Ascoli Piceno 5 Gennaio 2014 Corsera.it
La procura militare con la sua indagine ha dato ragione all'inchiesta del Corsera.it che per primo aveva squarciato il velo sullo scandalo a sfondo sessuale della Caserma del 235° Reggimento Piceno.Le indagini della procura militare hanno messo in evidenza tutte le indiscrezioni anticipate dal Corsera.it circa il giro di prostituzione presente all'interno della Caserma delle reclute femminili.Un sistema che vedeva impegnati gli istruttori militari a garantirsi prestazioni sessuali in cambio di raccomandazioni di ogni tipo.Ma il sistema infetto ha radici lontane e ramificazioni all'interno dell'Esercito Italiano.Il Corsera.it venne subito minacciato di querele da parte dell'ufficio stampa Colonnello Centritto che ha minacciato uno dei nostri redattori di querele.Ma lo scandalo a luci rosse della Caserma del 235° RAV Piceno e' ormai fatto conclamato dalle indagini della procura militare,finalmente si alza il velo sulla giostra a sfondo sessuale.A questo punto Carmela Melania Rea e' stata uccisa perche' sapeva,conosceva forse notizie che avrebbero potuto compromettere la reputazione di molti ufficiali dell'esercito italiano,non solo per il giro di prostituzione ma anche per la droga.Qualcuno ha ucciso Carmela Melania Rea e il delitto passionale e' forse una montatura per celare il vero movente del suo omcidio.Carmela Melania rea voleva parlare,forse aveva esternato questa sua volonta' al marito,aveva raccolto delle prove schiaccianti.L'omicidio di Carmela Melania Rea e' ancora tutto da scoprire la sua verita' e' racchiusa tra le pareti della Caserma del 235° Battaglione RAV Piceno. Modena 20 Maggio 2011 CORSERA.IT di Alessandro Granata
L'inchiesta del CORSERA,sui segreti e i misteri dell'omicidio di Carmela Melania Rea, ha scatenato l'Inferno nell'Esercito Italiano.Furente la reazione del capo dell'Ufficio stampa Colonnello Marco Centritto al telefono con i nostri redattori.
Nell'omicidio di Melania Rea,c'è un filo rosso che lega i pezzi del puzzle,fino a condurci al suicidio del capitano Marco Callegaro,dell'Italfor KABUL.Un medesimo alone di mistero che ha visto finire nel centro del mirino,alcune strutture ed apparati dell'Esercito italiano.
C'è anche un Jolly,il Colonnello Marco Centritto,oggi capo ufficio stampa dell'Esercito italiano,ma lo stesso è stato anche comandante del 1° Reggimento Aves Antares e dell'Italian Battalion di stanza ad Herat in Afghanistan.Insomma un personaggio chiave per....
.....capire molti risvolti della gestione del nostro esercito,i suoi segreti e anche molti misteri.Motivo per il quale forse è stato messo a capo ufficio stampa dell'Esercito italiano.
Il Capitano Marco Callegaro muore suicida a Kabul in Afghanistan il 25 Luglio del 2010.Il padre ha da sempre affermato che non crede al suicidio....
.....del figlio,ma piuttosto al suo assassinio.Il figlio era venuto a conoscenza che qualcosa non andava nel suo reparto a Kabul.Ma vediamo di ricostruire i pezzi del puzzle.
Chi ha ammazzato Melania Rea è qualcuno...
...abituato ad uccidere,qualcuno che con la morte ci ha fatto il callo,qualcuno che ha avuto la freddezza e lo stomaco per tornare sul luogo dell'omicidio e scarnificare il cadavere con altre coltellate,incidere una sorta di svastica,infilare una siringa nel petto della ragazza,insomma qualcuno che con il sangue e il suo fetore si è abituato a coesitere o forse ci si nutre.Una svastica,un simbolo,un marchio che l'omicida non ha fatto a meno di poter incidere sulla pelle della ragazza,il suo marchio di appartenenza.
Un filo rosso di sangue ci potrebbe condurre in Afghanistan o in un'altra delle nostre missioni di pace,dove i nostri soldati,si abituano ad incontrare il nemico,a convivere con la morte,a vedere cadaveri,guardare il sangue,i corpi maciullati.Un filo rosso che ci porta a Kabul,che ravviva un'altra scena delittuosa,quella del singolare suicidio del capitano Marco Callegaro,trovato morto,alcuni giorni dopo aver segnalato al padre, che nel suo reparto qualcosa non andava,che aveva fatto una cosa grandiosa:"Voglio far risparmiare soldi all'Italia." Marco Gallegaro morto suicida con una famiglia e due figli.Morto suicida con un biglietto lasciato accanto al corpo,ma che nessuno ha mai visto e che il padre ancora reclama.Oppure quel biglietto non è mai esistito? Anche quello parte di una messa in scena?
