Complessivamente, il 46% degli elettori repubblicani sostiene che il partito ha le migliori chance di vincere le presidenziali del 2016 con Trump come candidato, contro il 50% che vorrebbe un altro al suo posto. Anche in questo caso, l'ascesa del miliardario è innegabile: ad agosto "solo" il 38% lo preferiva come frontrunner. In base al sondaggio, inoltre, il 33% sostiene che Trump si è comportato meglio al dibattito del 15 dicembre, al secondo posto Cruz con il 28% e Rubio al terzo con il 13%. Il governatore del New Jersey, Chris Christie, è al 6% mentre Jeb Bush continua a perdere consensi e solo l'1% ritiene che abbia avuto una buona prestazione al dibattito.
Entrando nel merito del sondaggio Cnn/Orc, condotto dopo il dibattito repubblicano ospitato dalla Cnn il 15 dicembre scorso, il tycoon è percepito come il candidato più in grado di affrontare le principali problematiche del Paese. Il 57% lo ritiene l'unico capace di gestire l'economia, seguito da Cruz (8%) e Rubio (7%). Il 55%, inoltre, ha fiducia in Trump per quanto riguarda il contrasto all'immigrazione illegale. Infine, nonostante Trump non abbia mai ricoperto incarichi politici, il 47% lo preferisce come "commander in chief" nella lotta contro lo Stato Islamico in Siria e in Iraq.
Usa: Trump usa frasi volgari per parlare di H
NEW YORK - Quando manca poco più di un mese e mezzo dalle primarie, Donald Trump si conferma il frontrunner repubblicano a livello nazionale dopo un nuovo sondaggio Cnn/Orc che lo piazza al primo posto con il 39% dei consensi. Il magnate avrebbe quindi acuito il vantaggio sul senatore Ted Cruz, secondo con il 18% delle preferenze e rivale più diretto nella corsa alla Casa Bianca. Il vantaggio di Trump su Cruz è dunque di 21 punti percentuali, il doppio rispetto all'ultima indagine. Più distanziati gli altri due candidati: l'ex neurochirurgo Ben Carson e il senatore Marco Rubio sono accreditati entrambi del 10%.
Complessivamente, il 46% degli elettori repubblicani sostiene che il partito ha le migliori chance di vincere le presidenziali del 2016 con Trump come candidato, contro il 50% che vorrebbe un altro al suo posto. Anche in questo caso, l'ascesa del miliardario è innegabile: ad agosto "solo" il 38% lo preferiva come frontrunner. In base al sondaggio, inoltre, il 33% sostiene che Trump si è comportato meglio al dibattito del 15 dicembre, al secondo posto Cruz con il 28% e Rubio al terzo con il 13%. Il governatore del New Jersey, Chris Christie, è al 6% mentre Jeb Bush continua a perdere consensi e solo l'1% ritiene che abbia avuto una buona prestazione al dibattito.
Entrando nel merito del sondaggio Cnn/Orc, condotto dopo il dibattito repubblicano ospitato dalla Cnn il 15 dicembre scorso, il tycoon è percepito come il candidato più in grado di affrontare le principali problematiche del Paese. Il 57% lo ritiene l'unico capace di gestire l'economia, seguito da Cruz (8%) e Rubio (7%). Il 55%, inoltre, ha fiducia in Trump per quanto riguarda il contrasto all'immigrazione illegale. Infine, nonostante Trump non abbia mai ricoperto incarichi politici, il 47% lo preferisce come "commander in chief" nella lotta contro lo Stato Islamico in Siria e in Iraq.
Proprio su quest'ultimo tema, il 20 dicembre scorso Hillary Clinton, anche lei lanciata verso la nomination in campo democratico, aveva definito Trump un "bigotto e intollerante" e per questo il "miglior reclutatore per l'Is". Per tutta risposta, Donald ha sfoderato l'ennesima uscita ad effetto, contrattaccando in modo poco rispettoso durante un comizio a Grand Rapids, in Michigan. Quando Trump ha ricordato alla signora Clinton la batosta che nel 2008 rimediò da Barack Obama nelle primarie democratiche: "Lei doveva battere Obama, lo doveva sconfiggere, era la favorita per la vittoria, e invece...", chiudendo la frase con doppi sensi di pessimo gusto e soprattutto con l'uso di un termine slang che è suonato sia maschilista verso la Clinton che razzista verso Obama.
