Ciò che aveva indotto la venticinquenne a rivolgersi alla polizia postale era l’immagine riprodotta nel profilo whatsapp: la foto, cioè, di una giovane ragazza con un mitra in mano e in posizione di tiro. La segnalazione veniva subito inviata agli investigatori della polizia postale e delle comunicazioni di Imperia che, anche con l’aiuto della ragazza, ricostruivano che circa tre mesi prima, transitando nei pressi di una struttura data in cessione a profughi provenienti dall’Africa, aveva prestato il proprio cellulare ad uno dei marocchini residenti, che a suo dire aveva la necessità di contattare dei conoscenti nel Paese d’origine.
Falsi profili Facebook
Le successive indagini della polpost ligure, coordinata dal servizio polizia postale e delle comunicazioni, hanno quindi ricostruito una fitta rete di contatti dai quali è emerso il sospetto di possibile attivismo dei tre indagati nel campo del proselitismo all’autoproclamato Stato Islamico. La complessa attività investigativa, che si è avvalsa anche di intercettazioni telefoniche internazionali e telematiche, nonché del costante monitoraggio delle navigazioni in rete, e in particolare sui social network, degli indagati ha permesso di scoprire come i tre marocchini creassero profili facebook utilizzando numeri di cellulari intestati ad altre persone.
Sequestrata cocaina
Una serie di perquisizioni ha portato al sequestro di cellulari, ma anche di cocaina e 5.000 euro in contanti, oltre a documenti di identità italiani non rubati «sui quali sono in corso approfondimenti per verificare se siano legati ad una possibile attività di spaccio da parte degli arrestati, ad esempio lasciati a garanzia del debito, o se invece il loro possesso sia finalizzato a ben altri impieghi», dice la nota. Nel comunicato, la polizia postale dice che le indagini scaturite dal monitoraggio della rete Internet contro la propaganda di Stato Islamico e altre organizzazioni jihadiste hanno portato nell’ultimo anno all’oscuramento di 6.635 siti.(Corriere della Sera)
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