Roma 24 giugno 2023 by Mariella Vicedomini
Il caso della ministra del turismo Daniela Santanchè abbaglia di luce del crepuscolo del potere berlusconiano insinuatosi nei gangli della struttura statale da oltre un ventennio. Le ultime ore del Duce Silvio Berlusconi sono trascorse insieme all'ultima Cleopatra della Repubblica di Salò, tale Marta Fascina, ci ricordiamo le smorfie di pianto senza lacrime nella basilica del Duomo di Milano. Abbiamo ancora nella mente tutte le immagini, il carosello del codazzo delle donne e gli uomini di quella immensa corte di Miracoli. Personaggi che si sgretoleranno nel giro di pochi mesi e che scompariranno dalla nostra memoria. Ricordiamo i fotogrammi trasmessi dalla televisione pubblica e privata, come la mongolfiera che passa in cielo e Silvio Berlusconi mano nella mano con la moglie seduti sopra una panchina. Immagini che il Duce ha voluto consegnare alla storia, come quelle dell'uomo più buono del mondo, ma lo era davvero?
Crediamo che come tutti i capitalisti adorasse sconfiggere i nemici con qualsiasi mezzo ed emozionarsi per un giardino di tulipani. L'immensità del vuoto, la ricerca di una felicità perduta che non si trova tra gli uomini, ma dentro di sè. Quello sforzo continuo di arrivare a toccare il cielo e poi sentirsi niente nella solitudine della propria dimora. Fuoco e ghiaccio, ambizioni e frustrazione. il Duce era un nano, calvo, di orribile aspetto fisico e questo non lo faceva sentire un Dio, tutt'altro. La condizione di complessato perenne l'ha poi fatta scontare alla sua propria corte dei miracoli, altrettanto codazzo di infelici, di frustrati, di ruffiani senza vergogna. Basta pensare al caravanserraglio che si è portato dietro e che frequentava le sue case, da lele Mora a Emilio Fede, per passare da altrettanti personaggi davvero miserabili, i portatori di olgettine, di troie, quei treni di donne umiliate dal suo gergo scomposto. Il Duce senza delfini e senza successori ha poi un figlio gay Piersilvio, la voce femminea, che si strozza in gola quando deve recitare la parte del macho. Un vulnus terrificante per il Cavaliere che sapeva farsi concavo e convesso ma che in privato urlava e bestemmiava al suo codazzo di scimmie.Ma il Duce senza delfini e senza successori era davvero un artista un biscazziere dalle abilità sopraffini. Silvio Berlusconi era un genio, un uomo industrioso, una persona dalle capacità impareggiabili. Non c'è dubbio che chi lo odia ancora oggi dopo la morte, non fa che mettere in risalto l'invidia, la rabbia per non avere avuto nel corso della propria vita neanche un briciolo di quella immensa ricchezza e capacità. Silvio Berlusconi ha fatto di tutto e vissuto senza regole. Ma era un uomo libero alle sue condizioni, alle regole del suo impero dittatoriale. Ma la sua potenza e la sua energia centrifuga sono state capaci di alimentare l'intero nostro paese e portare ricchezza ovunque egli andasse. Nell'Italia dei comunisti invidiosi e incapaci, esternare dei complimenti al Buscaglione televisivo equivale a condannarsi alla gogna mediatica. Silvio Berlusconi dovrà per sempre ricordarsi come un amico dei mafiosi, evasore fiscale, mandrillo, sessista, corruttore di persone, di giudici e di personaggi politici. Era tutto questo, era il Diavolo nella grande ragnatela della nostra società melmosa, fatta di persone capaci e di incapaci, di grandi imprenditori e in massima parte di un popolo bue, che ha bisogno di osannare o mandare in disgrazia qualcuno per provare piacere o qualche miserabile soddisfazione. L'italia della Mafia, della criminalità organizzata, degli evasori fiscali, dei papponi e dei menefreghisti. Nessuno di noi può arrogarsi il diritto di giudicare gli altri, ognuno di noi vive e sopravvive secondo le proprie condizioni sociali, lavorative e famigliari. Ognuno di noi vive condizionato da vicende personali affettive economiche della propria forma fisica mentale.L'esistenza stessa bellissima è alle volte piena di difficoltà, dolore, sofferenza. I virtuosi non esistono neanche dentro alle Chiese e alle volte quei santi di sono trasformati in carnivori di bambini indifesi. A chi vogliamo dunque dare lo scettro dell'eterno virtuoso? Se fossimo tutti così virtuosi vivremmo la nostra vita con un palo nel culo come l'amico Travaglio, salvo poi presentare i suoi libri in un hotel come il Miramonti di Cortina d'Ampezzo, dove si viene a scoprire che l'impianto antincendio è fatiscente e la sicurezza degli ospiti è repentaglio di un banale cortocircuito. Silvio Berlusconi era un genio, ha vissuto amalgamato nella farina del diavolo, quella che costruisce e disfa le tele di ragno della società. Ha fatto il suo percorso senza lasciare scampo ai suoi nemici, ma lasciando dietro di sé continui atti di generosità nei confronti di tutti. Solitamente gli uomini d'affari più spietati non guardano in faccia a nessuno, Silvio Berlusconi era pronto a stendere una mano a tutti, sia per interesse politico, ma per propria passione personale. Il Duce Silvio Berlusconi era un generoso, che non significa essere buoni, giusti o integerrimi, significa provare con fatti concreti che si ama qualcuno. Molti , molti che odiano, molti che criticano, molti che si ergono a bastioni della moralità, forse non hanno mai avuto un gesto di generosità nei confronti di nessuno. La generosità credo che sia la virtù più completa e importante di un uomo. Il Duce Silvio Berlusconi comunque lo si voglia indicare chiamare definire, era un uomo generoso, e questa virtù immensa è difficile vederla negli esseri umani. La generosità non giustifica, non esalta, non scrive la storia, ma nei fatti concreti aiuta gli altri, e tra tutti i mali del mondo, questi sono fatti che salvano la vita alla gente, ne affievoliscono le difficoltà. Silvio Berlusconi mi mancherà, non perché fosse un uomo giusto,ma un uomo capace di aiutare gli infelici e i bisognosi. Tra i tanti con cui vorrei camminare in Paradiso, uno è certamente lui.
