Pakistan 11 Maggio 2009 (Corsera.it) di Matteo Corsini
Ci siamo addormentati per una settimana con la fuga d'amore a Portofino tra Silvio Berlusconi e Noemi Letizia e ci svegliamo d'improvviso quest'oggi con la visione di questi milioni di profughi pakistani che fuggono dall'epicentro della guerra,la nova offensiva contro i Talebani scatenata dall'esercito pakistano.In Pakistan il consenso contro questa nuova offensiva del Governo è generale,ma i civili sono stati colpiti duramente,la fuga dalle loro dimore mette a repentaglio i raccolti di grano e il pericolo di perdere per sempre le proprie bestie,che sono la vera ricchezza di questo popolo di contadini.
Si spera dunque in una guerra ....
....lampo,che possa consentire alla popolazione contadina di fare ritorno alla propria terra e salvare la raccolta del grano,tornare ad accudire i propri animali da cortile.
Fonte il Corriere della Sera .MARDAN (PAKISTAN) — Sono arrampicati a grappoli sui cassoni dei camion colorati. Le auto hanno i portapacchi sul tetto carichi all’inverosimile di valigione tenute assieme da corde di canapa, e poi coperte, secchi, pentole, e materassi, soprattutto materassi per i bivacchi dei prossimi giorni. All’interno degli abitacoli, le donne si coprono il viso non appena uno straniero le fissa. E dovunque sono stipati bambini, accaldati, piangenti, che saltano sulle ginocchia degli autisti che lasciano fare, stanchi per le lunghe ore di tensione segnate dalla paura dei bombardamenti, stremati dalle attese ai posti di blocco. Si distinguono immediatamente i veicoli dei profughi in fuga da Swat, Dir, Buner e le altre regioni dove da cinque giorni l’esercito pachistano ha lanciato contro i talebani quella che il presidente Asif Ali Zardari ieri è tornato a definire la «battaglia decisiva per la sopravvivenza del nostro Paese».
Ieri per tutta la giornata hanno lentamente sfilato verso sud, con il caldo che nelle ore centrali già supera i 35 gradi, fra i lanci di bottiglie d’acqua, biscotti e pacchetti di patatine da parte dei giovani volontari delle organizzazioni caritative islamiche locali. Centinaia e centinaia di veicoli di ogni genere. Colorati, pulsanti di vita nel loro carico di umanità dolente e impaurita. Secondo le autorità, da qui solo nelle ultime 24 ore sono transitati in oltre 100.000. L’Onu parla già di oltre mezzo milione di profughi. Ma i media locali riportano il doppio della cifra. E sottolineano: «Chi può, la maggioranza evita i campi di tende, si rifugia da parenti e amici verso Islamabad e Lahore, sino a Karachi». Passata Peshawar, solo due ore di viaggio sulla nuova autostrada da Islamabad, in circa un’ora si arriva a Mardan. Da qui l’accesso per la vallata di Swat è a meno di 50 chilometri. Ma il primo posto di blocco dell’esercito si trova soltanto una decina di chilometri più avanti. Di qua verso nord possono transitare unicamente le truppe impegnate nell’offensiva. Ed è qui che vengono accolti i profughi per la prima assistenza. Il luogo si chiama «Jalala Camp».
Nessuna donna poteva più uscire di casa da sola, neppure per fare la spesa o andare al mercato. Doveva per forza essere accompagnata da un uomo della famiglia», dice quasi gridando, rabbiosa, Nasib Jan. Una sua nipote, Dilshab, 13 anni, si lamenta però non dei talebani, ma della famiglia che in nome della tradizione pashtun quando è rimasta orfana l’ha obbligata a sposarsi con un lontano parente. «Peccato. Avrei voluto continuare a studiare e diventare maestra», aggiunge. Poco più in là, tra le tende diventate bollenti sotto il sole, i più però se la prendono con l’esercito: «Ma perché i nostri comandi non usano le truppe di terra? I soldati pachistani sparano da lontano. Aviazione e artiglieria uccidono la nostra gente, distruggono le nostre case. Fanno come gli americani in Afghanistan e così alla fine i nostri ragazzi, per rabbia, potrebbero unirsi ancora più numerosi ai ranghi dei più pazzi tra gli estremisti talebani».
Massacrati i talebani che avrebbero lasciato sul campo centinaia di militanti armati,anche se non ci sono conferme ufficiali.Il Governo dve fare in fretta,altrimenti rischia che la popolazione reagisca negativamente a questa nuova offensiva.
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