Alcuni giorni orsono,i nostri articoli sulle relazioni sessuali nella Caserma del 235° Reggimento Piceno,tra il Parolisi e le reclute,hanno scatenato l'ira furibonda del Colonello Marco Centritto,capo ufficio stampa dell'Esercito Italiano.Abbiamo ricevuto dal suo ufficio e dai suoi collaboratori,un carosello di telefonate rabbiose: "State sputtanando il Reggimento...sputtanate l'Esercito...,queste cose non succedono qui da noi,Salvatore ha avuto una sola amante....".Abbiamo chiesto al Colonnello Marco Centritto,se avesse voluto rilasciare una smentita,oppure un'intervista.Ma niente,il Colonnello Centritto era preoccupato per il contenuto dei nostri articoli "dovevate parlarne con noi prima di pubblicare l'articolo...". Velate anche le minacce di querele contro il CORSERA.IT.
Il Colonnello Marco Centritto sparava a zero contro il giornalista,cercava di arginare la falla nella diga,che rischiava di dilagare,entrando per sempre e inesorabilmente tra le mura della Caserma del 235° Reggimento Piceno,fino a qualche ora prima,rimasta in secondo piano nelle indagini degli inquirenti.
Il colonnello Marco Centritto non è uno qualsiasi,ma un amico di quelli che contano allo Stato Maggiore dell'Esercito italiano,comandante del 1° Reggimento ANTARES,ma nel corso degli anni era diventato anche Comandante dell'Aviation Battallion di stanza ad Herat in Afghanistan.
Lo stesso Colonnello Marco Centritto ci ha chiamati direttamente dal suo cellulare.Come mai tanta pressione nelle sue telefonate? Come mai il tono concitato suo e dei suoi collaboratori?
Ci sono alti ufficiali dell'Esercito italiano coinvolti nei randevue della Caserma del 235° Reggimento Piceno? Il colonnello Marco Centritto è mai stato presso la Caserma del 235° Reggimento Piceno? Ha conosciuto Salvatore Parolisi? Chi sono i tre comandanti di stanza in Afghanistan di cui parlava il capitano Marco Gallegaro? Questi comandanti hanno mai frequentato la caserma del 235° Reggimento Piceno? Quali sono le soldatesse che dopo aver partecipato al reclutamento hanno scelto di andare in missione in Afghanistan?
Nel delitto di Carmela Melania Rea,le indagini degli inquirenti,immancabilmente scoprono giorno per giorno,quanto ha sempre anticipato CORSERA.IT.Adesso...
.....esce fuori la seconda amante di Salvatore Parolisi,una certa Rosa,saldatessa romana.Un'altra amante segreta,un'altra recluta caduta nella rete del Salvatore Parolisi,una sorta di leggenda tra le reclute,un Rocco Siffredi ante litteram.
Nelle pieghe delle indagini degli inquirenti,esce dunque fuori la verità anticipata dal CORSERA.IT e le sue fonti,quella di una vera e propria giostra sessuale,che Salvatore Parolisi aveva organizzato con le reclute,ogni qualvolta,le nuove soldatesse apparivano in Caserma.
Ogni tre mesi la giostra cambiava,ma il succo era sempre lo stesso:una gara al corteggiamento,alla "preda" che sarebbe caduta prima nelle braccia del caporalmaggiore Salvatore Parolisi,conosciuto negli ambienti come Rocco Siffredi.
Niente di più semplice,di più istintivo per un uomo,per un istruttore.Ma fin dove si è spinto il gioco della seduzione di Salvatore Parolisi con le sue reclute? Fin dove il gioco ha varcato i limiti sottili dell'audacia,fin dove queste relazioni sessuali hanno finito per diventare una vera e propria roulette russa?
Il gioco del pic-nic sessuale di Rocco Siffredi,ha sconfinato oltre ogni misura di cautela e di decenza,sopratutto perchè gli ufficiali che dovevano vigilare,non si sono accorti di nulla.
Ma probabilmente il sistema del pic-nic sessuale era infallibile,la tecnica sopraffina,meticolosamente "messa a punto " negli anni.
