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CORSERA SHOCK COVID-19 SENZA EUROBOND TORNARE ALLA LIRA. MARIO DRAGHI PRESIDENTE DI BANCA D'ITALIA NON C'E' TEMPO DA PERDERE

ROMA 27 MARZO 2020 CORSERA.IT by dr.Matteo Corsini

CorSera.it Copyright L'articolo più letto delle ultime due settimane con oltre 150 mila visite di utenti unici. 

Mario Draghi nelle sue mani il destino dell'Italia. Giuseppe Conte, torniamo a ripeterlo come Enrico Toti. Senza eurobond per questa emergenza, l'Europa non ha più senso di esistere. Medici cubani in prima linea nelle zone rosse italiane, mai visto un medico tedesco o francese o olandese, venire in soccorso del popolo italiano.

Emergenza Coronavirus. La crisi della pandemia da Covid-19, impone agli Stati europei, un programma a tappe forzate. Non c'è tempo per ragionare, proporre, programmare. Si deve agire e dare soldi a chi non arriverà alla fine del mese. Se c'e' un guerra, gli espedIenti per neutralizzare gli effetti nefasti,devono essere messi in campo subito. Il Premier Giuseppe Conte ha rimandato al mittente l'accordo al Consiglio europeo, sostenendo che se in 10 giorni non ci sarà una risposta coerente , " L'Italia farà da sola ..." Una frase che sintetizza la posizione dell'Italia , fatta propria Mario Draghi ,ex Governatore della Banca d' Italia, il cui intervento sul Financial Times non lascia esito a dubbi di alcun tipo " Fare tutto il debito necessario per evitare una crisi epocale..."

 Il Premier Giuseppe Conte, animato da coraggio garibaldino, prende al balzo la palla e scuote l'Europa, senza Eurobond ( strumenti innovativi ) l'Italia sarà costretta a riaprire le stamperie della banca d'Italia e riprendere a stampare moneta, dovesse costare l'inflazione al 30% , aggiungiamo noi. L'Europa, così come l'avevamo imaginata, non esiste più. Ormai il sistema economico è al collasso, gli enti europei presposti a tutela dei cittadini non hanno dato alcuna prova di voler esercitare questa fondamentale funzione.Certamente apprezziamo che la BCE sta aumentando l'acquisto dei titoli di Stato, ma sono palliativi che in questo momento non bastano.Gli italiani sono senza stipendio, la cosa è ben diversa che acquistare il nostro debito. Non esiste alcun debito in una societòà che non produce alcun reddito, ma soltanto il ritorno alla legge del taglione, in cui prevarranno gli interessi per bande. Se l'Europa non interviene, ci saranno preso i predoni per strada come in LIbia.La criminalità organizzata prenderà il sopravvento ancora una volta. L'illegalità tornerà a dominare nelle strade italiane.

 L'Italia deve andare per conto suo,e non c'e' più tempo. Il Premier Giuseppe Conte ha dato prova di poter esercitare il suo ruolo, adesso il Parlamento e il Senato devono convocare una riunione plenaria per conferire ampio mandato alla Banca d'italia al fine di  riprendere la sua missione, ovvero quella di tutelare il normale andamento della nostra economia, agendo conj gli strumenti tipici di una banca nazionale ovvero  riprendere a stampare la vecchia cara moneta, la Lira .

A questo punto, senza una chiara condivisione del debito da parte di tutti gli Stati membri dell'Unione europea, tanto vale, ci diaciamo, che sia  quel che sia.

Forse l'avventura europea doveva finire così, il popolo italiano è pronto ad affrontare la più grande svalutazione della sua moneta per i prossimi 18 mesi, ma almeno alla fine, torneremo ad essere il Bel Paese, a ritrovare i turisti americani gonfi di dollari che torneranno in Italia , non solo per fare turismo, ma per acquistare le case, le ville di Positano, rigenerare insomma la nostra economia, che con l'entrata dell'Euro , dopo pochi anni di gloria, di falsa esaltazione, ha cominiciato a soffrire , rendendo ognuno di noi più poveri e senza speraza. Allora, diciamo forza Conte e vai a Mario Draghi , presidente della nostra amatissima Banca d'Italia. Non c'e' altro da fare, non ci sono due settimane di tempo. Dobbiamo agire in fretta, chi non lo farà vedrà la gente in strada, sulle barricate, dare luogo ad una grande rivoluzione sociale e futurista nell'anno 2020.

 

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Nell’ultimatum all’Europa per battere un colpo si era spinto fino a rifiutare la bozza presentata dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Nella contrastatariunione del Consiglio europeo  il premier Giuseppe Conte e il collega spagnolo Pedro Sànchez hanno alzato la voce: per Italia e Spagna servono nuovi strumenti finanziari dell’UE altrimenti quelli esistenti sono insufficienti.

Le conseguenze della crisi dopo Covid “vanno affrontate domani mattina e non nei prossimi mesi” è il messaggio lanciato dal premier italiano in videoconferenza con gli altri 26 capi di governo. Un pressing sostenuto insieme a Sànchez, Emmanuel Macron e gran parte dei leader che mercoledì avevano firmato l’appello a favore dei titoli di debito comune.

Nel gran rifiuto, propone che i presidenti istituzionali. David Sassoli, Ursula von der Leyen, Charles Michel, Christine Lagarde e dell’eurogruppo Mario Centeno, lavorino  “per trovare una soluzione adeguata e una risposta ambiziosa e comune alla grave emergenza che tutti i Paesi stanno vivendo”. Dall’altra parte dello schermo c’è pero il muro dei leader rigoristi:  Austria, Germania, Olanda, Danimarca e Finlandia che hanno messo il veto sugli Eurobond, anche quelli legati alla sola emergenza del Coronavirus.  

Un braccio di ferro che costringe Contea usare toni particolarmente duri : “Nessuno pensa a una mutualizzazione del debito pubblico, ciascun paese risponde per il suo e continuerà a farlo”.  Ma se si pensa di usare gli strumenti del passato con aiuti indirizzati ai singoli Stati, “non disturbatevi – ha ammonito – ve lo potete tenere, l’Italia non ne ha bisogno, facciamo da soli”.

Così il premier ha continuato nella richiesta di una reazione con “strumenti finanziari innovativi e realmente adeguati a fronteggiare una guerra che dobbiamo combattere insieme per vincerla quanto più rapidamente possibile”. La linea dura mette l’accento sulle proposte timide contenute nella bozza portata all’attenzione del Consiglio europeo, inadeguate a questo shock simmetrico di così devastante impatto. Strumenti che Conte spiega ai colleghi, sono stati elaborati per intervenire con riguardo a tensioni finanziarie dei singoli paesi.

Il rinvio per trovare nuove soluzioni lascia il campo senza vincitori nè vinti. Eccetto uno: l’Unione europea che nei momenti di crisi estrema soffre il ruolo pesante dei governi nazionali e purtroppo conferma la sua incapacità di reagire.

 


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