New York 7 Maggio 2009 (Corsera.it) di Matteo Corsini
La saga del divorzio all'italiana tra Silvio Berlusconi ,Veronica Lario e Noemi Letizia ha ancora una volta dimostrato che l'informazione on line permette di seguire gli avvenimenti a tutte le ore del giorno e a qualsiasi latitudine.IL boom di accessi sui siti di news online e in particolare quelli del Corsera.it , i cui articoli sono stati ripresi in gran parte del mondo,sono la miccia che ha acceso il falò dei quotidiani di carta ormai al tramonto.Rupert Murdoch ha immaginato di far pagare i suoi siti di informazione on line ai suoi utenti e dello stesso avviso sembrano anche i quotidiani italiani.Noi del Corsera.it con un primato record di visitatori continueremo ad informare i nostri lettori senza mai chiedere un soldo,perchè l'informazione è vitale per la democrazia e per l'indipendenza politica.La sfida di Rupert Murdoch è dunque destinata a fallire,perchè l'informazione on line è una garanzia di libertà e non un principio economico per realizzare guadagni.
L'era dei giornali di carta è finita e noi siamo lieti di aver contribuito a spezzare questo legame pernicioso tra ricchezza dell'editoria e commistioni politiche.Quindi continuiamo a ringraziare i nostri lettori che sono centinaia di migliaia e leggono milioni di pagine,continueremo a servire la democrazia e l'indipendenza dell'informazione.
Questa sera godetevi Michele Santoro,poi ci sentiamo domani e ci divertiremo ancora.
Fonte Corriere della Sera . LONDRA - Sul suo impero di carta e di antenne non tramonta mai il sole: dagli Stati Uniti all'Europa all'Australia, Rupert Murdoch possiede giornali, radio, televisioni e relativi siti internet ovunque. Che siano o meno d'accordo con lui, nel settore dei media stanno tutti ad ascoltarlo, quando questo ultrasettuagenario magnate dell'editoria prende una decisione: e quella che ha annunciato in una video-conferenza potrebbe segnare una svolta nella storia dell'informazione del ventunesimo secolo.
Murdoch ha dichiarato che potrebbe presto far pagare un abbonamento ai lettori che vogliono accedere ai siti dei quotidiani britannici del suo gruppo, il Times, il Sun e le loro versioni domenicali, il Sunday Times e il News of the World, come ha già cominciato a fare, con crescente successo, per il sito del Wall Street Journal, la più recente e più prestigiosa acquisizione della sua scuderia giornalistica.
"La stampa sta attraversando un epocale dibattito sull'opportunità di dare accesso ai propri siti gratis o a pagamento", ha detto l'editore di origine australiana. "Dalla nostra esperienza al Wall Street Journal è ovvio che è possibile far pagare. Ora stiamo esaminando la possibilità di farlo anche per i nostri giornali nel Regno Unito. E' una mossa che potremmo fare entro i prossimi dodici mesi". Ed è probabile che la farà, stando alle sue ultime parole sul tema: "L'era attuale di internet", ovvero di un web in cui l'informazione giornalistica viene data per lo più gratuitamente, "sarà presto finita".
Se lo dice lui, è possibile che accada, perché le iniziative di Murdoch hanno spesso influenzato il resto dei media, dal giornalismo gridato dei tabloid alla grafica e ai talk show di Fox Channel, la sua tv di news negli Stati Uniti, dalla rivoluzione nell'informazione e nello sport introdotta da Sky tv in molteplici paesi al nuovo formato e al giornalismo più "popolare" del Times di Londra, che era stato a lungo, in passato, il giornale di qualità più autorevole del mondo.
Quando parla di monetizzare quello che finora viene fornito gratis, Murdoch non vuol dire che per accedere a un sito bisognerà abbonarsi: il sito del Wall Street Journal offre un ampio notiziario gratis agli utenti che vi si collegano. Ma per leggere il grosso degli articoli che appaiono sull'edizione di carta del Journal, più disporre di una serie di servizi speciali riservati agli abbonati, occorre pagare.