L'inchiesta del CORSERA.IT ha subito evidenziato che il sistema di Parolisi-Siffredi era in uso comune presso la CASERMA del 235° Reggimento Piceno,una modalità particolare di istruzione "secondaria" che veniva impartita alle reclute.
Un gioco del sesso che è sfociato in una tragedia,perchè ormai appare chiaro e scolpito nelle pietre che Melania Rea è stata uccisa a causa di qualcosa che ancora oggi rimane misterioso,ma che immancabilmente,prima o tardi salterà fuori.
L'Esercito,ha cercato di fare quadrato intorno alla sua istituzione,ma proprio al fine di tutelare il suo buon nome e la sua importanza presso il nostro paese,che questa indagine dovrà fare luce su qualcosa che appare talmente evidente da lasciarci tutti sconcertati.
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Alessandro Granata reporter Parigi 3316396476
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano il Resto del Carlino del 12 febbraio 2011 è pubblicato a pagina 18 un articolo dal titolo «Il figlio è morto suicida a Kabul "Non ci credo, voglio la verità" Il padre solleva dubbi sulla tragica fine del capitano Callegaro» a firma di Carlo Cavriani nel quale vengono riportate le dichiarazioni rese dal padre del militare deceduto il 25 luglio 2010 a Kabul in Afghanistan;
in particolare il genitore del militare afferma che «Mio figlio, probabilmente, era venuto a conoscenza di qualcosa che non andava. E lui era una persona che se notava qualcosa che non era corretta, non era in grado di lasciarla perdere. Era il suo carattere», «Telefonava spesso. Un giorno di maggio mi ha chiamato e mi ha detto: "Papà, ho fatto una cosa grande. Qui la mensa è uno schifo, ho reclamato e ho messo d'accordo tutti, mi hanno pure applaudito. Voglio fare risparmiare soldi all'Italia"», «Pochi giorni dopo quella telefonata, mi è arrivata a casa una lettera spedita da Marco dove da un lato c'era il discorso (scritto in inglese) con la petizione per chiedere un miglioramento del cibo della mensa e, nel retro, c'erano i saluti per noi e una frase che a ripensarci mi fa riflettere», «Oltre a ribadire il fatto che il cibo della mensa faceva pena e che per questo aveva messo d'accordo tedeschi, francesi, greci e turchi per migliorare la situazione.Marco diceva anche: "Pensate, il Comandante italiano sta dalla mia parte, tutti gli italiani sono dalla mia parte (vorrei ben vedere) tranne tre. Ci vogliono sempre i guastafeste"»;
nel medesimo articolo si legge «Il capitano Callegaro avrebbe lasciato anche un biglietto il cui contenuto non è però mai stato svelato. "Ho chiesto più volte di farmi vedere quel biglietto, ma non ho mai ricevuto risposta.[...] Non ho mai creduto che mio figlio si fosse ammazzato"»;
il genitore del capitano Callegaro avrebbe espresso i suoi dubbi a un alto ufficiale dell'Esercito che gli avrebbe suggerito di rivolgersi a un legale per conoscere il contenuto del citato biglietto;
nella medesima edizione del citato quotidiano, in un secondo articolo dal titolo «Le indagini e la replica dell'esercito», il Colonnello Marco Centritto, dell'Ufficio pubblica informazione intervistato sul caso ha dichiarato «Capisco le perplessità
del genitore che ha perso il figlio, ma temo che i risultati dell'inchiesta (che ritengo tutt'ora in corso) non si discostino dal suicidio. Per il resto non sono in grado di aggiungere altro» -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se non ritenga doveroso e improcrastinabile dare immediata attuazione all'ordine del giorno 9/3996-A/5 (Farina Coscioni, Bernardini, Beltrandi, Mecacci, Maurizio Turco, Zamparutti) accolto dal Governo;
quali siano le motivazioni per cui il capitano Callegaro avrebbe dichiarato al genitore «Voglio fare risparmiare soldi all'Italia», quali siano i costi delle gestioni dei servizi ristorazione a carico del contingente italiano;
quali siano state le inefficienze riscontrate dal capitano Marco Callegaro durante la sua attività di capo gestione patrimoniale presso il centro amministrativo d'intendenza (Cai) di Kabul dal 12 aprile al 22 settembre 2007 e capo cellula J8 del comando «Italfor Kabul» dal 30 marzo al 25 luglio 2010, se le abbia segnalate e a chi e quali le conseguenti azioni;
chi sia il comandante italiano a cui si fa riferimento nell'articolo di stampa e quali siano le sue azioni in merito alle segnalazioni del capitano Callegaro;
se esista e quale sia il contenuto del biglietto a cui fa riferimento il genitore del militare deceduto;
se le indagini svolte dalla magistratura competente siano concluse.
