ROMA 10 APRILE 2020 CORSERA.IT by Dr.Matteo Corsini
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Dalla conferenza stampa del premier Giuseppe Conte non c'era da aspettarsi altro che il lock-down fino al 3 maggio. Un tempo infinito, immaginando che siamo chiusi in casa da oltre un mese. L'Unione europea interverrà con 1000 miliardi ? Il rapporto di leva finanziaria con cui dovrebbe agire Sace. Ma l'ente pubblico ha 1 miliardo in cassa, dunque dovrebbe andare a leva per 200 miliardi, da quello che si dice. Si acquisiranno soldi che non ci sono e che nella maggior parte dei casi saranno restituiti con fatica o non restituiti affatto. Nella mia testa questo vuol dire che i prezzi al dettaglio aumenteranno in larga misura, i servizi diventeranno più cari come le prestazioni professionali, con un effetto negativo su tutti i rapporti economici prevalenti. Prezzi in salita, caro prezzi, come volete chiamarlo.
Immagino che ci saranno le corse ai supermercati per sbancare gli scaffali. In una fase di economia in contrazione, se ognuno di noi contrae un debito maggiore, dovrà cercare di restituire quel denaro, non potendo aumentare le vendite dei prodotti per effetto di una economia stagnante, o effetture un numero più elevato di prestazioni professionali, dovrà aumentarne le tariffe.. L'economia di scala per molte filiere alimentari, sarà bruscamente saltata, per produrre meno si impiegano più soldi, generando l'aumento dei costi di produzione industriale o artigianale. Il segmento turistico ricettivo, sarà in ginocchio, come quello dei bar e della ristorazione, contribuendo alla diminuzione della domanda di caffè, latte, lieviti, ecc.ecc.. Meno persone prendono la giostra, ma il costo dell'energia elettrica per un singolo giro di giostra, rimane lo stesso. C'e' da riflettere.
Poi ci sarà la patrimoniale , credo anche piuttosto pesante. Se dovremo cercare 500 miliardi suppletivi, dove li prenderaemo? Il risparmio degli italiani complessivamente è di 4000 miliardi. Si parla di una patrimoniale del 2/3% o non avrebbe senso farla. Uno shock sui conti privati da 120 miliardi che verranno prelevati notte tempo dai conti correnti degli italiani. C'è da salvare l'Italia.
La linea di credito erogata dal MES, per arginare l’ opposizione di alcuni Stati, ha rovato la sua exit strategy, nell’attivazione del “fondo salva Stati” che escluderebbe il rigoroso e temuto ( dalla opposizione ) meccanismo del controllo delle finanze nazionali.Ma la condizione che si pone per sfruttarne le risorse, si limita agli interventi sanitari. La "forza di fuoco" come l'ha ampiamente definita lo stesso Giuseppe Conte, è limitata entro il 2% di PIL per ciascuno Stato. Per il nostro Paese, si attesta in una forbice stimata tra 35 e 45 miliardi di euro.
La condizione per ottenere tanto denaro in prestito è l’adesione piena al Trattato MES. Ma oltre al danno pare ci sia anche l'immancabile beffa : la partecipazione al MES comporta per l’Italia l'onere contributivo al capitale sottoscritto in base alla partecipazione del capitale versato dalla BCE. l’Italia deve contribuire con 125,3 miliardi di euro, di cui 14,3 effettivamente versati, costituendo il terzo Paese per numero di quote (17,7%), dopo Germania e Francia , dei 704 miliardi di euro del capitale costituente il MES.
Un esborso di 125,3 miliardi, di cui 111 sono in sospeso, per ottenere un prestito a titolo oneroso, di 40 miliardi, nel rigoroso e discilinato accordo di utilizzarli solo per l'emergenza sanitaria. .