Il botta e risposta è andato avanti, con Trump a difendersi dalle critiche di volgarità ("Con quel termine volevo intendere 'brutta sconfitta'", citando ad esempio l'uso che nel 2011 fece della parola incriminata un radiocronista per descrivere la sconfitta clamorosa del democratico Walter Mondale alle presidenziali del 1984) e Hillary Clinton a incalzare, intervistata dal Des Moines Register durante una tappa della sua campagna nell'Iowa: "Condanno fermamente i suoi toni, la retorica odiosa e incendiaria che sta usando per dividere le persone mentre ne perseguita altri. Niente più mi sorprende, non so neanche se ha dei limiti a questo punto. Il suo bigottismo, la sua furia, la sua prepotenza sono ormai diventati la sua campagna. E sembra che debba spingersi sempre oltre per mantenere l'attenzione".
Complessivamente, il 46% degli elettori repubblicani sostiene che il partito ha le migliori chance di vincere le presidenziali del 2016 con Trump come candidato, contro il 50% che vorrebbe un altro al suo posto. Anche in questo caso, l'ascesa del miliardario è innegabile: ad agosto "solo" il 38% lo preferiva come frontrunner. In base al sondaggio, inoltre, il 33% sostiene che Trump si è comportato meglio al dibattito del 15 dicembre, al secondo posto Cruz con il 28% e Rubio al terzo con il 13%. Il governatore del New Jersey, Chris Christie, è al 6% mentre Jeb Bush continua a perdere consensi e solo l'1% ritiene che abbia avuto una buona prestazione al dibattito.
Entrando nel merito del sondaggio Cnn/Orc, condotto dopo il dibattito repubblicano ospitato dalla Cnn il 15 dicembre scorso, il tycoon è percepito come il candidato più in grado di affrontare le principali problematiche del Paese. Il 57% lo ritiene l'unico capace di gestire l'economia, seguito da Cruz (8%) e Rubio (7%). Il 55%, inoltre, ha fiducia in Trump per quanto riguarda il contrasto all'immigrazione illegale. Infine, nonostante Trump non abbia mai ricoperto incarichi politici, il 47% lo preferisce come "commander in chief" nella lotta contro lo Stato Islamico in Siria e in Iraq.
Usa: Trump usa frasi volgari per parlare di Hillary Clinton

Proprio su quest'ultimo tema, il 20 dicembre scorso Hillary Clinton, anche lei lanciata verso la nomination in campo democratico, aveva definito Trump un "bigotto e intollerante" e per questo il "miglior reclutatore per l'Is". Per tutta risposta, Donald ha sfoderato l'ennesima uscita ad effetto, contrattaccando in modo poco rispettoso durante un comizio a Grand Rapids, in Michigan. Quando Trump ha ricordato alla signora Clinton la batosta che nel 2008 rimediò da Barack Obama nelle primarie democratiche: "Lei doveva battere Obama, lo doveva sconfiggere, era la favorita per la vittoria, e invece...", chiudendo la frase con doppi sensi di pessimo gusto e soprattutto con l'uso di un termine slang che è suonato sia maschilista verso la Clinton che razzista verso Obama.
Il botta e risposta è andato avanti, con Trump a difendersi dalle critiche di volgarità ("Con quel termine volevo intendere 'brutta sconfitta'", citando ad esempio l'uso che nel 2011 fece della parola incriminata un radiocronista per descrivere la sconfitta clamorosa del democratico Walter Mondale alle presidenziali del 1984) e Hillary Clinton a incalzare, intervistata dal Des Moines Register durante una tappa della sua campagna nell'Iowa: "Condanno fermamente i suoi toni, la retorica odiosa e incendiaria che sta usando per dividere le persone mentre ne perseguita altri. Niente più mi sorprende, non so neanche se ha dei limiti a questo punto. Il suo bigottismo, la sua furia, la sua prepotenza sono ormai diventati la sua campagna. E sembra che debba spingersi sempre oltre per mantenere l'attenzione".