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CORSERA IL CORRIERE DELLA SERA DI URBANO CAIRO GIORNALE DI RUFFIANI E SCENDILETTO

Milano 18 agosto 2020 CorSera.it 

Editoria italiana dopo la morte di Cesare Romiti. Basta leggere la prima pagina on line del Corriere della Sera, per notare gli articoli che incensano il padre padrone della FIAT degli anni 70 Cesare Romiti, per capire come il quotidiano di Via Solferino, nelle mani del suo nuovo editore Urbano Cairo, si sia trasformato in un covo di ruffiani e scendiletto senza precedenti.

Cesare Romiti affondò la FIAT, nati sotto la sua direzione i modelli che disintegrarono la più grande industria automobilistica italiana, ricordiamo fra tutti la DUNA la TIPO. L'idea che avevano in FIAT all'epoca, era quella dell'italiano medio, operaio o impiegato, senza alcuna ambizione anche in fatto di automobili, come tanti Fantozzi da mandare in giro sulla DUNA.

Nell'era Cesare Romiti, la  FIAT distrusse se stessa, poi la Ferrari, la Maserati, la Lancia e l'Alfa Romeo.Ighiottì nelle sue fauci dell'imbecillità, tutti i brand automobilistici italiani, come fossero parte dello stesso sacco di immondizia.  

Fortunatamente uno shock finanziario, quello dei mutui subprime, mise sottosopra l'economia mondiale, e per la FIAT iniziò la straordinaria avventura insieme al grande amministratore delegato Sergio Marchionne. Il manager era tanto stimato dall'allora Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che gli venne regalata per un dollaro la Chrysler automotive. Sergio Marchionne riuscì in un doppio miracolo, quello di salvare con un colpo solo due realtà industriali che erano ormai al collasso finanziario. Sergio Marchionne vinse la battaglia dell'auto a livello planetario, riunendo i due gruppi sotto il marchio FCA, che oggi è la quinta o la sesta potenza automobilistica nel mondo. Un miracolo, colpi di genio a ripetizione, ma sopratutto Sergio Marchionne sapeva che gli italiani erano un popolo di eroi, desiderosi di guidare macchine sportive e suv. Ribaltò completamente la visione che la FIAT aveva dei propri utenti, risultando del tutto antiquata e fuori mercato. Romiti, Agnelli e tutti gli altri, pensavano di essere dei feudatari e il popolo italiano, dei poveracci senza speranza.La società italiana moderna, aveva imboccato un'altra strada e fortunatamente Sergio Marchionne lo intuii prima di ogni altro manager, forse perchè era un italiano vero, uno che si era fatto da solo, senza nessuno ad incoronarlo come fece Cuccia per Romiti. 

Dobbiamo a Sergio Marchionne e soltanto a lui, se oggi i più importanti brand dell'automobilismo italiano da FIAT, Ferrari, Maserati e Alfa Romeo, sono ancora vivi e non finiti nella polvere, ancora protagonisti dell'industria automobilistica mondiale. Senza Sergio Marchionne, la gestione del Cesare Romiti della FIAT, sarebbe stata ricordata in modo del tutto diversa.

Se pensiamo che Sergio Marchionne è morto da poco tempo, guardate la Ferrari che fine ha fatto nelle mani di incompetenti. Se si potesse riuscire, dovremmo resuscitarlo.


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