Altro capitolo presentato come un successo strategico è l’intervento affidato alla Banca Europea degli Investimenti. Si tratterà di garanzie attivabili per prestiti alle imprese, per un volume massimo complessivo di 200 miliardi di euro. Anche qui, però, occorre proiettare l’entità dell’intervento sulla quota potenzialmente spettante all’Italia. Che pare non superiore a 35 miliardi di euro. Cifra certamente significativa, utile, ma forse non risolutiva come ci si aspettava. Se non altro perché in questi stessi giorni abbiamo scoperto, che lo strumento di garanzia pubblica da attivarsi tramite SACE (quindi in una dimensione tutta nazionale) per tramite del cosiddetto “decreto liquidità” , darebbe luogo ad una leva finanziaria fino a 200 miliardi di euro (questa volta per la sola Italia), con un coefficiente di copertura finanziaria di 1 a 200. Rientreranno mai questi soldi? La leva finanziaria così elevata, qualora il credito non fosse rimborsato, genererebbe delle distorsioni sull'andamento dei prezzi al consumo . Maggiori sono i debiti, maggiori saranno le rate da rimborsare, più elevati i costi delle attività professionali, dei prodotti, dei beni primari facenti parte delle varie filiere produttive.I prezzi al consumo, in una prima fase, potrebbero anche diminuire, per consentire alle aziende di far ripartire i motori, ma dopo tre o quattro mesi, l'impennata dei prezzi sarebbe pazzesca. Soltanto il segmento turistico ricettivo, subirà una diminuzione dei prezzi elevatissima, che consentirà a molti operatori di resistere in attesa di tempi migliori. Senza una adeguata svalutazione della moneta nazionale, il settore è destinato a sopravvivere in un limbo infernale dove ci sarano molte vittime illustri , i grandi alberghi italiani verranno vendutii agli stranieri come lecito aspettarsi.
Senza contare i paralleli interventi moltiplicati nella legislazione nazionale recente tramite Cassa Depositi e Prestiti e le altre istituzioni finanziarie attivate, fino a mobilitare la cifra dichiarata di 400 miliardi di euro. Il parallelo strumento attivato tramite BEI, pur potendo operare simultaneamente in tutti i Paesi UE non avrebbe lo stesso tasso di leva finanziaria e conta sulla creazione di un fondo di garanzia europeo di 25 miliardi; come risultato, con una dotazione complessiva di 200 miliardi, finirebbe per proiettare la sua capacità di copertura alle imprese italiane per 32 miliardi circa.
Poi, a livello europeo, ci sarebbe la possibilità di un’altra linea di credito per prestiti (non contributi, quindi, ma ulteriore debito netto) per finanziare programmi (quanto mai indispensabili) di sostegno al reddito dei lavoratori. In pratica, la nostra Cassa integrazione. Anche qui, però, occorre leggere cotroluce tra i numeri indicati : si tratta di emissioni di debito fino a 100 miliardi di euro complessivi, per una garanzia comune di 25 miliardi da frazionare. Il volume complessivo deve tenere conto della quota a noi spettante, tra i 27 Paesi dell'Unione, per una somma che si aggira tra i 15 e i 20 miliardi di euro. Si ripete, di prestiti a un tasso di interessi che le prime stime indicano inferiore dello 0,015% rispetto a quello dei nostri titoli di debito pubblico.
Finisce invece nel quadro del prossimo bilancio UE del 2021, la valutazione di una start up comunitaria un Fondo per la ripresa, opportunità che sarà discussa a livello politico in altre sedi. L'idea è di attendere che la pandemia faccia il suo corso, come adesso sembra correre sui binari dei grafici dell a morte, ancora sostenibili per diversi paesi . Se Covid-19 dovesse aumentare la sua aggressività o ripresentarsi con una seconda ondata più potente della prima, allora la struttura determinata fino ad oggi andrebbe in panne. Gli eurbond potrebbero nascere soltanto qualora l'Olanda e la Germania, verranno travolti dalla pandemia. Allora non c'e' che da aspettare.
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