Ora pero teme che imporre ora perdite sui bond, potenzialmente per decine di banche europee allo stesso tempo, può destabilizzare i mercati. In Italia ci sono 2,7 miliardi di bond bancari subordinati in scadenza nel 2014 e 4,6 nel 2015. Gli investitori reagirebbero al timore di essere colpiti vendendo i bond, dunque aumentando i costi di finanziamento delle banche; ciò aggraverebbe la stretta al credito per le imprese. In più, gli obbligazionisti potrebbero trascinare le banche e la Bce in una serie infinita di ricorsi in tribunale. A Bruxelles qualcuno osserva che, con la sua lettera, Draghi ha abbandonato la sua neutralità in difesa interessi italiani. Di certo il presidente della Bce non la vede così, ma conosceva questo rischio e anche per questo voleva mantenere il segreto. Il fatto che abbia agito lo stesso, dà la misura delle sue preoccupazioni.

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