Roma 22 aprile 2020 CorSera.it by dr.Matteo Corsini (direttore scientifico EUSG Enciclopedia Universale delle Scienze Giuridiche)
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Al Presidente del Consiglio Professor avv.Giuseppe Conte, giurista illuminato. Richiesta di introduzione di un nuovo condono edilizio premiale per far ripartire il settore immobiliare in Italia.
La demolizione dell'opera abusivamente edificata, non produce l'effetto estintivo del reato urbanistico di cui all'art. 44 del d.P.R. n. 380 del 2001, non essenso applicabile analogicamente la disciplina dettata in materia di reati paesaggistici dell'art. 181,comma primo-quinquies,del d.lgs. n. 42 del 2004,la quale ha una sua funzione premiale, diretta ad incentivare il recupero degli illeciti minori e a far riacquistare alal zona vincolata il suo orignario pregio estetico.
Cass., sez. III, n. 34769, del 26 settembre 2011 ( Ud.21.6.2011) ; la demolizione delle opere abusive non comporta l'estinzione del reato commesso con la loro costrtuzione.Nei reati urbanistici è lo stesso territorioi che costituisce il bene oggetto della relativa tutela, e tale bene è esposto a pregiudizio da ogni condotta che produca alterazioni in danno del benessere complessivo della collettività e delle sue attività ed il cui paremaetro di legalità è dato dalla disciplina degli strumenti urbanistici e della normativa vigente.
E' chiaro che il legislatore potrebbe oggi, incidere significativamente sull'andamento del traffico giuridico delle proprietà immobiliari, consentendo per analogia con la disciplina dettata in materia dei reati paessaggistici dell'art. 181, del d.lgs 42 del 2004, di in trodurre con funzione premiale , una norma diretta ad incentivare il recupero degli edifici storici oggetto di abusivismo edilizio.
Caro Sergio Rizzo ( La Repubblica) parlare di condono edilizio premiale è cosa ben diversa di condono edilizio tout court.
C'e' una celebre frase di Francesco Gazzoni n elal introduzione del suo mirabile Manuale di Diritto Privato che merita in questo ambito di essere riprodotta: " Del resto, chi sa, sa anche, socraticamente, di non sapere mai abbastanza, e quindi studia, mentre, chi non sa, non sa nemmeno di non sapere e quindi non studia, né saprebbe studiare , ma insegna.
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