Nel giorno del giudizio sulla superficialità intorno al doping fioccano i deferimenti: il più pesante è quello per Carolina Kostner, che adesso rischia ufficialmente ben quattro anni e tre mesi di squalifica, molto più della pena data a Schwazer che è stato trovato positivo. Lei è colpevole di averlo coperto, ha mentito agli ispettori antidoping quando sono venuti a cercare il marciatore a casa sua, a Oberstdorf, prima dei Giochi 2012. In più le versioni dei due ex fidanzati su quanto accaduto in quella giornata sono molto discordanti.
Kostner ha deciso di mettere da parte l’agonismo dopo la medaglia di Sochi, si sarebbe concessa qualche gara, come i campionati in Italia ma il deferimento cambia le cose. Ora dovrà difendersi nel processo sportivo e cercare di salvaguardare una carriera. Lei non è mai personalmente stata associata al doping, ma in quanto tesserata ha violato regole precise.
Kostner è solo il nome più famoso tra quelli finiti sotto i riflettori della procura anti doping ma non è certo l’unico. Sono stati chiesti 2 anni e 3 mesi per Simone Collio, 2 anni per Maurizio Checcucci e 8 mesi per Roberto Donati, tutti parte della staffetta azzurra che ha vinto l’argento con record italiano agli Europei di Barcellona, solo che ora medaglia e primato hanno le ore contate. Sarà probabilmente chiesta pure la revoca di quel cronometro storico, 38’’17, e la nostra velocità che ha vissuto di quell’unico sussulto in questi decenni, tornerà indietro di 27 anni: al tempo di Tilli, Simionato, Pavoni e Mennea (38”37 il 10 agosto del 1983).
Si cerca di fare ammenda sugli errori del passato e la rinuncia a quel risultato, a uno dei rari brividi recenti, è uno dei modi per espiare. C’è anche il deferimento con la richiesta di tre mesi di inibizione per Michele Didoni, ex tecnico di Schwazer, non più tesserato e indifferente alle convocazioni della Procura antidoping. All’ultima udienza, quella del 7 ottobre, non si è presentato, ormai è fuori dallo sport e non vuole più parlare dei giorni che hanno trasformato le Olimpiadi di Londra in una lunga inchiesta che per irnia della sorte si chiama “Olimpia”. Didoni, 40 anni, campione del mondo nel 1995 a Goteborg nella 20 chilometri di marcia aveva preso in consegna Schwazer nel 2010 e a sentire lui lo ha perso di vista molto in fretta, ma dopo che l’inchiesta di Bolzano ha messo i riflettori sui tanti controlli mancati, le reperibilità (in teoria obbligatorie) non compilate e un generale lassismo verso il problema doping, dire io non c’ero e se c’ero dormivo non basta più. Per Didoni non è un problema visto che è uscito dal giro, per lo sport italiano sì.
Le richieste della Procura antidoping del Coni
Carolina Kostner, (tesserata Fisg): deferita con richiesta di 4 anni e 3 mesi di squalifica in ordine alla violazione degli artt. 2.8. e 3.3. delle NSA sulla base degli atti trasmessi dalla Procura della Repubblica di Bolzano - nell’ambito della indagine denominata `Olimpia´ e agli esiti degli accertamenti svolti in ambito sportivo dall’Ufficio procura antidoping.
Michele Didoni (non più tesserato), ex marciatore e tecnico di Schwazer dal 2010 al 2012: deferito con richiesta di 3 mesi di inibizione per la violazione dell’art. 3.3 delle Norme Sportive Antidoping, in ordine alla mancata collaborazione con l’Upa.
Simone Collio (tesserato Fidal) deferito con richiesta di 2 anni e 3 mesi in ordine alla violazione degli artt. 2.5. e 3.2. delle Norme Sportive Antidoping, sulla base degli atti trasmessi dalla Procura della Repubblica di Bolzano, nell’ambito della indagine denominata “Olimpia”, e agli esiti degli accertamenti svolti in ambito sportivo dall’Ufficio di Procura Antidoping
Maurizio Checcucci (tesserato Fidal) deferito con richiesta di 2 anni di squalifica in ordine alla violazione dell’art. 2.5. delle Nsa sulla base degli atti trasmessi dalla Procura della Repubblica di Bolzano, nell’ambito della indagine denominata “Olimpia”, e agli esiti degli accertamenti svolti in ambito sportivo dall’Upa.
Roberto Donati (tesserato Fidal), deferito con richiesta di 8 mesi inibizione in ordine alla reiterata violazione dell’art 3.2. delle Nsa sulla base degli atti trasmessi dalla Procura della Repubblica di Bolzano, nell’ambito della indagine denominata “Olimpia”, e agli esiti degli accertamenti svolti in ambito sportivo dall’Upa.

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