Gli esperti hanno finora ritenuto che questa formula possa avere successo, raccogliendo un gran numero di abbonamenti, soltanto in un quotidiano finanziario come il Wall Street Journal, che si rivolge a un pubbico specialistico, selezionato e particolarmente interessato a ottenere subito, in qualsiasi parte del mondo si trovi, notizie che possono servire a fare investimenti, acquisti o vendite. Ma una squadra di dirigenti della News Corporation, la società che controlla tutti i media di Murdoch, sembra giunta, secondo le indiscrezioni circolate oggi, alla conclusione che questo modello, ossia il giornale online a pagamento, sia destinato a diventare la formula accettata e dominante anche per i giornali di informazione generalizzata, come il Times o il Sun. Del team a cui Murdoch ha affidato la decisione fanno parte tra gli altri James Murdoch, figlio di Rupert, responsabile delle operazioni per la News Corporation in Europa e in Asia; Les Hilton, ex-capo della News Corporation nel Regno Unito e ora al vertice della Dow Jones, il gruppo che controlla il Wall Street Journal; e Jonathan Miller, assunto in aprile per dirigere tutto il settore digitale del gruppo.
La questione del "far pagare" quello che molti lettori si sono abituati a ricevere gratis è ampiamente dibattuta nel mondo dei giornali. Ognuno risponde a suo modo, e talvolta in modo contraddittorio, come il New York Times, che dapprima ha fatto pagare l'abbonamento al giornale online, poi lo ha dato gratis e ora sembra intenzionato di nuovo a farlo pagare.
Varie proposte circolate negli ultimi mesi hanno indicato la necessità di trovare il modo di dare un prezzo alle news, come unica soluzione al declino della carta stampata, messa in crisi dalla concorrenza dell'informazione digitale su internet, oltre che ora dalla recessione globale che fa diminuire la pubblicità. A tutti quelli che considerano inevitabile il tramonto o la fine dei giornali, Murdoch replica con caratteristico ottimismo, sia per quanto riguarda la crisi ciclica, ossia derivata dalla recessione dell'economia; sia per quanto riguarda la crisi strutturale, ossia derivata dalla competizione con l'informazione gratuita di internet.
"Non sono un economista e tutti sappiamo che gli economisti sono stati creati per far fare bella figura a chi fa le previsioni del tempo", afferma l'editore con il suo abituale senso dell'umorismo, "ma è sempre più chiaro che il peggio", inteso come il peggio della crisi economica, "è passato". E quanto alla crisi dei giornali, aggiunge: "Ci sono segnali incoraggianti nel nostro business che i giorni del precipitoso declino volgono al termine e che le cose cominciano ad avere un aspetto più salutare".
Murdoch è infine intervenuto sul nuovo tipo di e-reader presentato dalla Amazon, il Kindle DX, più grande del lettore per libri finora messo sul mercato e secondo gli esperti con il potenziale per diventare un ideale mezzo per la diffusione digitale dei giornali, l'equivalente per la carta stampata dell'iPod per la musica. "Non daremo i diritti dei nostri contenuti alla brava gente che ha creato il Kindle", dice l'editore, indicando tuttavia che la News Corporation svilupperà una propria strategia digitale: forse un'allusione a un altro tipo di e-reader o un altro modo di permettere agli utenti di scaricare i giornali su un lettore digitale. Vari giornali americani, come il New York Times e il Washington Post, stanno invece offrendo un servizio di abbonamento attraverso il Kindle della Amazon, definito stamane dal Daily Telegraph "un giornale che si aggiorna continuamente da sé".
Il Kindle, venduto negli Stati Uniti per 489 dollari, sarà introdotto in Europa entro la fine dell'anno. Gli analisti stimano che la Amazon ne abbia venduto 500 mila nel corso del 2008, e calcolano che l'e-market, il mercato dei lettori digitali arriverà a un valore di 1 miliardo di dollari nei prossimi cinque anni. Tra quotidiani online (parzialmente) a pagamento e informazione digitale scaricabile sugli e-reader, il futuro dei giornali, dei giornalisti e del giornalismo non sembra più così nero.
(7 maggio 2009)
Comments (0)