Il caso sollevato da Report sulla ministra del Turismo, Daniela Santanchè, entra nella carne viva della maggioranza, solleva dei distinguo anche tra gli stessi partiti di centrodestra, con la Lega che invita formalmente la ministra a dare spiegazioni in Parlamento.
Un crescendo che mette la premier Giorgia Meloni in ulteriore imbarazzo, si ragiona in ambienti parlamentari della coalzione di governo, e nelle condizioni di dover gestire un altro dossier sempre più complesso che si può chiudere solo con un deciso pressing che porti la ministra a presentarsi davanti alle camere per spiegare.
Il primo a parlare in modo diretto è Riccardo Molinari, capogruppo del partito di Matteo Salvini.
In tv, di buon mattino, chiede che Santanché venga in Parlamento a chiarire la sua vicenda: "I processi non si fanno in televisione - puntualizza - aspettiamo che venga in Aula a spiegare". Parole a cui fa eco, qualche ora dopo il vice presidente della Camera ed esponente di Forza Italia, Giorgio Mulè: "E' giusto che lei spieghi i contorni della vicenda affinché non ci siano dubbi, è giusto che la chiarisca, in Parlamento o in tv, contribuendo ad eliminare qualunque possibile velo di incertezza".
Una presa di posizione, quella di Lega e di una parte degli azzurri, in linea con quanto chiedono tutte le opposizioni. Da Avs, (che lancia anche una petizione per le dimissioni della ministra), fino al Pd ed Azione, passando per il Movimento Cinque Stelle, la richiesta è sempre la stessa: si presenti in Aula, oppure si dimetta. "Non possiamo permettere che le nostre più alte cariche istituzionali si sottraggano al principio di 'responsabilità politica' che impone di fornire i necessari chiarimenti rispetto a condotte censurabili", attacca il leader M5s Giuseppe Conte. Rincara la dose Sandro Ruotolo della segreteria del Pd "di certo i processi si celebrano nelle aule dei tribunali e le inchieste di approfondimento giornalistico servono a smascherare le malefatte del potere. La ministra Santanché vada in Parlamento - ribadisce l'esponente dem - a chiarire la sua condotta da imprenditrice e a dimettersi da ministro".
Santanchè: "Sono tranquilla, mio padre mi ha insegnato che se non rubi non ti devi nascondere"
In tv, di buon mattino, chiede che Santanché venga in Parlamento a chiarire la sua vicenda: "I processi non si fanno in televisione - puntualizza - aspettiamo che venga in Aula a spiegare". Parole a cui fa eco, qualche ora dopo il vice presidente della Camera ed esponente di Forza Italia, Giorgio Mulè: "E' giusto che lei spieghi i contorni della vicenda affinché non ci siano dubbi, è giusto che la chiarisca, in Parlamento o in tv, contribuendo ad eliminare qualunque possibile velo di incertezza".
Una presa di posizione, quella di Lega e di una parte degli azzurri, in linea con quanto chiedono tutte le opposizioni. Da Avs, (che lancia anche una petizione per le dimissioni della ministra), fino al Pd ed Azione, passando per il Movimento Cinque Stelle, la richiesta è sempre la stessa: si presenti in Aula, oppure si dimetta. "Non possiamo permettere che le nostre più alte cariche istituzionali si sottraggano al principio di 'responsabilità politica' che impone di fornire i necessari chiarimenti rispetto a condotte censurabili", attacca il leader M5s Giuseppe Conte. Rincara la dose Sandro Ruotolo della segreteria del Pd "di certo i processi si celebrano nelle aule dei tribunali e le inchieste di approfondimento giornalistico servono a smascherare le malefatte del potere. La ministra Santanché vada in Parlamento - ribadisce l'esponente dem - a chiarire la sua condotta da imprenditrice e a dimettersi da ministro".
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