PARÀ ITALIANI IN BATTAGLIA A MORGHAB /ANSA NESSUN FERITO, VITTIME TRA TALEBANI.DA MANGUSTA INFERNO DI FUOCO (dell'inviato Vincenzo Sinapi) (ANSA) - BALA MORGHAB (AFGHANISTAN), 25 AGO - Lassù, a Mur-e-Chak, sparano tutti. I talebani con kalashnikov e Rpg, i parà usano i loro fucili, il Chinook spara dall'alto con le mitragliatrici di bordo e i due elicotteri d'attacco Mangusta fanno fuoco con l'impressionante cannone a tre canne rotanti che gli sporge dal muro. Un inferno. All'indomani del doppio attacco a Farah, per i militari italiani in Afghanistan un'altra giornata ad alta tensione. Anche stavolta nessun ferito, ma un numero imprecisato di vittime tra i talebani. Doveva essere una giornata tranquilla a Bala Morghab, provincia di Badghis, la parte più a nord della regione occidentale a comando italiano: il generale Rosario Castellano - comandante della Folgore e del Regional command West di Isaf, la missione Nato - era venuto fin qui da Herat per assistere alla distribuzione di aiuti alle scuole del villaggio. Insieme a lui il governatore della provincia, Delbar Arman, e un gruppo di giornalisti italiani. L'allarme scatta quando la cerimonia è da poco finita e il generale si trova nella Fob Columbus, uno degli avamposti italiani più incredibili e ad alto rischio. Sembra, davvero, un film di guerra. Parte della base è all'interno di una struttura semidistrutta, come fosse stata bombardata in tempi recenti. I militari - 200 parà del 183/o reggimento 'Nembò di Livorno - vivono in tenda, mangiano in tenda. La polvere è dappertutto, il caldo asfissiante, l'allerta continuo. «In due mesi, maggio e giugno, abbiamo avuto una ventina di feriti, dieci mezzi danneggiati», spiega il tenente colonnello Roberto Trubiani, il capo, qui alla Fob Columbus. Poi c'è stata la tregua. «Una sorta di tregua - dice Trubiani - stipulata tra i capi villaggi e il governo centrale, da un lato, e i talebani dall'altro, in base alla quale non si sarebbe dovuto sparare in vista delle elezioni». In effetti, incidenti non ci sono stati. Ma la gente a votare, qui, non ci è andata lo stesso. I seggi aperti sono stati solo 8 su 33 e i votanti 4.000 su oltre 60.000. La tregua, comunque, ha retto. Almeno finora. La richiesta di aiuto da parte afgana arriva alla Fob Columbus intorno alle 17 locali. Il posto di frontiera con il Turkmenistan, un check point importante, era sotto attacco. Due poliziotti uccisi, altri rapiti, armi e mezzi portati via da un gruppo non quantificato di insorti. Subito viene dato l'ordine di decollo all'elicottero Chinook, che aveva trasportato a Bala Morghab il generale e il governatore, ai due elicotteri Mangusta di scorta e a un plotone di parà, 25 ragazzi. I rinforzi arrivano in un attimo, il posto dell'attacco è a poco più di 20 chilometri da Bala Baluk. I talebani prima se la prendono con gli elicotteri, a colpi di razzi, poi sparano addosso ai parà. Questi individuano la «sorgente» e rispondono al fuoco, passando le coordinate ai Mangusta, armati di cannoni e di missili. Il loro intervento è stato risolutivo. «Il Mangusta è in assoluto il mezzo più temuto dagli insorti, ne sono terrorizzati», spiega il colonnello Marco Centritto, comandante dell' 'Aviation battalion' italiano, uno dei protagonisti del blitz. In poco tempo «la minaccia viene neutralizzata», per usare le parole di Castellano. I soldati tornano alla base. Abbracci e pacche sulle spalle tra loro e dai loro compagni. I nemici sono stati sconfitti, ma il rastrellamento dell'area prosegue alla ricerca dei prigionieri. Il governatore di Badghis ha parole di apprezzamento per l'operato degli italiani: li ringrazia per quello che fanno e si augura «che continuino così anche in futuro». A suo avviso i talebani che infestano la provincia sono manovrati dal Pakistan: «C'è un legame forte - dice ai giornalisti - tra loro e Quetta. Prendono ordini da lì». Il generale Castellano è «molto soddisfatto»: «è stata un'operazione elitrasportata non pianificata. In 15 minuti dall'allarme siamo partiti. Tutto si è svolto perfettamente e non abbiamo avuto feriti». Il numero delle vittime tra gli insorti però resta top secret. (ANSA). SV 25-AGO-09 20:27
Rovigo, 12 febbraio 2011. Il 25 luglio del 2010 arrivò dall’Afghanistan la notizia di un militare italiano morto. E non era vittima di un agguato terroristico. Un capitano dell’esercito era stato trovato privo di vita nel suo ufficio all’aeroporto di Kabul. A 37 anni si era sparato con un colpo di fucile: suicido.
Resta tuttavia qualche dubbio attorno alla morte del capitano Marco Callegaro, capo cellula amministrativa del comando «Italfor Kabul». A sollevare questi interrogativi è il padre Marino, 65 anni operaio in pensione che vive con la moglie Rina a Gavello, in provincia di Rovigo, paese natale del capitano.
«Mio figlio, probabilmente, era venuto a conoscenza di qualcosa che non andava. E lui era una persona che se notava qualcosa che non era corretta, non era in grado di lasciarla perdere. Era il suo carattere».
Marco le aveva detto qualcosa?
«Telefonava spesso. Un giorno di maggio mi ha chiamato e mi ha detto: “Papà, ho fatto una cosa grande. Qui la mensa è uno schifo, ho reclamato e ho messo d’accordo tutti, mi hanno pure applaudito. Voglio fare risparmiare soldi all’Italia”».
E poi cosa è accaduto?
«Pochi giorni dopo quella telefonata, mi è arrivata a casa una lettera spedita da Marco dove da un lato c’era il discorso (scritto in inglese) con la petizione per chiedere un miglioramento del cibo della mensa e, nel retro, c’erano i saluti per noi e una frase che a ripensarci mi fa riflettere».
A cosa si riferisce?
«Oltre a ribadire il fatto che il cibo della mensa faceva pena e che per questo aveva messo d’accordo tedeschi, francesi, greci e turchi per migliorare la situazione, Marco diceva anche: “Pensate, il Comandante italiano sta dalla mia parte, tutti gli italiani sono dalla mia parte (vorrei ben vedere) tranne tre. Ci vogliono sempre i guastafeste”».
Il capitano Callegaro per quindici giorni ai primi di luglio è tornato in licenza in Italia. E’ stato a Bologna dove aveva casa e lavoro, proveniva infatti dal 121° Reggimento di artiglieria contraerei «Ravenna», ha preso moglie e i due figli di 6 e 2 anni ed è partito per Riccione in vacanza. Il 15 luglio era a Gavello per festeggiare il compleanno della madre Rina, poi è ripartito per l’Afghanistan. Doveva restarci per altri sei mesi. Nella notte tra il 24 e il 25 luglio si è ucciso. Il corpo verrà trovato solo la mattina alle 7 da un carabiniere che ha lanciato l’allarme. «Possibile che nessuno se ne sia accorto prima? A Kabul c’è un’aria così rilassante tanto da riuscire a far dormire tutti i militari, compresi quelli di guardia?», lancia un altro dubbio il genitore. Il capitano Callegaro avrebbe lasciato anche un biglietto il cui contenuto non è però mai stato svelato.
«Ho chiesto più volte di farmi vedere quel biglietto, ma non ho mai ricevuto risposta. Anche se fosse stato composto al computer capirei se l’avesse scritto mio figlio oppure no», dice il padre Marino. «A questo punto ho anche dei dubbi che esista davvero».
Perchè solo adesso le vengono queste perplessità?
«Non ho mai creduto che mio figlio si fosse ammazzato. E i dubbi li ho espressi anche al generale Giorgio Bedeschi che era il comandante di mio figlio quando frequentava l’Accademia. Il generale continua a venirmi a trovare a casa, l’ultima volta è stato qui a Natale, mi ha chiamato anche due settimane fa, per salutarmi. Mi è molto vicino e mi ha suggerito che per sapere cosa c’è scritto sul biglietto c’è bisogno di un avvocato. Ma io un avvocato non me lo posso permettere».
di CARLO CAVRIANI

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